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Spesso mi sorprendo nell’osservare le persone ossessionate dalla carriera. Entrano in un tunnel in cui perdono di vista le cose che veramente contano nella vita: gli affetti, le amicizie, la coltivazione dell’animo, la ricerca della felicità, sia essa mondana o ultraterrena.


Per fare carriera sgomitano, rompono antiche amicizie, vivono in una continua dissimulazione, nel tentativo di giungere ad una carica che per la restante parte dell’umanità è pressoché inutile o futile. Sono i carrieristi incalliti, che peggiorano con l’andare dell’età.

Eppure, c’è chi per arrivare in alto percorre delle strade impervie, apparentemente divergenti rispetto ai sentieri battuti dal resto degli umani. Sono percorsi individuali, unici, che non hanno una meta, ma sono essi stessi fonte di piacere. Non a caso il viaggiatore gode lo spostamento, non l’arrivo, che spesso è l’altra metà di una nuova partenza. Quindi, c’è chi non si dà una meta, ma vive intensamente il suo percorso esistenziale, senza preoccuparsi dove arriverà. Solitamente, sono queste persone di animo nobile, ricche di umanità ed esperienza che ci rendono migliori con la loro frequentazione. Come diceva Oliver Cromwell: “Nessuno va così lontano come chi non sa dove sta andando”.

Il pilota, quando vola, è orientato all’obiettivo. Sente su di sé la pressione di portare a compimento la missione. Quando non vola, il pilota può portarsi a casa questa mentalità, oppure essere una persona che non ti aspetti, spesso molto differente dallo stereotipo percepito dall’opinione pubblica.

Quindi, possiamo identificare due tipologie principali: il carrierista e l’artista. Del primo abbiamo già detto e non vale la pena sprecare inchiostro. Il secondo tipo è un ricettacolo di sorprese, il viaggiatore che sa cogliere le opportunità di questa magnifica professione, che lo porta a migliorare con il tempo. Anche se fare il pilota può sembrare un’attività eminentemente pratica, non sono rari i casi di piloti che scrivono. Con le dovute eccezioni, tipo D’Annunzio, Saint-Exupery, Bach, i libri scritti da piloti non raggiungono però mai vette di successo planetario. Di solito, sono argomenti di nicchia, che interessano chi vola, ma purtroppo chi vola non legge molto. Quindi, le pubblicazioni scritte da piloti rimangono confinate in una cerchia ristretta di lettori che sono i veri appassionati di volo.

Uno degli autori che hanno scritto libri interessanti per pochi intenditori è Aldo Cagnoli, pilota con la passione dello studio e della scrittura, e ben noto ai lettori di Manuale di Volo. Laureato in sociologia, ha scritto “Terrorismo aereo e prevenzione”, pubblicato da Edizioni Progetto Cultura, Roma, in cui analizza il fenomeno del terrorismo internazionale. Io l’ho trovato molto interessante, una pubblicazione da cui ho imparato molte cose.

Oltre all’intelligenza con cui è stato scritto, non tutti sanno che il ricavato è andato in beneficenza per sostenere alcune missioni in Sud America per una scuola-orfanotrofio e l’allestimento di alcuni ambulatori medici. Infatti, Aldo ha svolto attività di volontariato in Argentina e Brasile per costruire delle scuole per i bambini che non hanno economicamente le possibilità di studiare. La costruzione di un orfanotrofio nella regione del Chaco, come l'ambulatorio medico Villa 21 a Buenos Aires, è stata portata avanti a stretto contatto con la diocesi di Buenos Aires, dove l’impegno a favore dei poveri è stato sempre un grande, se non il principale, ammortizzatore sociale.

La mia ammirazione per chi si dedica a queste attività è sconfinata e conoscendo Aldo, so che è perfettamente in linea con il suo carattere. Oltre ad Aldo ho conosciuto altri piloti che si dedicano al volontariato, uno tra i quali un ragazzo che ha richiesto il part-time per andare a costruire pozzi d’acqua nella zona sub-sahariana. Oppure, un comandante in pensione, che stimavo molto, che passò i suoi giorni in Brasile a costruire villaggi con un gruppo di missionari, prima di tornarsene in Italia.

Nelle nostre conversazioni, Aldo mi parlava spesso di un prete argentino che era il suo referente in Sud America e con il quale aveva collaborato nella costruzione di queste scuole. Una persona speciale, con una preparazione culturale fuori dal comune con cui aveva stretto una forte amicizia. In segno di amicizia e stima, questa persona ha scritto l’introduzione al suo libro.

Una persona come Aldo, pilota di linea da quasi venti anni, avrebbe fatto carriera in qualsiasi altra realtà lavorativa. In Italia, no. Soprattutto se ti trovi in una compagnia aerea che non si sviluppa. Infatti, le carriere dei piloti dipendono da quanti aerei nuovi si comprano. Se non ci sono aerei, anche se sei bravo, non hai l’opportunità di andare avanti. A meno che non hai una raccomandazione che viene spacciata per merito.

Tuttavia, negli Stati Uniti stanno evidenziando come oltre al percorso istituzionalizzato, esista anche una sublimazione del riconoscimento sociale, che non consiste nei gradi acquisiti all’interno della struttura lavorativa, ma alla considerazione che gli altri, cioè gli amici, i colleghi, i conoscenti, tributano all’individuo per l’eccellenza dell’attività svolta. In questo senso, Aldo ha fatto “carriera morale”.

Diversamente è andata invece per il suo amico prete, che nonostante preferisse stare a contatto con chi non aveva nulla, mantenendo la sua umiltà originaria, scevra da ostentazioni di lusso e di “pennacchi” è arrivato abbastanza in alto nella sua gerarchia.

Nella sua ultima visita a Roma, a fine febbraio 2013, Aldo lo ha incontrato prima di una importante riunione in Vaticano, con l’impegno di riaccompagnarlo all’aeroporto qualche settimana dopo.

C’è chi lo chiama caso, chi Provvidenza, ma per una strana combinazione, volontaria o stocastica, il suo amico non ha potuto prendere il volo di ritorno per Buenos Aires.

Per curiosità, sono andato a riaprire il libro di Aldo, per vedere il nome di questo suo amico: Jorge Mario Bergoglio.

antonio.chialastri(at)manualedivolo.it

(20 marzo 2013)

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