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Il destino imperiale

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(segue) Il pallone a idrogeno che Garnerin aveva approntato per festeggiare l’incoronazione napoleonica, salutato da una folla delirante, subito dopo il decollo rimase per qualche minuto a mostrare la sua scintillante figura, poi fu trasportato via da un vento sostenuto fino a sorvolare Roma!


In quel tempo le conoscenze di meteorologia erano piuttosto rudimentali e nessuno conosceva la possibilità per i venti in quota di fornire prestazioni tanto corpose. Si pensa che il pallone dovette salire ad almeno settemila metri di quota per essere in grado di scavalcare le Alpi in prossimità della massima altezza della catena. Di certo, per l’epoca era un record, sebbene non sia possibile certificarlo.

Nel 1999 Bertrand Piccard, figlio del celebre aerostiere Auguste (negli anni ’30 recordman d’altitudine con palloni), ripeté il sorvolo delle Alpi durante il suo giro del mondo senza scalo in pallone (Orbiter III-Breitling). Decollò dalle Prealpi svizzere, non lontano dal lago di Ginevra e ben in vista del Monte Bianco, e io stesso, da bordo del mio MD11 mentre ritornavo da Los Angeles a Milano, ebbi la fortuna di vederlo in volo mentre si avvicinava all’area di Torino. In duecento anni la scienza meteorologica, disponendo di computer e satelliti, era stata in grado di permettere la ripetizione di una straordinaria impresa a livello impensabile: il giro del mondo in pallone senza scalo in poco meno di 20 giorni.

Il pallone di Garnerin coprì la distanza da Parigi a Roma in circa 22 ore, e il tempo divolo si può determinare con una certa precisione grazie ai documenti dell’epoca. Un volo a quei tempi del tutto impensabile, che aveva congiunto due capitali accomunate dal faticoso viaggio del Papa durato diverse settimane; anzi il Papa tornerà a Roma dopo circa 4 mesi di soggiorno parigino spesi nel vano tentativo di ottenere vantaggi diplomatici dai contatti con Napoleone.

Molti stentarono a credere che il pallone avesse davvero percorso quella distanza in così poco tempo (si calcola una velocità media di 60-70 Km/h), fortunatamente il pallone era ben identificabile ed il lancio e l’atterraggio ben documentati. Ad ogni buon conto i più preferirono pensare ad un evento prodigioso, frutto del volere divino. Le relazioni tra la Santa Sede ed il governo francese erano complesse e spesso burrascose così che fu logico pensare ad un segno dall’alto che decretasse come sbagliato il comportamento di Napoleone: un presagio per l’imperatore di nefasti avvenimenti.

Il pallone, una volta presentatosi sul cielo di Roma, iniziò a perdere quota fino ad andare ad incagliarsi su un antico monumento antico romano, il sepolcro di Publio Vibio Mariano, all’epoca creduto la Tomba di Nerone, sito sulla Via Cassia al 9° chilometro. Nell’impatto il pallone perse le insegne imperiali e gran parte dei lampioncini: inutile dire che l’accomunamento del destino di Nerone con quello di Napoleone fu letto come ulteriore segno del destino.

L’alleggerimento dell’aerostato ottenuto in questo modo incidentale consentì al mezzo di riprendere quota, e un cambio di correnti aeree spinse il pallone sino al lago di Bracciano. L’aerostato, una volta approdato sulle pendici del lago, iniziò a sbattere sugli alberi per poi finire nelle acque del lago poco distante dalla riva in una zona di confine tra Bracciano ed Anguillara e non lontano da Vigna di Valle.

Il duca di Mondragone, Filippo Agapito Grillo, al tempo reggente Anguillara, informò dei fatti il Segretario di Stato di Pio VII, cardinale Ercole Consalvi, tramite una missiva recapitata il 18 dicembre 1804 presso la Curia Pontificia: “Ieri sera, 17 dicembre, verso la venticinquesima ora (circa le 17,00), si vide comparire nell’aria un globo di smisurata grandezza, il quale cadde nel lago di Bracciano, sulle cui acque sembrava una casa galleggiante. Diversi navicellai furono inviati subito perché lo conducessero a terra. Tra loro sorsero alterchi che impedirono l’operazione. Questa mattina tornati sul luogo con una barca hanno riportato a riva il globo. E’ un globo di seta ingommata circondato da una rete, c’è una galleria di ferro un po’ rotta, sembra essere stata illuminata poiché vi si trovano ancora alcuni lampioncini”.

Iniziarono immediatamente le dispute sulla proprietà dell’oggetto e sulla veridicità dei fatti. Vi partecipò persino Wilhelm von Humbolt, in quel periodo residente a Roma, che riteneva del tutto veritiera la questione. Il cardinal Consalvi informò il Papa ancora a Parigi dei fatti inviando una lettera al legato pontificio a Parigi, Giovanni Battista Caprara Montecuccoli: “Un pallone avente la figura di una corona imperiale, ornato di vetri colorati, è caduto sul lago di Bracciano e che in Roma si crede potesse essere lanciato da Parigi, nella circostanza della consacrazione di Sua Maestà Imperiale”. Era il 28 dicembre, ben dodici giorni dopo il lancio!

Lo stesso Napoleone rimase piuttosto colpito da questo strano episodio ed il 24 maggio 1805 indirizzò al Papa, da poco tornato a Roma, una lettera: “Ho ricevuto la lettera di Vostra Santità del 18 maggio, con vero piacere apprendo che la salute di Vostra Santità non abbia sofferto per la diversità del clima e per le fatiche del viaggio. Circa il pallone sì felicemente giunto a Roma all’indomani della festa della città di Parigi, ritengo che deve essere conservato gelosamente, perché serve anch’esso a comprovare questo straordinario avvenimento: bisogna metterlo in un sito in cui i viaggiatori lo possano vedere e apporvi un’iscrizione da cui si conosca il numero delle ore che impiegò per giungere a Roma”.

All’aerostato però non fu dedicato l’amorevole trattamento suggerito dall’imperatore: il pallone fu esposto nelle logge vaticane finché, dopo i fatti del 1814, fu riposto nelle florerie vaticane, una sorta di deposito d’oggetti indesiderati, dove rimase fino al 1978, anno in cui papa Paolo VI con una lettera ne comunicò la donazione al Museo Storico dell’Aeronautica Militare di Vigna di Valle.

E questo ritorno nei luoghi che videro la fine del suo fantastico volo è forse l' ultimo presagio avveratosi sul celebre pallone, citato persino nella novella di Jules Verne Un viaggio in pallone.

(4 agosto 2012)

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