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Qualcosa si muove?

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La notizia degli scioperi dichiarati in molte basi dai piloti di EasyJet ha colto di sorpresa gli osservatori del settore, perché uno dei punti di forza della compagnia era appunto un personale navigante fortemente motivato e soddisfatto delle proprie condizioni.


A dire il vero, anche l'altra grande low cost europea, Ryanair, rivendica analoghi sentimenti da parte dei propri piloti, ma la grossa differenza tra le due risiede nel fatto che mentre EasyJet non ha mai posto grossi ostacoli alla sindacalizzazione dei propri dipendenti, in casa Ryanair la penetrazione delle storiche organizzazioni professionali è sempre stata contrastata.

In diverse occasioni il vulcanico O'Leary aveva definito “fallite”, le organizzazioni sindacali inglesi e irlandesi che avevano cercato un seguito tra i "suoi" piloti... che poi tanto "suoi" non sono, visto che la maggior parte di essi (il 75% circa) in realtà non sono direttamente assunti, ma prestano servizio per conto di agenzie di impiego, molte delle quali direttamente partecipate da Ryanair stessa. Un modello di relazioni industriali a dir poco disinvolto, dove la rappresentanza dei piloti è confinata ad un sistema di rappresentanza interna chiamato Employee Representative Committees (ERC); sistema che molti dipendenti della compagnia hanno definito “a senso unico”, perché più che rappresentare le istanze dei lavoratori serve essenzialmente a veicolare le richieste dei vertici.

La nascita di RPG (Ryanair Pilot Group) ha in qualche modo rotto questo equilibrio, ma i piloti eventualmente interessati ad aderire alle iniziative portate avanti da RPG sono stati minacciati senza tanti complimenti di licenziamento (liable for dismissal) con una circolare firmata da Tim Conway, capopilota della compagnia. E sulla serietà di tale minaccia forse ha qualche cosa da dire John Goss, da molto tempo comandante in Ryanair, messo alla porta dopo la sua partecipazione a un documentario messo in onda dall'emittente inglese Channel 4.

Dal canto suo O'Leary, con l'atteggiamento spavaldo che lo contraddistingue, il 29 agosto scorso aveva dichiarato che sarebbe stato disponibile a discutere con quelli che definisce "sedicenti rappresentanti" dei piloti Ryanair solo se questi avessero raccolto l'appoggio della maggioranza dei piloti, e si era spinto anche a fornire un numero: circa 1601.

Bene. Ora Evert van Zwol, comandante olandese e portavoce di RPG afferma che tale numero è stato superato, e che considerando sia i piloti direttamente assunti che quelli sotto contratto di agenzie esterne, l'elenco degli aderenti a Ryanair Pilot Group ha superato la fatidica "quota 1601". Ovviamente, visto quanto è successo al comandante Goss, i nomi non sono stati divulgati, ma van Swol, spalleggiato anche dall'organizzazione dei piloti europei (ECA), chiede a O'Leary di tenere fede a quanto aveva dichiarato in estate.

A complicare ulteriormente le cose, c'è il fatto che allo stato attuale, non vi è alcuna disposizione di diritto dell'Unione Europea che consenta di riconoscere un gruppo di dipendenti che, anche se lavorano tutti per la stessa società che è a sua volta riconosciuta a livello europeo, sono in realtà basati in diversi Stati membri dell'Unione. E Ryanair, appunto, opera con i suoi aerei da quasi 60 basi sparse in tutta Europa.

O'Leary ha fin qui fatto orecchie da mercante, e probabilmente passerà del tempo prima che sia disposto a manifestare nei confronti dei suoi piloti la medesima, insospettata, disponibilità dimostrata negli ultimi mesi nel rivedere le proprie politiche nei confronti dei passeggeri, i quali hanno goduto (o godranno in un futuro molto prossimo) di un notevole taglio alle miriadi di sovrapprezzi e penali applicate al costo base del biglietto per le più svariate ragioni.

E' vero, d'altro canto, che molte delle clausole sulle quali la policy della compagnia sarà, per così dire, "ammorbidita" erano finite nel mirino di diversi tribunali europei, uno dei quali, la sesta sezione del tribunale commerciale di Madrid, ha emesso una sentenza che le definisce "vessatorie", dando così ragione al ricorso delle associazioni dei consumatori. In mancanza di orientamenti precisi da parte delle autorità politiche, sembrano dunque essere i giudici a tracciare le linee guida di una regolamentazione multinazionale.

Resta da vedere se questo potrà risolvere anche altri problemi, come quello di un comune contratto di lavoro o quello di una politica previdenziale, fiscale e assistenziale globale, che stanno evidentemente molto a cuore ai piloti.

(4 dicembre 2013)

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