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Silenzio, si vola!

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In un paese come l'Italia, che benché le tariffe siano mediamente più alte del resto d'Europa e la copertura offerta sia peggiore, si situa in testa alle classifiche di cellulari venduti, suonerà strano che negli USA la possibilità di usare il telefonino a bordo abbia più nemici che sostenitori.


In questi ultimi giorni ci si è messo anche un legislatore, e non uno qualsiasi, visto che Bill Shuster, di fede repubblicana, è il presidente della Commissione Trasporti della Camera dei Rappresentanti, che grosso modo corrisponde alla nostra Camera dei Deputati. A quanto pare, a preoccupare i legislatori americani non è tanto il rischio di interferenze sulla strumentazione di bordo, sul quale si dovrà comunque pronunciare la Commissione Federale per le Comunicazioni (FCC), ma la quiete e la tranquillità dei passeggeri.

Tecnicamente, anche se il bando sui cellulari classici rimane (e del resto è difficile trovare copertura  a 10.000 metri di quota), le comunicazioni vocali sono già da tempo possibili a bordo. Anzi, già molti anni fa si poteva (ed era addirittura più facile di oggi, grazie agli ormai desueti standard TACS) "agganciare una cella" durante il volo. Ma non è di questo che stiamo parlando.

Sugli aerei, da molti anni, è possibile utilizzare la telefonia satellitare. A dire il vero, questo genere di comunicazioni era stato introdotto per consentire lo scambio di dati meteo e di traffico a fini operativi, ma qualcuno aveva in seguito pensato che quell'impianto poteva servire anche a scopi telefonici. E' vero, le possibilità del sistema erano limitate, e non consentivano l'effettuazione di molte chiamate in simultanea, ma era sempre meglio di niente. Si cominciarono così a montare in cabina (nella parte posteriore degli schienali o nei braccioli delle poltrone) delle cornette munite di tastiera e corredate di slot per la carta di credito. E qui cominciavano le dolenti note, perché pochi secondi di conversazione costavano un botto; senza contare che un sistema del genere consentiva di chiamare, ma non di essere chiamati. Sia come sia, gli apparecchi montati diventarono ben presto ricettacolo di polvere, e il silenzio continuò a regnare a bordo.

In tempi più recenti si pensò di coniugare la tecnologia cellulare a quella satellitare, creando una cella ad hoc per il singolo aereo (ovviamente opportunamente schermata per evitare interferenze), e veicolando poi il traffico attraverso la rete satellitare. Divenne così possibile anche ricevere una telefonata, ma gli impianti avevano comunque una pesante limitazione sul numero delle comunicazioni che era possibile stabilire contemporaneamente. A dire il vero quest'ultimo problema non parve assillare i potenziali utenti, perché il transito attraverso la telefonia satellitare contribuiva comunque a mantenere i prezzi alti... e il silenzio ha continuato a regnare.

Oggi però, sempre attraverso una cella ad hoc, è diventata realtà la connessione in volo al web, con tutto quello che ne consegue: navigazione su internet, scambio di email, e messaging di varia natura. La tecnologia digitale, con lo sfruttamento intensivo della banda che le è peculiare, contribuisce a rendere i prezzi decisamente più abbordabili e, ciliegina sulla torta, apre la strada anche al VoIP, Voice over Internet Protocol: in parole povere, le economicissime chiamate che ognuno di noi fa giornalmente dal suo PC.

Eccoci dunque arrivati alla realizzazione del sogno dei maniaci del telefonino? Ebbene pare che ancora i tempi non siano maturi, perché il signore di cui parlavamo in apertura, pur riconoscendo che utilizzare i propri smartphone e tablet in volo per connettersi e scambiarsi messaggi di testo sia senz'altro utile, ha presentato una proposta di legge tesa a vietare l'utilizzo dei servizi vocali.

L'argomentazione è di una chiarezza lapidaria, e suona più o meno così: "Quello che vogliamo evitare è che un volo si trasformi in una condanna all'ascolto di pettegolezzi tra finestrini e corridoio". Ed è superfluo dire che ha suscitato reazioni  molto vivaci, manco a dirlo, da parte delle compagnie di telecomunicazione, che fanno lobby per una liberalizzazione più o meno spinta dei servizi telefonici in volo.

Ma la cosa strana è che a pensarla esattamente come Shuster sono anche molte compagnie aeree, a quanto pare intenzionate a mantenere i loro divieti indipendentemente dalle decisioni che prenderà la FCC. La Delta, per esempio, afferma che il feedback dei clienti spinge al mantenimento delle attuali politiche di divieto, e anche il colosso low cost JetBlue è più o meno sulla stessa linea. Dal canto loro, i clienti di United Airlines "...hanno espresso preoccupazione per l'impatto che l'uso dei telefoni cellulari in volo avrà sulla loro esperienza a bordo".

E del resto, a ben pensarci, anche le compagnie ferroviarie che offrono vagoni phone free (Italo le chiama "carrozze relax") vedono regolarmente quei posti andare esauriti prima degli altri.

(12 dicembre 2013)

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