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Ben venga maggio

Attenzione: apre in una nuova finestra. PDFStampaE-mail

Uno dei giorni più attesi nella vita di un pilota è il 25 del mese. Attenzione: non il 27, non il tradizionale san Paganino, ma il 25, giorno in cui di solito “escono i turni” e si scopre quale sarà l'impiego che ci attende nei trenta giorni a venire.


E il turno non è costellato solo di arrivi e partenze, ma anche di attese. Attese che hanno un nome speciale: si chiamano “riserva”, e identificano i tre o quattro giorni in cui ci si deve tenere pronti a sostituire un collega che, per una ragione qualsiasi, si viene a trovare nell'impossibilità di partire per il volo programmato.

E siccome questa “ragione qualsiasi” può essere, e spesso lo è, una malattia improvvisa o un banale ma altrettanto improvviso infortunio, occorre essere sempre pronti. Essere “di riserva” significa, in parole povere, restarsene a casa (o nelle immediate vicinanze) con il cellulare a portata di mano in attesa che “quelli dei turni” ti chiamino.

Ti può così capitare di partire con un preavviso di un'ora o poco più, e in quel poco tempo devi anche preparare i bagagli. Rasoio, dentifricio, pillole per la pressione e prese universali sono ovviamente sempre pronti; diverso è il discorso per quello che riguarda i vestiti. D'inverno infatti bisogna tenere in considerazione che mentre a Tokyo nevica (esattamente come a Milano e, più raramente, a Roma), a Rio de Janeiro invece ci sono trenta gradi all'ombra.

Naturalmente, fino al momento in cui il telefono squilla non hai la minima idea di quella che sarà la tua destinazione, e devi essere pronto a tutto. Il concetto di “cambio degli armadi”, che per tutti è routine stagionale, non ha quindi cittadinanza nella casa di un pilota, e le tee-shirt di cotone convivono disinvoltamente con i maglioni di lana, le espadrillas con gli scarponi e i giubbotti imbottiti con le sahariane.

Ognuno ha, ovviamente, un suo modo personale di affrontare il problema. C'è chi, per esempio, se ne frega allegramente e si limita a tenere pronta una valigia “basica” da completare all'ultimo momento buttando dentro in fretta e in furia vestiti adatti alla stagione che troverà a destinazione... salvo poi scoprire, dopo dodici ore di volo, che si è dimenticato di prendere l'ombrello mentre fuori sta diluviando.

E c'è chi, viceversa, tiene pronte due valigie “stagionali” da integrare velocemente, dopo la fatidica telefonata, con le varie buste contenenti gli effetti personali che “servono sempre”... e alla fine si trova costretto a lavarsi i denti con le dita per due giorni, perché lo spazzolino è rimasto a casa.

Nelle stagioni intermedie invece quello che va bene qui va bene anche lì, e viceversa, perché quando da noi è primavera, nell'emisfero sud è autunno, e quando da loro viene l'autunno, qui da noi torna la primavera: il che semplifica notevolmente il compito di riempire la valigia.

Come diceva il poeta, in questo caso il Poliziano, “ben venga maggio...”

(16 maggio 2013)

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