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Post Scriptum

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Post Scriptum: rileggendo quanto scritto in quelli che considero quattro brevi racconti di viaggio, qui presentati come Punto di non ritorno, non posso non fare pubbliche alcune delle considerazioni che mi vengono in mente.


La prima è che è veramente difficile, ed arte di pochi, riuscire a raccontare ad altri esperienze cosi forti e toccanti senza cadere o nella sciocca autocelebrazione, o nel tecnicismo da guida turistica. Spero di essere riuscito ad essere semplicemente me stesso, sempre meglio che uno dei casi sopracitati, cosa che francamente mal sopporterei (se ritenete sia successo, non esitate a rappresentarlo: salverete il mondo da un altro egocentrico).

La seconda è la consapevolezza di non poter, per ovvi motivi, dire tutto quello che si vorrebbe; parlare di tutte quelle persone a loro modo meravigliose, con cui hai lavorato e condiviso una attività non certo di routine, in un luogo ove la routine non esiste.

La terza è la gioia, di aver potuto contare sulle expertise di personale di elevatissimo livello morale ancora più che tecnico, e la necessità di raccontare di quelli che rendono il volo, ovunque esso si svolga, una attività sicura e meravigliosa, efficiente ed efficace, anche quando si tratta di scommettere contro forze immensamente più grandi, potenti e volubili di noi.

Mi riferisco al personale meteo.

Non potevo non raccontare di loro. Non io, con un papà, umile ed appassionato pioniere di quel servizio meteorologico dell’Aeronautica Militare, che ebbe la visione, fra i primi al mondo, di portare nelle case degli italiani, con la sua divisa ed il suo volto, il colonnello Bernacca: le previsioni del tempo per tutti.

Ed allora come non raccontare di Pino e di Andrea, quelli che dal primo all’ultimo giorno di permanenza in Antartide hanno assicurato il futuro della spedizione, nel vero senso del termine, fornendo la visione di un futuro chiaro anche quando le fosche nubi del maltempo si addensavano intorno.

Pino, conosciuto durante una vera e propria notte scura, previsore appassionato e competente, talmente immedesimato nelle nostre richieste di piloti da venire in volo a vedere di persona se quello intravisto nelle sfere di cristallo (scusa Pino… nel modello matematico) era veramente lì ad aspettare il nostro equipaggio ed il nostro velivolo.

Andrea, attento e scrupoloso scienziato, sempre alla ricerca dei segni che potessero chiarire il perché di un evento. Come dimenticare le notti alla ricerca dei motivi che avevano reso la previsione sbagliata, e la soddisfazione di smentire i colleghi USA, al di sopra delle loro soverchianti dotazioni tecniche? E poi, la vita in comune, la neve spalata, quella imprevista, il catabatico in orario, la visibilità assicurata…

Dopo non puoi non pensare a quanto sia bello sapere che dietro ad un METAR o ad un TAF non ci sono solo supercomputer ed equazioni matematiche, ma gente come loro. Uomini che si pongono domande, che non dormono fino a che tu non sarai arrivato sano e salvo, che sono con la testa tra le nuvole anche quando sono dietro un diagramma termodinamico dell’atmosfera, che rinunciano al sonno pur di non saltare un lancio di pallone sonda.

Stregoni, scienziati, tecnici... i nostri meteo; ma non trovo che una definizione adeguata se non amici.

(9 agosto 2013)

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