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La decisione

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Cosa spinge una persona a decidere di volare? Nel senso di pilotare qualcosa che si stacchi da terra ovviamente. Eric Kandel, uno che di neuroscienze se ne intende, sostiene che le nostre scelte sono probabilmente il frutto delle esperienze pregresse proiettate nell’immaginario futuro.

Secondo il padre delle neuroscienze moderne “…noi siamo ciò che siamo per via di quello che apprendiamo e soprattutto grazie a quello che ricordiamo….. Cosa sarebbe l’esistenza senza l’eccitante propulsione del sogno e del desiderio e senza l’educativo bagaglio della memoria?” Dunque occorre guardare a ciò che si è stati per cercare una risposta.

Bene, allora guardo indietro e rivedo le corse del bambino verso il tuono dei 104 del 5° stormo che si inseguono sul fiume, o le battaglie degli Spitfire sui cieli dei fumetti RAF e Supereroica. E che dire dell’amico che ti regala, chissà perché, “Il gabbiano Jonathan Livingston”? E l’incredibile curiosità di scoprire se sia divertente lanciarsi in acqua da un ponte con la bicicletta (per scoprire che lo è e trasformarla nel gioco dell’estate)? L’esperienza che determina la scelta. Sta di fatto che, anche arrivati a una certa età, può succedere di fare delle scelte che possono sembrare irrazionali.

Cosa è successo? Ho iniziato il corso per il conseguimento dell’attestato di volo da diporto o sportivo.

Cosa c’è di strano? Diverse cose.

Prima di tutto si può volare per lavoro e per hobby, e le due cose non si escludono a vicenda, anzi. Ma chi lo fa per lavoro, di solito lo ha deciso da giovane e questo gli ha consentito di organizzare e programmare le scelte future, anche scolastiche, per inseguire efficacemente questo difficile obiettivo. La storia di chi vola solo per hobby è curiosa. Volare solo per piacere non significa praticare un’attività sportiva come il basket o il calcio, bellissime discipline nelle quali, se vinci o se perdi, il divertimento è assicurato anche se non ti sei impegnato tanto. Per volare devi sempre vincere, non puoi barare.

E’ una sfida responsabile con te stesso, sarai guardato storto da molti, e non è economico come giocare a tennis. Ma è bellissimo!

Pochi giorni fa ho avuto la fortuna di vedere un tramonto e poi salire su un vecchio biplano giallo, classe 1943, e rivedere lo stesso tramonto dal mare investito dal turbine dell’elica che fischiava sui tiranti (grazie Corrado). E’ stato troppo, tutte le mie resistenze razionali sono crollate. Dopo aver volato per anni come passeggero di qualsiasi cosa si stacchi da terra, nonostante il mutuo, le rate dell’odontoiatra e quelle dell’auto, sono qui, ora, irrazionalmente seduto sul posto anteriore di un deltamotore che ascolto in cuffia ciò che devo fare. Eccitato, un po’ impaurito e sorpreso delle mie stesse decisioni. Piede tutto giù, è ora di volare.

Accelerazione (ah però), rotazione, salita, tienilo dritto, solo piccole correzioni, riduco i giri e livella ora, le parole arrivano rassicuranti e senza fretta dall’istruttore (sotto c’è un lago, ma guarda le persone vicine alla riva che neanche si accorgono di noi), vira a destra (quella cava non l’avevo mai vista), stai andando a zig zag, prendi un riferimento e tienilo (ok ci sono, correggo un po’), fai una virata a 360 (Dio sto volando, ma cosa ho aspettato a fare?), dai motore che c’è da scavallare la collina, quella è la vecchia casa di campagna (non lo immaginavo così sensibile, appena sposto la barra subito risponde e durante la virata è stupendo guardare giù lungo il profilo dell’ala), il circuito è destro per la 19, non stringere troppo eeeeee…. richiama ora. L’erba scorre senza fretta sotto di noi.

I 45 minuti più tumultuosi e belli degli ultimi dieci anni.

Questa è la prima pagina del diario di questa nuova avventura. Se a qualcuno fosse venuta voglia di volare e vuole saperne di più sul mondo del volo sportivo, costi, scuole e altro, sarò felice di condividere questa avventura. Credetemi, ne vale assolutamente la pena.

(22 maggio 2012)

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