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Aviodrome

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Certamente singolare questo interessante museo, ad iniziare dal nome. Italianizzando il sostantivo potremmo definirlo aviodromo, vale a dire un sinonimo di aerodromo, più comunemente aeroporto: il luogo dove arrivano e partono gli aeroplani.

La parola è, infatti, composta da un primo elemento (avio-), che stabilisce una relazione con la navigazione aerea, o avigazione come proposto all’inizio del ‘900 per definire l’aeronautica (vedi l'articolo Aeronautica o aviazione?), e da un secondo elemento (-dromo), derivato dal greco “corsa”. Quindi abbiamo questo vocabolo moderno composto di aeromobile e luogo dove si fa correre, vale a dire luogo di arrivi e partenze di oggetti aerei.

Il nome ricercato e criptico però indica un intento chiaro del museo: quello di rappresentare l’evoluzione storica delle linee aeree civili e degli aeroporti, ovviamente incentrato sulle vicende olandesi. Sì, perché Aviodrome si trova in Olanda, non lontano da Amsterdam (60 km ca.), a Lelystad.

Anche il posto dove sorge il museo-parco tematico non è meno singolare, infatti pochi decenni fa il luogo era a cinque metri sotto le acque del Mare del Nord, che formava l’ampia insenatura dello Zuiderzee (Mare del Sud). In epoca romana, il lago Flevo che occupava gran parte di quest’insenatura, era separato dal mare dalla presenza di dune. Nel tredicesimo secolo, a seguito d’inondazioni, il mare invase il lago, creando il golfo. Al fine di ampliare e garantire il loro territorio, gli olandesi all'inizio nel diciannovesimo secolo, avviarono un grande progetto per la creazione di nuovi polder.

I polder sono una fascia costiera situata sotto il livello dell'alta marea, poi sottratta al mare da opere di bonifica. Ad oggi costituiscono il 40% della superficie dei Paesi Bassi. Con la costruzione di una diga si isola una superficie di terreno costiero, che viene suddivisa per mezzo di argini e sbarramenti in bacini minori da cui si elimina l'acqua con un complesso sistema di chiuse e idrovore. I terreni così conquistati sono in seguito resi coltivabili. In epoca rinascimentale l’acqua era prosciugata tramite l’uso dei famosissimi mulini a vento, alcuni dei quali sono sopravvissuti alla storia.

Tra il 1925 ed il 1933 fu costruita da olandesi ed italiani una diga di sbarramento sulla bocca settentrionale del golfo (la Afsluitdijk), lunga 32 chilometri ed alta quasi otto metri. L’area interna così ricavata prese nome IJsselmeer per lo specchio d’acqua (dal nome del fiume IJssel tributario del lago) e tre nomi per i polder, di cui il più meridionale e più grande fu chiamato Flevoland. E’ proprio su questa terra strappata al mare che sorge Lelystad (città intitolata all’ing. Carl Lely progettista degli immensi lavori), città che, al posto dei precedenti pesci, ospita oggi l’aeroporto con il nostro museo.

A Lelystad nel 2003 furono spostati i reperti ospitati prima a Schiphol e fu costruita una replica dell’aerostazione di Schiphol del 1928. Gli allestimenti, già esistenti presso l’aeroporto di Amsterdam, presero nome di Aeroplanorama nel 1960, e Aviodome (per il grande fabbricato geodetico che lo conteneva), nel riallestimento del 1971. Nel trasferimento a Lelystad del 2003 si arrivò all’attuale nome di Aviodrome (pronunciato afiodruom in olandese).

Il 25 dicembre 2011 il museo chiuse a causa del fallimento dell’istituzione che gestiva la struttura. Ma il 28 aprile 2012 Aviodrome ha riaperto come parco tematico rilevato dal Gruppo Libéma, con una manifestazione che ha attratto più di 25000 persone.

Si tratta di una delle maggiori imprese olandesi nel campo del tempo libero e dell’accoglienza, gestisce alloggi economici, villaggi turistici, parchi tematici ed organizza fiere ed eventi. Il gruppo programma di investire più di cinque milioni di euro nello sviluppo della struttura nei prossimi dieci anni e di ricevere 180.000 visitatori l’anno. Il piano è di gestire la struttura, non solo come museo ma come luogo per eventi ed attrazioni varie.

Dal punto di vista aeronautico, uno dei punti di forza è che si tratta di uno dei rari esempi a livello mondiale di museo dedicato all’aviazione civile, e che espone alcuni pezzi in condizioni di volo veramente rari. Unico nel suo genere, è il fabbricato che replica esattamente l’aerostazione di Schiphol del 1928, un tuffo nel passato, quando volare non richiedeva una tomografia prima di essere ammessi all’aeroplano. Sul piazzale degli altoparlanti ricreano l’atmosfera con i rumori dei DC-3, F-27, etc.

Simulatori, una sala cinema 3D, ristorante, terrazza per gli spotter, e una sala radio con pezzi storici e volontari che insegnano l’uso e la storia delle apparecchiature aeronautiche completano l’offerta espositiva. Non molto attraente il negozietto di gadget.

La collezione di aerei conta una ottantina di esemplari, alcuni visitabili all’interno, un B-747 ex KLM può essere usato anche come luogo d’incontri e convegni ed è il più grande aereo esposto in un museo dell’aviazione completamente visitabile. Sono visitabili anche un Fokker 100 e un DC-3, mentre direttamente in volo sono arrivati al museo diversi DC-3, uno degli ultimi DC-2 esistenti, un Lockheed L-749 Constellation, uno storico Fokker F-27 e un Saab 37 Viggen.

In un’aviorimessa del museo (la T2, in parte visitabile) sono ospitati alcuni aerei storici, sia in restauro che volanti, e gli aerei della pattuglia storico-acrobatica “Fokker Four” montata su Fokker S-11 (in Italia prodotti come Macchi M-416). Per gli appassionati, la visita si trasforma una giornata veramente felice.

Il museo è facilmente raggiungibile da Amsterdam, anche con i mezzi pubblici (treno+bus).

(22 giugno 2012)

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