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Qual buon vento

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“La lontananza sai è come il vento, che fa dimenticare chi non si ama”, cantava Modugno, mentre de Gregori e il recentemente scomparso Lucio Dalla ribattevano: “Cosa sarà, che fa muovere il vento?” E una cosa che si chiedono in molti, è proprio cosa fa muovere il vento... soprattutto quando sei in atterraggio.

Ci sono molte cose che fanno muovere l’aria: la differenza di temperatura, il movimento stesso della Terra, la differenza di pressione atmosferica, la vicinanza di temporali e soprattutto le finestre aperte, che fanno corrente. Non a caso, in spagnolo, finestra si dice ventana.

Quindi, i venti possono essere planetari (alisei), temporanei (brezze), estemporanei (associati a temporali), dinamici (jet stream), stagionali (associati ai monsoni), locali (dovuti all’orografia del terreno che incontrano), oppure, appunto, volontari, come quando si lascia la finestra aperta mentre hai i fogli sulla scrivania.

I Greci li classificarono in funzione della loro provenienza, prendendo come riferimento un’isola al centro del mediterraneo nacque così la Rosa dei Venti. Da Nord la tramontana, che dura uno, tre giorni, o una settimana, secondo il detto popolare, che rende il cielo limpido, spazzando via le nubi con forza e togliendo quasi tutta l’umidità dall’aria. Da Nord-Est il grecale, che risente dell’aria dei Balcani e porta con sé il tempo più freddo, mentre da Est soffia il Levante, che è un vento moderato, quasi mai violento.

Da Sud-Est arriva lo Scirocco, chiamato così perché viene dalla Siria: un vento caldo umido, che a Roma è accompagnato di solito da nubi basse e cariche di sabbia, e arriva comunemente il giorno dopo che hai portato a lavare la macchina.

Da Sud il Mezzogiorno, che non presenta particolari caratteristiche, come invece fa il Libeccio, un vento di Sud-Ovest, chiamato così perché viene dalla Libia. Di solito, è un vento sostenuto, ottimo per fare windsurf.

C’è poi il vento di Ponente, che a Roma ha la sua declinazione più gradevole, citata nella famosissima canzone “Roma nun fà la stupida stasera”, in cui l’innamorato chiede di mandare “quel Ponentino, più malandrino che c’hai”. Non a caso, il Ponentino si accompagna spesso a belle giornate di autunno, le “ottobrate romane” e con quel tempo, dire di no diventa difficile.

Il vento di Maestrale, chiamato così per via della via Maestra (che viene cioè da Roma, sempre facendo riferimento all’isola in mezzo al Mediterraneo) è un altro di quei venti rognosi, che spira con forza e fa muggire il mare nel golfo del Leone, vicino Marsiglia, mentre in Sardegna rappresenta una benedizione per chi fa windsurf a Porto Pollo.

E poi c'è la brezza di mare che ristora i bagnanti dalla calura del solleone, mentre la brezza di montagna rinfresca i villeggianti estivi durante le escursioni. Non tutto il mondo però è così ospitale con chi è in vacanza.

Ci sono posti soggetti a venti più forti, come la Terra del Fuoco, a Sud dell’Argentina, oppure il Canada, dove spira il Blizzard, un vento che abbassa la temperatura percepita di qualche decina di gradi, come se ce ne fosse bisogno. Nel deserto soffia il Ghibli un vento caldo che rende afosa e sabbiosa l’aria del Nordafrica.

Sulle Alpi, invece, il Fohn, un vento caldo e secco (altrimenti non avrebbero chiamato così l’asciugacapelli) è ritenuto responsabile di strani comportamenti tra gli abitanti delle valli. Anche a Roma si pensa che un vento, lo Scirocco, possa indurre strani comportamenti, tanto da definire certe persone come “sciroccate”.

I venti planetari come gli Alisei soffiano nel nostro emisfero (Boreale) secondo una direzione costante, dovuta anche alla forza di Coriolis, causata dalla rotazione della Terra, che induce una deviazione verso destra nel nostro emisfero. In quello Australe invece, la deviazione è verso sinistra.

Per quanto riguarda le correnti a getto (jet stream) che si trovano ad alta quota, ce n’è una che parte dalla Libia e percorre migliaia e migliaia di chilometri, fino al Pakistan, e che si può incontrare un po’ più a Sud o a Nord in funzione della stagione. Anche nelle cartine che ci vengono fornite per pianificare un volo, si nota chiaramente come le correnti a getto, che hanno una potenza enorme (arrivano anche a soffiare a 300 chilometri l’ora) partano sempre da una zona precisa.

Il fatto è che noi ancora non sappiamo bene perché partano proprio da lì... e in questo hanno ragione Dalla e De Gregori.

antonio.chialastri(at)manualedivolo.it

(4 aprile 2012)

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