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Smarcare la casella

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Ci è capitato diverse volte di segnalare una preoccupante tendenza che va sempre più affermandosi nell'aviazione commerciale, e cioè quella di applicare il concetto di margine in maniera a dir poco disinvolta, assumendo come normalità operazioni che sono invece condotte al limite.


Il razionale che sembra stare alla base di questa impostazione è un ragionamento che potremmo definire come “smarcamento della casella”, e un esempio eclatante è quello che si è potuto ultimamente osservare in diversi casi di aerei che sono stati costretti a dichiarare emergenza per scarsità di carburante.

I comunicati emessi all'indomani degli eventi dalle varie compagnie coinvolte sembrano quasi fotocopiati: “Il volo XXX aveva a bordo il quantitativo di carburante necessario, ai sensi della normativa vigente, a portare a termine regolarmente il volo”

Eppure i fatti sono sotto gli occhi di tutti: quei voli sono terminati con una dichiarazione di emergenza e susseguente richiesta di priorità all'atterraggio, il che non è poi così regolare. In ognno di questi casi (e ne potremmo citare una decina solo nell'ultimo anno) il semplice  fatto di “smarcare la casella” non è stato sufficiente a garantire un adeguato margine.

Non solo, il moltiplicarsi di eventi simili spinge a pensare che ci sia una tendenza generalizzata, quasi istituzionale, ad assumere il limite (in questo caso quello del minimo carburante stabilito per legge) come normalità. E questa ipotesi è avvalorata dall'osservazione delle politiche di risparmio (perché imbarcare carburante extra ha un costo) sempre più pressanti che le varie compagnie mettono in atto.

La pratica di “fare extra”, come si dice in gergo, è sempre più scoraggiata, ricorrendo a campagne di sensibilizzazione più o meno asfissianti, incentivi di ordine economico, e anche a richiami diretti, “ad personam”, nei confronti di chi si ostina a usare la propria discrezionalità professionale per assicurarsi i margini di sicurezza ritenuti adeguati per sé e, last but not least, per i propri passeggeri.

Altro esempio classico di “smarcamento di casella” è quello verificabile nel rostering, parola astrusa sotto la quale si cela la costruzione dei turni di volo dei piloti. La legge pone limitazioni di tempo massimo di servizio e di periodo minimo di riposo, e chi produce il turno rispetta sempre, magari per pochi minuti, le prescrizioni regolamentari.

Ma è proprio in quei “pochi minuti” che si cela l'inghippo, perché un equipaggio che si è alzato all'alba, ha lavorato quindici ore e all'alba del secondo giorno riparte per un turno di altre quindici ore, anche se la legge è rispettata, arriva all'ultimo atterraggio praticamente “cotto”...

...e magari ha anche fatto il famoso “minimo regolamentare” di carburante, trovandosi così davanti alla poco invidiabile alternativa di “forzare l'atterraggio” anche se la situazione richiederebbe una riattaccata, oppure, appunto, riattaccare e cercarsi un altro aeroporto dove alla fine atterrare avendo nei serbatoi un quantitativo di carburante inferiore al minimo e sulle spalle un numero di ore di volo superiore al massimo.

Il tutto, smarcando scrupolosamente tutte le caselle previste dalla regolamentazione, ma erodendo inesorabilmente quei limiti di sicurezza che l'aviazione commerciale si è sempre imposta.

(12 dicembre 2012)

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