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Il volo vale la vita

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III - Le citazioni letterarie delle avventure di volo di Margarete Wolff detta von Etzordf, oltre a numerosi articoli, trovano spazio anche nel libro di un altro pioniere tedesco del volo, Hans Bertram, il quale racconta di averla incontrata durante una tappa della sua incredibile trasvolata verso l’Australia.

Marga rimase molti mesi in ospedale a Bangkok dopo l’incidente in decollo del 4 aprile 1932, a causa di una frattura ad una vertebra lombare ed altre ferite. Nel suo libro Volo all’inferno, Bertram scrive del breve incontro in ospedale con la valorosa aviatrice. Probabilmente quest’incontro pose la base per la nascita dell’idea per la successiva impresa della determinatissima aviatrice, ben decisa a continuare il suo inseguimento alle grandi imprese aviatorie.

Dopo il rientro in patria Marga non si poteva certo contentare di scrivere e fare conferenze: voleva tornare a volare sul mondo. Naturalmente i suoi incidenti pesavano sulla ricerca di finanziatori: agli uomini era consentito avere anche numerosi e costosi incidenti, le donne erano derise. Nel luglio 1932 Marga von Etzdorf salutò personalmente la sua collega e amica, la pilota da record Elly Beinhom, al ritorno dal giro del mondo. Si felicitò con lei, soprattutto per aver riportato integro l’aereo.

Alcuni suoi amici la misero in contatto con gli ambienti governativi che erano alla ricerca d’eventi che risollevassero lo spirito tedesco dalle umiliazioni delle sanzioni della Prima Guerra Mondiale. Pare che lo stesso Hermann Wilhelm Göring, già asso della guerra, si fosse interessato per facilitare il sostegno dell’impresa ideata dalla von Etzdorf.

Alla fine, per realizzare il suo volo in solitaria verso l’Australia, fu costretta ad accettare aiuti non certo disinteressati. Il suo volo doveva essere una specie di propaganda dei prodotti tedeschi ed una raccolta d’informazioni sui paesi sorvolati a scopo anche militare. Un’avventura ai limiti dello spionaggio e della sostenibilità diplomatica.

Ricevette così parte dei finanziamenti dalla ditta Schmeisser per la quale avrebbe dovuto, in tutta riservatezza, presentare un mitra innovativo (MP28/II completo di 100 colpi calibro 9), al quale erano interessati alcuni personaggi di paesi che avrebbe visitato. La sua promessa di raccogliere informazioni, anche con una cinepresa, le valse la concessione di un velivolo da parte delle industrie aeronautiche Klemm di Böblingen.

Il velivolo era un Klemm Lusser 32, un aereo leggero da turismo ed addestramento a tre posti, monomotore, monoplano e carrello fisso. La versione affidata a Marga era il KL32/A, con motore radiale Bramo Sh.14/A, da 150 cavalli, ed un peso di circa 800 chili. La novità, per la nostra eroina, era la cabina chiusa: un po’ di confort per il lunghissimo volo.

Il 27 Maggio 1933 partì, ben equipaggiata, da Berlino-Staaken. Il giorno seguente il suo aeroplano fu danneggiato durante l’atterraggio sul campo Mouslimieh di Aleppo. Atterrò nell’aeroporto, gestito dalle autorità francesi che avevano il mandato sulla Siria, in un pomeriggio con visibilità difficoltosa a causa di una brezza che sollevava sabbia, e atterrò col vento in coda. Finì fuori pista e sbatté contro un canalino ai limiti della pista. Rimasta praticamente incolume, verificò i danni all’aereo: qualche ammaccatura e un danno al carrello, ma sembrava tutto riparabile in pochi giorni. Gli ufficiali francesi intervenuti in soccorso le fecero notare che aveva atterrato col vento in coda. Marga, che parlava molto bene francese, si giustificò dicendo che vedeva male e non aveva riconosciuto le indicazioni della manica a vento.

Chissà, si vide scoperta nelle sue vere intenzioni, immaginò le difficoltà a riparare l’aereo, le conseguenti eventuali discriminazioni nel ricevere altri sostegni per altre imprese, paventò la fine della sua attività di volo, amata e per lei necessaria come l’aria. Era sicuramente stanca e scossa dall’accaduto, ma minimizzò con le autorità il suo stato d’animo. Forse sentiva ferito il suo orgoglio prussiano, o forse le ritornarono alla mente le liturgie dei samurai apprese nel lungo soggiorno in Giappone.

Chiese di poter riposare nell’alloggio dell’ufficiale responsabile, prima di sistemare le cose. Prelevò alcuni effetti personali dall’aereo, compreso un involucro che sembrava contenere un fucile da caccia. Era domenica 28 maggio 1933: appena 23 minuti dopo essere atterrata, Marga si spara col suo Schmeisser ponendo fine, a solo 25 anni, alla sua vita.

Dopo i grandi onori ricevuti nei funerali sarà sepolta presso il cimitero degli Invalidi di Berlino. Sulla sua lapide, oltre al nome completo, verrà scritto, tratto dalle sue memorie: Der Flug ist das Leben Wert, "il volo è il valore della vita", o anche "il volo vale la vita"... insomma il latino volare necesse est, mutuato dal motto dei navigatori di mare.

In questo tragico destino è singolarmente accomunata a Melli Beese, la prima pilota tedesca brevettata nel 1911: il 22 dicembre 1925, Melli si sparò nel suo appartamento di Berlino perché aveva perso la licenza di volo a causa di un incidente. Lasciò scritto: Fliegen ist notwendig. Leben nicht, cioè “Volare è necessario. Vivere no”.

La tomba della nostra Marga, danneggiata durante i lavori di costruzione del muro di Berlino, è oggi restaurata: sulla bella pietra di granito, insieme al suo nome, è scolpito il motto: Der Flug ist das Leben Wert.

(9 marzo 2012)

1 - La sorella audace di Icaro 2 - Lo sguardo di Marga sul mondo 3 - Il volo vale la vita

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