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Bioritmi e volo

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In Natura tutto ha un ritmo ciclico, dalla precessione dell’asse terrestre alle maree, dall’alternanza delle stagioni all’avvicendarsi del giorno e della notte, dal mutamento del tempo meteorologico ai bioritmi che incidono sul metabolismo umano.


Questa consapevolezza dei ritmi biologici c’è da circa duecento anni, ma è solo dalla metà del secolo scorso che si è istituita una disciplina apposita, la cronobiologia, che studia i ritmi circadiani.

In funzione della oscillazione dovuta ai cicli circadiani, il corpo umano secerne una serie di sostanze utili ad affrontare le diverse esigenze fisiologiche che normalmente sono richieste all’organismo. La secrezione di sodio e potassio, degli amino-acidi, degli ormoni e la qualità stessa del sangue variano in funzione dell’ora. Addirittura, la sensazione di dolore può variare in relazione al momento della giornata, e le medicine che prendiamo hanno un effetto diverso secondo l’ora in cui vengono somministrate.

Quindi, è evidente l’importanza dei bio-ritmi che permettono al corpo di sapere in quale modo regolare la pressione sanguigna, il metabolismo, la secrezione di particolari ormoni come la serotonina, l’adrenalina, etc.

Un tipico esempio è la misurazione della temperatura orale, il classico termometro che vediamo in bocca a chi ha l’influenza stagionale. La temperatura orale aumenta gradualmente durante il giorno fino a raggiungere un picco la sera, per poi abbassarsi durante le ore di sonno. Le registrazioni fatte su soggetti diversi mostrano che essa varia sensibilmente nelle persone introverse e in quelle estroverse, con questi ultimi che tendono ad avere la temperatura più alta un po’ più tardi.

Se è pur vero che la luce incide sui ritmi del corpo, attivando una serie di risposte, è altrettanto evidente che questi cicli hanno una loro robustezza al cambiamento e ciò si nota quando il normale alternarsi di veglio e sonno è alterato, mentre la temperatura segue il suo abituale ritmo: se ci si alza alle cinque della mattina la temperatura corporea sarà bassa e risulterà molto difficile stare svegli.

Diverse ricerche scientifiche hanno mostrato che c’è un conseguente abbassamento della reattività e delle prestazioni. La gestione del riposo è dunque importante perché ci consente di essere lucidi quando dobbiamo prendere delle decisioni importanti, anticipando l’insorgenza dei problemi legati alla reattività, legati alle prestazioni umane nelle varie fasi della giornata.

Dobbiamo considerare, inoltre, che questi bioritmi variano da individuo ad individuo. In alcuni, il ciclo circadiano è di ventiquattro ore, in altri di ventisette. Si capisce così anche perché si chiamano ritmi circadiani... perché non sono precisi. Ovviamente, l’alterazione dei ritmi naturali ha un costo in termini di adattamento, che va ad incidere sulla stanchezza, sull’umore, sulle prestazioni.

Quali sono i disturbi nella dinamica dei ritmi circadiani? Di solito c’è una dis-ritmia, cioè una perdita del ritmo, che comporta una serie di conseguenze nella capacità del corpo ad adattarsi. Quattro sono i fattori principali che intervengono in questo riallineamento dell’organismo ai suoi ritmi naturali:

  • I sistemi biologici che compongono l’organismo hanno ratei differenti di re-sincronizzazione ai loro normali ritmi: il sistema endocrino (che produce gli ormoni), il sistema nervoso, il sistema immunitario che non hanno la stessa velocità nell’effettuare il reset.
  • La velocità di re-sincronizzazione avviene in modo differenziale anche in funzione della direttrice del volo di lungo raggio: sono molti coloro che faticano ad adattarsi quando effettuano un volo verso Est, come Giappone, Cina, Thailandia, etc., mentre vi sono meno problemi per i voli verso Ovest.
  • Lo stesso processo che riporta l’organismo alle sue normali funzioni, dopo essere stato de-sincronizzato, non avviene ad un ritmo costante, ma subisce accelerazioni e rallentamenti.
  • La velocità di recupero è in funzione anche di quante volte l’organismo è stato sottoposto a variazioni dei propri ritmi: un conto è fare un viaggio all’anno verso l’America, un altro paio di maniche è effettuare la trasvolata oceanica sei volte in un mese.

Un pilota dovrebbe sapere quale è la sua soglia di stanchezza oltre la quale non deve andare in volo, perché sarebbe poi troppo tardi.

antonio.chialastri(at)manualedivolo.it

(11 settembre 2012)

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