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Standardizzare...

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Cito testualmente dal vocabolario “Treccani “:

1)    Conformare a uno standard, a un tipo o modello considerato normale e generalmente valido.
2)    (estens. e fig.) Rendere uniforme, conforme a un unico tipo, eliminando ogni tratto distintivo e carattere individuale, e quindi livellando e spersonalizzando.


In ambito aeronautico la standardizzazione è quasi una psicosi di gruppo. Si standardizzano le procedure, le viti ed i bulloni, si standardizzano le misure dei cavetti, la posizione degli strumenti sul cruscotto, le strisce sulla pista, le ruote, le parole e le frasi…

Ma ci pensate quale shock culturale sia, per un italiano medio, dover standardizzare lessico e linguaggio? Per degli estremisti logorroici e dalla insanabile ed inguaribile mania di distinzione individuale del singolo dal gruppo sociale quali siamo, dover ridurre a poche e ben definite frasi di procedure tutto il mondo descrivibile e raccontabile di un volo?

Certo è dura, ma quasi quasi si è riusciti anche in questo… potenza della standardizzazione.

Si è standardizzato il peso del passeggero (anche se con molti dubbi ed incertezze), e nonostante la deregulation stiamo assistendo alla standardizzazione delle tariffe, almeno nelle grandi linee, visto che sembra finita oramai anche l’era del low cost bello e selvaggio.

Gli aeroporti di tutto il mondo utilizzano strutture ampiamente standard, e le procedure di check in e gestione dei passeggeri sono praticamente uguali ovunque, con somma gioia proprio dei passeggeri che sanno oramai muoversi benissimo, ovunque essi siano nel mondo, fra code per il bagaglio, code per il controllo di sicurezza, code per l’imbarco, code per il recupero dei bagagli, code per la denuncia della scomparsa del bagaglio, code per il taxy e code sul raccordo Roma-Fiumicino… code standard ICAO naturalmente…

Ora, in questa orgia massificaziocratica (fatemi essere italiano…) di norme volte alla piena ed incondizionata interscambiabilità delle procedure e dei materiali, in questo mondo regolato da testi dettagliati e pedissequi più di un credo religioso oltranzista, dove tutto deve essere standard e sembra non esservi il benché minimo spazio per la fantasia e la creatività del singolo, ecco spuntare una crepa, una piccola ed apparentemente insignificante differenziazione, riguardante un particolare del volo con il quale ogni utilizzatore del mezzo aereo si scontra ogni santa volta che decide di viaggiare per l’infinito aere:  il bagaglio a mano…

Dal sito del bagaglio secondo Alitalia:

Puoi portare in cabina un solo bagaglio a mano del peso massimo di 8 kg che, comprese maniglie, tasche laterali e rotelle, non superi le seguenti dimensioni: 55 cm di altezza, 35 cm di larghezza e 25 cm di spessore.

Dal sito del bagaglio secondo Easyjet:

Puoi ancora scegliere di portare UN solo bagaglio di dimensioni leggermente più grandi e non superiori a 56 x 45 x 25 cm, maniglie e ruote comprese. Tuttavia, su alcuni voli affollati, il tuo bagaglio potrebbe dover essere alloggiato nella stiva.

Dal sito del bagaglio secondo Ryanair:

È consentito tassativamente un solo bagaglio a mano per passeggero (neonati esclusi ) con un peso fino a 10 kg e con dimensioni massime di 55 x 40 x 20 cm (borse, ventiquattro ore, laptop, sacchetti con acquisti, fotocamere, ecc. rientrano nell'unico pezzo di bagaglio a mano consentito).

Mi rivolgo ora umilmente e cosparso di cenere (vulcanica ) all'egregio sig. ICAO, all'eccellentissima sig.ra IATA, alleVostre Santità FAA et JAA, ENAC, ENAV, ACI, CAI, ANPDI…insomma, a chi può ascoltarmi: uno standard per il bagaglio a mano, così da non dover comprare un catalogo di borse, si può sperare di averlo in futuro?

Firmato:
uno dei tanti che ha dovuto pagare
un supplemento più alto del prezzo del biglietto…


(3 ottobre 2013)

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