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Hai mai avuto paura?

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I tempi delle visite nella cabina di pilotaggio, il cockpit, sono terminati l’11 settembre 2001. Ancor oggi, seppur raramente, alcuni passeggeri chiedono di poter sbirciare oltre la porta che separa la cabina passeggeri dal cockpit, l’abitacolo; questo il significato recente del termine.


Curioso conoscere anche il significato antico: il “cockpit” era l’area, l’arena, dove avvenivano i combattimenti tra galli.

Si cerca sempre di accontentare questi passeggeri con una breve visita prima della partenza o dopo l'atterraggio. Durante queste visite, oggi come prima delle torri gemelle, le domande sono state spesso le stesse: quanto andiamo veloci? quanto siamo alti? come fate a capire qualcosa con tutti questi strumenti? fa freddo fuori? Se fate mente locale spesso gli annunci di bordo, durante la crociera, rispondono a queste domande: "Buongiorno sono il comandante....stiamo volando ad una velocità di.... la nostra quota di volo è di... la temperatura esterna alla nostra quota è di...bla bla bla".

I bimbi spesso domandano quale sia il volante! Una volta, un teenager esuberante mi domandò quanto spesso capitasse invitare a cena le assistenti di volo: non volendo deludere le aspettative del ragazzotto gli risposi “spesso!”, e forse allora, malgrado la bugia, potevo essere credibile... per Diana, almeno l'immagine... In un'altra occasione una simpatica signorina mi chiese se avessi mai avuto paura durante il volo: "No caspita, un pilota impaurito...che diamine!" avrebbe voluto risponderle la mia parte spavalda.

Ma quando le domande diventano significative, le risposte devono esserlo altrettanto. E questa era una domanda maledettamente significativa. Le spiegai che mi era capitato più volte d’aver paura durante un volo, più spesso di quanto lei potesse immaginare. Non mi sembrò stupita delle mie affermazioni e proseguii nell'analisi. "I motivi delle paure sono stati molteplici" le spiegai; "una situazione tecnica, una situazione meteorologica, anche operativa. Ritengo normale che un pilota sia attivato emotivamente nel momento in cui qualcosa, durante le operazioni di volo, abbandona la routine, non avviene come ci si aspettava dovesse avvenire.

Si tratta di uno stato di disagio che il pilota, operando, deve ricondurre ad uno stato emotivo normale. Le cause che scatenano il disagio sono varie; può trattarsi di un temporale lungo la rotta, del quantitativo carburante imbarcato che diminuisce più del previsto a causa di un allungamento alla rotta imposto dagli enti del controllo traffico aereo, l'avaria ad uno degli impianti di bordo; sono tutte situazioni che mettono il pilota in uno stato di allerta. È una forma istintiva di difesa.

Capita anche agli animali, drizzano le orecchie e divengono più attenti, pronti a reagire; ed è bene che esista, questa forma di difesa agli eventi, perché rende il soggetto più reattivo e attento, incrementa il livello di concentrazione. Lo stato di stress, se mantenuto entro determinati livelli e non prolungato nel tempo, contribuisce ad un innalzamento del livello della prestazione.

Se prolungato nel tempo o portato a livelli elevati diviene negativo, può provocare il panico. Il panico interviene ad uno stato successivo all'allerta. Quando presi dal panico, la nostra concentrazione è persa, l'attenzione decade, interviene la scoordinazione e le percezioni vengono alterate/bloccate. Difficile, se non impossibile, prendere decisioni, soprattutto coerenti alla situazione contingente.

Il confine tra paura e panico non è una linea, piuttosto uno strato. Questo strato è tanto più spesso (è dunque più improbabile cadere nel panico) quanto maggiori sono le conoscenze tecniche, l'addestramento ricevuto, l'allenamento, la familiarità con l'evento affrontato. Lo scopo delle sessioni addestrative ai simulatori di volo, alle quali, regolarmente, ogni pilota partecipa, è, appunto, accrescere le conoscenze tecniche del soggetto e le sue esperienze vissute.

Durante ogni sessione vengono riprodotti uno o più eventi significativi che allontanano il volo simulato dal normale profilo operativo: turbolenza forte, venti significativi, temporali, avarie importanti. Vivere la simulazione di questi eventi permette al soggetto di memorizzarli, e, soprattutto, memorizzare come gestirli. E qualora in futuro dovessero accadere realmente, il pilota richiamerà dalla sua memoria l'esperienza vissuta al simulatore, evitando così l'imbarazzo tipico delle situazioni che si sperimentano per la prima volta."

Avevamo iniziato la nostra discesa e congedai gentilmente la signorina, che mi ringraziò per le spiegazioni. Ci aveva posto una domanda veramente interessante!

E voi, avete mai avuto paura di volare?

(31 gennaio 2013)

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