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Risparmiare sulla sicurezza?

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Che in tempi di crisi, generalizzata un po' ovunque in ambito europeo, l'attenzione alla spesa sia legittima è cosa che salta agli occhi di tutti. Ma che detta attenzione finisca con l'avere ricadute sulla sicurezza aerea è cosa un po' meno ovvia. E che non può non destare qualche preoccupazione.


Per esempio quella dei controllori aerei di vari paesi, in primis quelli francesi, che la settimana scorsa hanno semi paralizzato il traffico europeo (con severe ripercussioni anche in Italia) per protestare contro un programma di ristrutturazione dei servizi di controllo del traffico aereo che a loro avviso, se da un lato riduce i costi, dall'altro riduce anche i margini di sicurezza.

Così come è legittima la preoccupazione delle organizzazioni dei piloti (e in primo luogo di European Cockpit Association, che di piloti ne rappresenta quasi 40.000 in tutta Europa), nei confronti delle nuove regole di impiego, le ormai famigerate Flight Time Limitations, allo studio delle autorità europee.

Regole che, è bene ricordarlo, rischiano di venire approvate nonostante le critiche che da più parti sono emerse, e che si appuntano in particolare sulla mancata applicazione delle risultanze degli studi specialistici di settore, che pure dalle stesse autorità europee erano stati commissionati e lautamente pagati.

Il 18 giugno scorso i piloti di tutta Europa, rappresentati da ECA, unitamente agli scienziati che hanno svolto studi specifici sugli effetti della stanchezza a carico degli equipaggi di volo, hanno nuovamente sensibilizzato le istituzioni europee nel corso di una audizione svoltasi a Bruxelles. Ora tutti gli attori, e in particolare quelli che devono legiferare, sono al corrente dello state of art in materia e non possono esimersi dal rivedere responsabilmente la bozza delle nuove regole temporali di impiego degli equipaggi.

La goccia che rischia di far traboccare il vaso è però un altra, e tocca da vicino un argomento che negli ultimi decenni è stato centrale: quello della costruzione della cosiddetta just culture della quale ci siamo già a più riprese occupati nelle nostre pagine, e che ha tra i sui cardini il concetto di “cultura del riporto”.

Cultura del riporto, ovverosia messa in comune degli errori eventualmente commessi nell'esercizio delle propria professione allo scopo di far crescere la consapevolezza collettiva, che non può prescindere dall'assicurazione della “non perseguibilità” degli errori stessi. Il tutto presuppone, ovviamente, la messa in atto di un sistema che raccolga i report forniti in forma anonima e volontaria dagli equipaggi, li elabori, e li rimetta a disposizione dalla comunità. Un sistema che ha, come è naturale, i suoi costi che però la UE non pare più disposta a sopportare, ed è questo che preoccupa chi la sicurezza aerea la vive tutti i giorni in prima persona sulla propria pelle.

L'approccio migliore per prevenire gli incidenti, come ricorda infatti il presidente di ECA Nico Voorbach è quello che incoraggia l'apprendimento dagli errori, e per fare questo i piloti, i controllori del traffico aereo e tutte le altre professionalità del trasporto aereo devono sentirsi liberi di parlare apertamente degli eventi che riguardano la sicurezza (siano essi incidenti o errori in buona fede) in un ambiente che garantisca la riservatezza e che non esponga né a rappresaglie a livello aziendale né porti ad infondate persecuzioni legali.

Dal canto suo Alexis Bratwaithe (presidente della International Federation of Air Traffic Controllers Associations) pone in guardia contro l'adozione di requisiti meno stringenti che, pur garantendo una riduzione delle spese, rappresentano una battuta di arresto destinata a ridurre significativamente la capacità di identificare ulteriori pericoli potenziali

Nonostante ciò, i ministri dei Trasporti della UE, in nome della riduzione dei costi, stanno depotenziando sensibilmente le disposizioni relative al sistema di reporting in un ambito confidenziale e non punitivo che stimoli la just culture. Le ricadute a medio-lungo termine della miopia di questo atteggiamento sulla sicurezza del tarsporto aereo sono facilmente intuibili e ben riassunte nella dichiarazione resa alla stampa dal Segretario Generale di ECA Philip von Schöppenthau.

"Questa strenua attenzione ai costi non contribuirà certamente a migliorare la sicurezza aerea".

(21 giugno 2013)

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