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Freddie Laker e lo Skytrain

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Freddie Laker e lo Skytrain
Successo e insuccesso
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Già da adolescente, Freddie Laker aveva la passione dell'aviazione, ma poiché veniva da una famiglia poverissima di Canterbury dovette aspettare la seconda guerra mondiale per avere l'occasione di entrare in una cabina di pilotaggio, quando prestò servizio nella Air Transport Auxiliary.

Ne uscì pilota, un po' meccanico e un po' ingegnere. Così, per sbarcare il lunario dopo la guerra si mise a fare il pilota free lance su piccoli velivoli e, contemporaneamente, a comprare e rivendere parti di vecchi aerei, motori e quant’altro di commercializzabile, fondando nel ’47 la Aviation Traders che si specializzò nella trasformazione di vecchi bombardieri surplus di guerra in aerei da trasporto.

La prima opportunità gli venne dal ponte aereo per rifornire Berlino nel ’48-‘49, e con questa operazione mise da parte i primi soldi, poi con un DC-4 iniziò a fare servizio fra Londra e Palma de Majorca. Ma all'alba degli anni Cinquanta Freddie Laker aveva già chiara in testa una cosa: il business del futuro sarebbe venuto dal turismo di massa, dalle vacanze tutto compreso.

Nel 1954 ebbe una straordinaria intuizione: fondò la Channel Air Bridge, trasformando degli aerei (Bristol 170) e adattandoli a fare da traghetto automobili tra Calais e Southend.Tutte le sue iniziative iniziano con l’acquisto e la modifica per i suoi scopi e la manutenzione di vecchi aerei a basso costo; la sua grande esperienza in questo ramo lo rende vincente.

Nel 1960 fu chiamato a dirigere la British United Airways, dove rimase sette anni come managing director. Qualche giorno dopo la morte dell’amato figlio col quale Freddie progettava di sviluppare insieme una nuova compagnia, Sir Myles Wyatt, presidente di British United Airways, gli telefonò per sapere le sue intenzioni: "Immagino che adesso rimarrai a lavorare con noi".

"Non sapevo più cosa fare -avrebbe raccontato più tardi Freddie Laker-.ma quella telefonata mi ha fatto andare su tutte le furie. Me ne sono andato sbattendo la porta". Fu quella la molla decisiva che lo convinse a lanciarsi nell'avventura dello Skytrain, una compagnia aerea indipendente con cui sfidare i giganti dell'aria sulle frequentatissime rotte dell'Atlantico, da Londra Gatwick verso gli Usa, il cui debutto doveva avvenire nel 1966.

Prima di ottenere la licenza Laker dovette aspettare dieci anni, incassando un no dietro l'altro dai governi inglesi. Compreso quello di Edward Heath, che aveva promesso di liberalizzare il mercato. Il via libera arrivò soltanto nel 1977, dal governo laburista di James Callaghan. Così la Laker Airways, che nel frattempo aveva operato come compagnia charter, poté finalmente scendere in pista.

Una formula estremamente semplice, del tutto rivoluzionaria per i tempi: prezzi stracciati, nessuna prenotazione, una specie di servizio shuttle ante-litteram. Bastava presentarsi all'aeroporto, acquistare il biglietto e partire. I risultati si videro immediatamente: lo Skytrain, infatti, chiuse sempre i conti in attivo, ad eccezione di un anno, il nerissimo 1981. Piuttosto, l'errore di Laker fu quello di aver sottovalutato le reazioni delle grandi compagnie di bandiera, a partire dalla British Airways, che nello Skytrain vide una minaccia alla sua posizione di assoluta egemonia sulle rotte dalla Gran Bretagna agli Stati Uniti.

Alla fine, dopo molte pressioni politiche, dopo la chiusura dei finanziamenti da parte delle banche, dopo una miriade di cause legali, sulla Laker Airways calò il sipario. Ventinove aerolinee, secondo una ricostruzione di Laker, si coalizzarono contro di lui, tagliarono i prezzi (in modo illegale, stabilì un tribunale più tardi), e riuscirono a farlo fallire nel 1982.

Freddie Laker divenne una specie di eroe popolare, ma ormai era troppo tardi. Cedette gli aerei, saldò i creditori, pagò i dipendenti e riuscì a mettersi in tasca 5 milioni di sterline (per una compagnia il cui valore era stimato 200 milioni). Unica consolazione, il fatto di essere stato una specie di apripista, con larghissimo anticipo, per tutte quelle nuove compagnie aeree che oggi solcano i cieli deregolati del mondo. Non a caso Richard Branson, padre-padrone della Virgin Airlines, che considera Laker alla stregua di un guru, (oltre che un amico con il quale consultarsi spesso), ha voluto rendergli omaggio e se un giorno vi capitasse di volare con la Virgin Atlantic è possibile che abbiate l’occasione di salire sullo “Spirit of Sir Freddie”, un Boeing 747 della compagnia battezzato così.



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