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Fattore anima - IV

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IV - Πσιχη... certo cultura greca, ma io volevo un termine che risuonasse nella mia coscienza in maniera piena, una parola che appartenesse al mio vissuto, che avessi compreso profondamente da bambino, che portasse con sé le sfumature emozionali maturate in anni di utilizzazione della mia lingua.

Solo anima lo faceva, e lo fa, una volta liberata dal concetto di colpa cattolico. Si poneva quindi la necessità di capire più profondamente, per poter comprendere le dinamiche comunicative e relazionali, e i concetti di coscienza ed anima sono quelli che permettono più direttamente l’accesso ad un mondo interiore per gran parte ancora inesplorato, ed è qui che si incontrano gli ostacoli che la mente logica non riesce più a spiegare.

Allora la Spiritualità di affacciava di tanto in tanto ricacciata indietro dalla mente laica. Mi appoggio allo schienale della sedia, socchiudo gli occhi e tornato lassù vedo la Sorella con il suo mantello sfilacciato e la falce accanto a sé in stato di riposo. In fondo anche Lei vuole che noi piloti si diventi responsabili, vuole che l’aviatore sia consapevole della enorme ricchezza che lui ha, rispetto agli altri uomini.

Chi vola è oltre le nuvole, è più vicino al sole, al firmamento, può accedere più facilmente alla spiritualità e riconoscere quel Dio interiore che con la nascita è stato accoppiato a noi. Ma non il Dio dell’onnipotenza o della superbia, o il Dio che la religione ci impone (qualsiasi religione), ma il Dio della quotidianità quello che ti viene a cercare e bussa alla tua porta per riferirti il quotidiano, quel Dio che ti consente di sbagliare, di capire, di riconoscerti negli occhi dell’altro, quello che ti ha dato un corpo per sentire e vivere i piaceri della vita.

Per vedere questo Dio è essenziale essere umili, e guardare ogni volta che si vola, con gli occhi del Bambino Interiore quello straordinario mondo che ci circonda, osservato da quella poltrona privilegiata.

Si, noi ascendiamo al cielo, di mattina, di giorno, di notte, con le nuvole, la tempesta, o la quiete della notte d’estate e, novelli Angeli, possiamo guardare alla nostra Terra da una prospettiva unica. Lontano da essa eppure ad Essa più vicini, e mentre la guardi essere aquila, essere uomo, essere spirito, essere Jonathan.

Lessi Bach, era il 1981. Prima Il Gabbiano, poi Biplano, e poi Un ponte sull’eternità. Quest’ultimo libro non lo capii. Lui era avanti, molto, molto più di me... pensai e dissi (perdonami Richard, ora per allora) che magari s’era bevuto il cervello. Ma oggi ho capito.

Oggi capisco che il miracolo del volo ti entra dentro, imbeve le tue cellule e ti consentirebbe di accedere più facilmente al tuo io, al tuo vero io, alla tua spiritualità. Ti devi solo fermare e guardarti dentro, senza dubitare, senza svalutare, senza aver paura, senza inseguire il mondo delle cose da fare che ti auto-assegni per non stare da solo. Guardare dentro per accedere, per esistere nella tua realtà superiore.

E sarà proprio questo accesso che ti permetterà di guardare la nostra Madre Terra dall’alto e vivere ogni volta la tua spiritualità, come ci dice Saint-Exupery nel suo Pilota di guerra - Lettera a un Ostaggio: “L’uomo è governato dallo spirito. Io valgo, nel deserto, quanto valgono le mie divinità”.

Voli sicuri a tutti.

IV - (fine)

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(11 novembre 2011)

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