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C'è un medico a bordo?

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Per chi ha paura di volare ogni rumore strano, insolito e ingiustificato (e a volte anche quelli che strani, insoliti e ingiustificati non sono) può essere fonte di ansia, Non parliamo poi delle comunicazioni verbali, anche loro percepite spesso come foriere di disgrazia.

Qualche anno fa alcuni esperti di comunicazione elaborarono una teoria secondo la quale il tradizionale annuncio col quale il comandante avvisa gli assistenti di volo dell'approssimarsi del decollo, il classico “Assistenti di volo, prepararsi al decollo” o altra variante equivalente, era ansiogeno.

I risultati di quello studio affermavano che, lungi dal rassicurare, la comunicazione in oggetto era suscettibile di generare reazioni negative “nei soggetti predisposti”. Tradotto nel linguaggio di chi  ha paura: “Se il comandante dice di stare pronti, evidentemente ci si può aspettare il peggio, quindi è il caso di avere paura”.

Questo è valido naturalmente per i famosi “soggetti predisposti”: tutti gli altri quell'annuncio nemmeno lo sentono o, al limite, lo accolgono con piacere: “Bene, nel caso dovesse succedere qualcosa, chi di dovere è pronto a reagire nel modo corretto”.

In ogni caso, ci furono all'epoca molte compagnie che modificarono i loro standard operativi, adottando sistemi alternativi per avvisare hostess e steward dell'imminenza del decollo. Ci fu chi chiese al comandante di fare il suo tradizionale discorsetto di benvenuto a bordo proprio prima del decollo, in maniera che la fine dello stesso potesse fungere da segnale per il personale di cabina, mentre altri elaborarono più o meno complesse modalità di segnalazione utilizzando i campanelli di chiamata secondo codici prestabiliti (tipo codice Morse), o facendo lampeggiare un paio di volte l'avviso “non fumare”, che da quando il divieto si è generalizzato è rimasto senza lavoro...

Peccato che i passeggeri paurosi siano anche, come dicevamo, notevolmente sensibili ai rumori strani, e sentire un campanello che pare suonare ripetutamente a vuoto finisce col causare ugualmente l'insorgere di quell'ansia che si voleva evitare. Esattamente come, già dal secondo volo, un qualsiasi normodotato, per quanto terrorizzato, capisce che il frettoloso discorsino del comandante quando ormai si è vicini alla pista prelude al temutissimo momento del decollo.

In realtà, è abbastanza difficile che un profano (impaurito o meno) possa rendersi conto di eventuali complicazioni semplicemente cercando di interpretare rumori e parole, e questo per due ragioni.

Primo: interpretare un rumore di cui non si conosce l'origine è comunque problematico in qualunque contesto, figuriamoci dunque in una situazione come quella del volo di linea, dove la complessità della macchina e delle operazioni che essa conduce è ampiamente al di là delle capacità di comprensione del comune passeggero.

In secondo luogo, le comunicazioni verbali seguono una sorta di codifica della quale la maggior parte dei soggetti è all'oscuro, e quello che è un normale annuncio di routine (come il “prepararsi al decollo” di cui parlavamo poco fa) può risultare, come sostenuto da quegli studiosi, ansiogeno. Per esempio, è il caso di preoccuparsi se l'altoparlante annuncia che il comandante chiede se per caso a bordo c'è un medico?

Sì... è il caso di cominciare a preoccuparsi, ma non tanto perché si stia vivendo una situazione di rischio immediato. La preoccupazione nasce piuttosto dal fatto che il manifestarsi di uno stato patologico in un passeggero può richiedere un dirottamento verso un aeroporto dove sia possibile fornire assistenza medica adeguata al malcapitato, con tutto lo strascico di ritardi, coincidenze perse e complicazioni di vario genere che uno scalo imprevisto implica.

E' dunque il caso di cominciare a preoccuparsi se il comandante cerca un medico... preoccuparsi, non impaurirsi: per quello aspettate che il medico chieda se, per caso, c'è un comandante a bordo...

(1° marzo 2012)

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