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Volare, dormire... forse sognare

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Sul sonno vi sono moltissimi studi, ma purtroppo ancora oggi non conosciamo molte cose dell’attività che teoricamente impegna circa un terzo della vita. L’ambito di studio su cui c’è un discreto accordo tra gli studiosi riguarda le fasi del sonno.


Si è infatti scoperto da parecchio tempo che il periodo di riposo si articola in fasi. La giusta distribuzione tra queste fasi incide sulla qualità del sonno. Non a caso,  “come hai dormito?” è domanda più comune di “quanto hai dormito?”. Vi sono persone, infatti, che hanno bisogno di una quantità di sonno ridotta, mentre altre necessitano di lunghi periodi di riposo per ricaricare le batterie dell’organismo.

Gli studiosi hanno evidenziato che il sonno non è uguale per tutta la sua durata, ma è caratterizzato dalla presenza di 2 fasi principali: la fase non-REM, detto anche sonno ortodosso, e quella REM, detto sonno paradosso. Dove la sigla REM sta Rapid Eye Movements, ossia “movimenti oculari veloci”, perché, in questa fase gli occhi si muovono con movimenti ritmici rapidi. Questa fase, durante la quale si fanno sogni molto intensi. si verifica normalmente 4 o 5 volte per notte, e viene definita sonno paradosso poiché si rileva un'elevata attività celebrale, associata a rapidi movimenti oculari, mentre allo stesso tempo il corpo mostra uno stato di generale rilassamento muscolare.

Durante la notte si verificano diversi cicli del sonno della durata di 90-100 minuti caratterizzati dal passaggio attraverso vari stadi del sonno e la fase REM.

I vari studi fatti sul sonno concordano nell'affermare che sia il sonno REM che quello non-REM sono necessari per essere in buona salute, ma ancora non si conosce bene il ruolo specifico di ognuno. Sappiamo che durante il sonno non-REM si ha una produzione elevata dell'ormone della crescita che è vitale per la salute fisica, mentre nel sonno REM aumenta il flusso sanguigno verso il cervello e questo è utile per la salute mentale. Se una persona è disturbata in fase REM o nel momento di sonno profondo, facilmente presenta sintomi di stress e di nervosismo.

Tra i disturbi del sonno, che possono essere di natura contingente (dovuta a preoccupazioni momentanee, a fattori stressanti come la preparazione degli esami, problemi di famiglia, etc.), patologica, oppure legati ad una predisposizione individuale a perdere il sonno, possiamo elencare la sindrome delle apnee notturne (tradotto: “Stai russando), la sindrome delle gambe senza riposo, il bruxismo, il sonnambulismo, e i disturbi del ritmo cardiaco.

Tutti disturbi che difficilmente si rilevano a bordo di un aereo, a differenza di quelli legati all'insonnia, della quale esistono diversi tipi, di cui uno è particolarmente legato all’alterazione dei normali cicli veglia/sonno, soprattutto nell’attività di lungo raggio, nel volo notturno, o durante turni di lavoro particolarmente ravvicinati e/o gravosi.

Si parla in questo caso di shift work sleep disorder, ossia “disordine del sonno per i lavoratori turnisti”, e ne sono affetti coloro che operano all’interno di una fascia oraria che va dalle 22 alle 6 della mattina. In questo caso, vi sono tre principali disfunzioni: ci si sveglia spesso durante la notte, ci si alza prima del dovuto (o voluto), non si riesce a prendere sonno.

E per quanto riguarda il prendere sonno, esiste anche il rovescio della medaglia: se c’è chi addormenta difficilmente, c'è anche chi, mentre vola, combatte per non prendere sonno, poiché gli effetti dei fusi e le notti passate in volo possono indurre uno stato di sonnolenza molto pesante.

E' questo l'effetto più eclatante della deprivazione di sonno e dell'alterazione dei ritmi circadiani, che nei piloti (e in genere in chi lavora sugli aerei) possono avere conseguenze molto pesanti.

antonio.chialastri(at)manualedivolo.it

(5 settembre 2012)

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