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Chi sta segando l'aereo?

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La scena è sempre la stessa: aereo arrivato al parcheggio, motori spenti, tutti in piedi ad accalcarsi nel corridoio, hostess che si scusa perché i mezzi di sbarco ritardano... e di botto le sue parole vengono coperte da un fastidioso, ritmico rumore metallico.

E c'è chi già sta urlando “Siamo atterrati” nel cellulare e il rumore manco lo sente, e chi invece lo sente e finge di ignorarlo per non sembrare inesperto del volo. E ci sono anche quelli che di una eventuale brutta figura se ne infischiano e si guardano intorno in cerca di una spiegazione.

Sto tornando a casa dopo un volo e sono ancora in divisa, quindi so già che prima o poi questa curiosità si scaricherà su di me. Ma sono stanco, l'ipotesi di mettermi a tenere una piccola lezione sugli impianti di bordo non mi attira proprio, e quindi cerco di adottare una tecnica di resistenza passiva: me ne resto seduto al mio posto vicino al finestrino (inutile alzarsi... per ora delle scale di sbarco non si vede nemmeno l'ombra) fingendo di osservare col massimo interesse quanto sta accadendo fuori dall'aereo.

Ma siamo a Firenze, e se anche qualche volta i mezzi di sbarco sono lenti, le lingue, loro, sono sempre veloci, così le prime timide domande trovano quasi subito una risposta tagliente, urlata attraverso tutta la cabina: “L'è una sega, signori... tagliano in due l'aereo per farci scendere, sennò qui ci si fa mezzanotte...”

Nell'inevitabile scoppio di risate che segue la battuta, spicca la voce cristallina di un bambino. E' il figlio dell'urlatore, e protesta vivacemente contro la tesi sostenuta dal padre: “Non è vero... si è sentito anche prima di partire... non è una sega...”. Però: sveglio il biondino...

“E' vero, il ragazzo ha ragione.” mi sorprendo a dire tra me e me... e come a volte succede, queste mie parole cadono in uno di quegli strani attimi di silenzio assoluto, così che le sentono praticamente tutti.

“Hai visto? -esulta il ragazzino- l'ha detto anche il pilota...”. E rapido come un scimmia schizza sul sedile accanto al mio mentre il padre, cercando di bloccarlo, sbatte una gran testata contro lo sportello aperto di una cappelliera.

E coperto dalla risata generale, comincio a spiegare al mio giovane e attento interlocutore che il rumore che abbiamo appena sentito tutti è prodotto dalla pompa idraulica che serve ad aprire i portelloni delle stive per scaricare i bagagli. Quello che invece ha sentito solo lui, durante le fasi della messa in moto, è leggermente diverso ed è causato dalla PTU.

Gli aerei di linea sono dotati di due (o più) impianti idraulici, azionati dai motori stessi. Servono a fornire l'energia necessaria a muovere le superfici di controllo (alettoni, timoni, equilibratori, ecc.) e a frenare. Per ragioni di sicurezza, gli impianti devono essere isolati tra di loro, per evitare che un'eventuale perdita di fluido lasci l'aereo senza pressione idraulica, e quindi fuori controllo.

Ma se per un altro guasto di qualsiasi genere uno degli impianti dovesse perdere (totalmente o in parte) la sua pressione, allora ci sarebbe la possibilità di rimetterlo comunque in funzione, utilizzando una pompa azionata... dall'altro impianto idraulico. Si chiama, appunto, PTU, e durante le fasi di messa in moto, quando l'impianto idraulico del motore già acceso è in pressione, e quello del motore spento, ovviamente, no, entra brevemente in funzione.

Questione di pochi secondi, naturalmente, che tra l'altro servono anche a controllare il corretto funzionamento della PTU stessa, ma quel rumore non è sfuggito al ragazzo, che ora si sta bevendo a occhi spalancati le mie spiegazioni.

Cerco di tirarle un po' per le lunghe, perché qualcosa mi dice che il padre non ha gradito la testata di poco prima, ma ormai le scale sono arrivate, siamo sbarcati e stiamo uscendo dall'aeroporto. E infatti il padre, borbottando confuse parole di scusa, recupera il figlioletto, per poi dirigerlo verso l'uscita con uno scappellotto... che lui, sveltissimo, evita.

Sì, è proprio sveglio, quel ragazzino...

(16 giugno 2011)

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