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Aprite... Polizia!

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Manca ancora una quindicina di minuti all'orario di previsto imbarco dei passeggeri, e noi siamo intenti alle normali operazioni di preparazione del volo, quando il cicalino di chiamata per l'apertura della porta blindata, alle nostre spalle, si mette a gracchiare.


“Suonano alla porta...”, dico mentre ci voltiamo e ci accorgiamo che sì, la porta è stata inavvertitamente chiusa e con tutta evidenza c'è qualcuno che vuole entrare... sarà sicuramente l'altro pilota, che era uscito per andare a fare la normale ispezione esterna pre-volo, quella che chiamiamo walkaround.

E siccome ho voglia di scherzare, sollevo l'interfonico e, come fosse un normale citofono, sparo la prima cosa che mi viene in mente: “La pubblicità nella cassetta condominiale... Grazie!”. Ma anche il collega deve essere in vena di scherzi: “Aprite... Polizia!”, è infatti la sua risposta.

Ma quando alla fine apro, è davvero un poliziotto quello che fa il suo ingresso in cockpit. E dopo un attimo di disorientamento, scoppiamo a ridere ricordandoci che al briefing ci era stata segnalata la presenza di un DEPO, un passeggero colpito da un provvedimento di espulsione che sta rientrando al proprio paese.

Per la precisione, si tratta di un DEPU, dove la U finale sta a significare che nel caso specifico, dopo averne valutato il comportamento e i precedenti, le autorità di Pubblica Sicurezza non ritengono necessaria la presenza di una scorta durante il volo: in definitiva si tratta dunque di un soggetto tranquillo, ma questo non significa che possa “prendere l'aereo” come un qualsiasi altro passeggero, e ci sono delle procedure da rispettare.

Innanzitutto, la comunicazione preventiva e il coordinamento con la compagnia (e infatti noi eravamo stati preavvertiti), e poi l'effettuazione del cosiddetto pre-imbarco, che consiste, come sta accadendo in questo momento, nell'accompagnamento a bordo da parte della polizia.

Questa procedura ha una duplice finalità: da una parte viene in qualche modo rispettata la privacy di chi subisce il provvedimento, che molto spesso non è un criminale ma un poveretto che, scaduto il suo permesso di soggiorno, ha tentato in tutti i modi, senza peraltro riuscirci, di restarsene in Italia, e magari nemmeno aveva i soldi per pagarsi il viaggio; dall'altra, la visione di un tizio accompagnato all'imbarco da due uomini in divisa potrebbe causare allarme e ansia tra gli altri passeggeri.

E c'è anche una terza ragione, che potremmo definire “operativa”. L'esperienza ha dimostrato che alcuni di questi atipici passeggeri, nel tentativo di ritardare al massimo il forzoso rimpatrio, hanno tentato la carta della distruzione, durante il volo, dei propri documenti di identità. In un'eventualità del genere, c'è il rischio che le autorità di frontiera del paese di destinazione si rifiutino di prenderlo in consegna, rispedendolo così in Italia. Il poliziotto protagonista dell'entrata a sorpresa di poco fa è venuto in cockpit proprio per questo: per consegnarci i documenti, che noi terremo in custodia (su alcuni aerei c'è addirittura una specie di piccola cassaforte) fino a destinazione, per poi consegnarli a nostra volta a un altro poliziotto.

Ne approfitta anche per darci in prima persona qualche informazione più dettagliata sul nostro “sorvegliato speciale”, consentendoci così di gestire al meglio eventuali problemi che dovessero sorgere, non tanto durante il volo quanto prima della partenza. Perché un altro dei trucchi messi in atto per rimandare l'indesiderato viaggio di ritorno è quello di dare in escandescenze, assumendo atteggiamenti aggressivi nei confronti dell'equipaggio e degli altri passeggeri durante le fasi finali dell'imbarco.

In questi casi il comandante ha infatti la facoltà di sbarcare il DEPU, ma è una tattica miope, perché l'unico effetto che può sortire è quello di trasformarlo, al prossimo volo, in DEPA, dove la A sta per accompanied, accompagnato... da una scorta che gli impedirà di interferire con le normali operazioni di volo.

Ma non dovrebbe essere, almeno oggi, il nostro caso: “E' un tipo perbene...” ci ha detto il poliziotto, che di gente del genere ne ha senz'altro vista più di me. E infatti quando mi faccio una passeggiata lungo il corridoio per conoscere di persona il nostro involontario ospite, mi ritrovo davanti a un ometto sulla cinquantina, dimesso e dall'aria innocua, che in un italiano approssimativo mi fa capire che, oltretutto, ha una paura matta di volare.

“Poveraccio!- mi sorprendo a pensare mentre mi affretto verso il cockpit prima che l'ondata dei passeggeri ormai in arrivo a bordo mi travolga- davvero una giornataccia, oggi, per lui.”

(18 ottobre 2012)

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