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Il terzo "scoop"

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Decisamente densa di avvenimenti a sfondo aeronautico, la settimana scorsa. Anche se occorre dire che le tre notizie rimbalzate da prime pagine e schermi televisivi non costituiscono, agli occhi di chi di aviazione si occupa con serietà, dei veri “scoop”.


Non è per esempio uno scoop, anche se certamente degno di nota, il fatto che un pilota su tre (in Europa) abbia dichiarato di essere almeno una volta nella sua carriera stato vittima di un colpo di sonno mentre era ai comandi del suo aereo.

Noi di Manuale di Volo abbiamo più volte posto l'accento sulla problematica dei turni di lavoro troppo pesanti, e anche negli ultimi tempi ci siamo tornati sopra, soprattutto per gettare l'allarme a proposito delle nuove norme (le famose FTL) che stanno per essere varate in sede europea.

Se dovessero essere approvate, i tempi di servizio e di volo si allungherebbero ulteriormente, con evidenti ripercussioni sulla sicurezza dei voli, ed a affermarlo non ci siamo solo noi, ma anche la maggior parte degli studiosi specializzati nel ramo.

Tuttavia è bene che se ne continui a parlare, e che la situazione venga chiaramente portata a conoscenza di chi su quegli aerei pilotati da equipaggi sovraccarichi di lavoro ci dovrà poi salire.

Così come è bene che si continui a parlare della buona abitudine di mantenere sempre le cinture allacciate quando si è seduti al proprio posto durante il volo. Se tale precauzione (oggetto di una specifica raccomandazione all'inizio di ogni volo) fosse stata osservata, l'improvvisa turbolenza che ha colpito l'ormai famoso volo Avana-Milano non avrebbe provocato 66 feriti, e al posto dello “scoop” a otto colonne avremmo avuto solo qualche trafiletto sperduto nelle pagine interne.

Il terzo “scoop” poi, lungi dall'essere uno scoop, non è nemmeno una notizia degna di tale nome, e mi riferisco alla vicenda, così è stata definita da molti titoloni, del “passeggero-che-fa-atterrare-l'aereo-dopo-che-il-pilota-si-è-sentito-male”.

Non è una notizia perché è chiaramente falsa: il passeggero, che poi non era un semplice passeggero ma un pilota di linea presente casualmente a bordo, si è solo offerto di dare una mano al suo collega trovatosi solo ai comandi dopo che l'altro pilota era stato colpito da un malore.

In realtà è stato, come è logico, il pilota titolare del volo a portare a terra il suo aereo, cosa che è perfettamente addestrato a fare anche senza nessun aiuto. Si chiama crew incapacitation ed è normalmente oggetto di addestramento iniziale e riaddestramento periodico al simulatore di volo, dove addirittura la si sperimenta anche in circostanze critiche, come ad esempio l'avaria di un motore durante la fase di decollo.

Poi è ovvio che, ritrovandosi solo ai comandi e sapendo che a bordo c'è un pilota, un aiuto lo si accetti volentieri. Quattro occhi vedono sempre meglio di due, e avere accanto qualcuno che, pur non conoscendo il tipo di aereo, è comunque in grado di gestire le comunicazioni radio (e quelle sono le stesse su tutti gli aerei di linea) fa sempre comodo.

Si chiama “ottimizzare le risorse a disposizione”, e lungi dall'essere una notizia degna di occupare le prime pagine dei giornali, è semplicemente quello che ogni buon pilota è chiamato a fare nel quotidiano esercizio della sua professione.

(28 novembre 2012)

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