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Nostalgia

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Lo scorrere del tempo passerebbe inosservato se, a volte piccoli a volte evidenti, indicatori non ne segnassero il fluire. Nulla, infatti, ci renderebbe lo scorrere della strada, se la percorressimo a occhi chiusi e a orecchie tappate…


Tutto cominciò, quando, senza rumore e forse senza rimpianti, scomparve l’ultimo gonio. “Latina gonio I-MA per QDM…MIKE !“. Arcaico linguaggio da iniziati… Poi uno ad uno ci lasciarono gli NDB, radiofari omnidirezionali ad onde medie, oggi ridotti a sparuta schiera dal breve futuro e dal raro utilizzo.

I VOR, e i TACAN, che negli anni furono le colonne portanti di ogni pianificazione, le porte di ingresso ed i cancelli di arrivo di ogni viaggio, ora mestamente, in dignitoso silenzio, vanno via via a spegnersi, uno dopo l’altro, mandati a casa da sistemi RNAV/GPS di ultima generazione.

Sistemi infallibili e versatili, tutto sommato economicamente più convenienti e che come tutto quello che è moderno e ”softerabile“ rendono la vita semplice. Non devi calcolare, non devi applicarti, in fondo in fondo non devi pensare e non è necessario un cervello, bastano le dita…le stesse dita che ruotavano frenetiche il regolo Jeppesen…

Per carità, non fraintendetemi, tutto molto hi-tec, apparati molto efficienti ed affidabili, sistemi a prova di errore, sicurezza al massimo e comfort garantito… ma io sono un pilota vintage e voglio esternare una nostalgia che oggi sconfina con il masochismo.

Chi si ricorda dei primi indicatori VOR dalla lancetta penzolante, e chi dei direzionali giroscopici, da aggiornare ogni 30 minuti allineandoli sulle ballonzolanti indicazioni delle bussole, per non dire delle perennemente oscillanti frecce degli ADF con i segnali in morse per identificare la stazione.

Ricordate la paura di non ritrovare un punto quando “eppure doveva essere li”? Una radio per le comunicazioni, un ADF, un orologio, tanta passione e via, ovunque, e spesso comunque.

Oggi una moda in cerca di guadagni e povera d’idee nuove, ci ha riportato indietro negli anni ottanta del secolo scorso, e mentre condivido la coda (quella si immutabile e inesauribile) sulla tangenziale con le pronipoti sofisticate e costose delle 500, delle Mini e del Maggiolino Herbie, aspetto di arrivare in aeroporto e ritrovare il mio cockpit preferito, fatto di troppe lancette, fatto di quadranti circolari segnati da allegri colori, fatto di un orologio grosso al polso e di una bussola instabile.

Un mondo fatto di onde radio che salgono da terra verso il mio aereo. Un mondo fatto di contatti radio occasionali, quasi facoltativi, fatto di spazi aerei incontrollati ed incontrollabili. Un epoca in cui il sorvolo di un campo seppur ufficialmente proibito, scatenava la gioia di un bacio rubato e non una denuncia alla procura.

Quando un piano di volo era quasi una scrittura privata tra te ed il “tuo” CDA e non un affare internazionale con ripercussioni sui flussi di traffico nel Nord Atlantico.

Quando il controllore suggeriva e non ordinava. Quando il radar era una cosa che si vedeva nei film ed i punti di riporto erano una curva sul fiume, un paese isolato, un qualche cosa di fisico che dovevi conoscere come la porta di casa ed ammirare come un quadro ben fatto.

Quando nel riportare un punto ripensavi a quando su quel punto ci eri andato, magari in motorino, con quella ragazza un po’ troppo sulle sue: era un pezzo di vita e non una sequenza di coordinate.

Quando credevi che i piloti, quelli veri, volassero IFR, e sognavi di fare il grande balzo, senza sapere che ti avrebbe portato cosi in alto da farti perdere la gioia di guardare giù.

Entrando in cabina trovo invece un paio di monitor, scuri in volto come questa mattina piovosa. Forse tra poco potrei non trovare neanche quelli, presto, troppo presto comunque, i giovani piloti troveranno ad attenderli solo una stanza ed un telecomando, forse troveranno solo un pulsante rosso. Perché costano troppo, perché sono umani e sbagliano statisticamente più di un centinaio di microchip? Forse perché non sono spendibili, o perché magari un giorno potrebbe tornare a prevalere la loro coscienza?

Tanti sono i possibili perché. La tecnologia che avanza, il CRM da valorizzare, il workload da ridurre, lo stress management, le commesse da soddisfare, e poi il tempo che passa…

BOLsena che per noi non è mai stato solo un VOR, ora non esiste più, lo ha sostituito, senza pietà, senza rispetto un punto GIKIN, giovane e senza passato. Un domani molto prossimo, ELBa tornerà ad essere solo un isola, SORrento una meravigliosa città protesa sul mare, CHIoggia una città di arte e di pescatori, e noi avremo lasciato ad un telecomando la passione del volo.

...ma nessun altro rimarrà a guardare lo splendore di un temporale lontano sul mare.

(11 giugno 2013)

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