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La moglie del pilota

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La moglie del pilota è una persona straordinaria. Non è facile vivere con un navigante soprattutto nei recenti anni in cui questa professione è cambiata moltissimo: la relazione con un pilota è una storia ad intermittenza, che segue le apparizioni e sparizioni da casa dovute alla turnazione dei voli.


Immaginate di dover riorganizzare la vostra vita quotidiana ogni volta che il marito (o comunque il coniuge, perché anche a parti invertite i termini del problema restano immutati) parte e sta via per molti giorni, poi torna e di nuovo riparte.

È una vita a metà, in cui bisogna saper affrontare le vicissitudini familiari da sole ed essere poi capaci di sincronizzare di nuovo i propri ritmi con l'arrivo in casa del partner, che sembra quasi un estraneo dopo essere stato lontano per tanto tempo.

In molti non ce la fanno, ed è così normale purtroppo conoscere famiglie scoppiate anche dopo aver trascorso tanti anni insieme e non è colpa di nessuno, se non di una vita che non può essere definita “di coppia”.

Ma per chi resta insieme sembra ormai un miracolo a detta delle statistiche, o forse una magia che si crea e che stupisce in maniera piacevole, con la speranza che duri per sempre.

Con la fine di Alitalia nel 2008 un'altra grande prova ha messo a rischio la storia delle mogli dei piloti italiani, ed è stata quella di dover lasciare il paese ed emigrare in posti lontani, spesso diversi per clima e cultura.

Io all'epoca sono stato fortunato, non ero ancora sposato quando mi sono trasferito in Medio Oriente, anzi, ho conosciuto mia moglie proprio durante questo esilio forzato, ma per tanti altri non è stata una esperienza facile e tuttora non lo è.

In questi anni ho incontrato donne eccezionali, con una energia e una forza formidabili che hanno seguito i propri mariti in un'avventura inaspettata e affatto facile.

Tutte le problematiche della solitudine nei giorni in cui il marito è in volo sono ora moltipilicate all'ennesima potenza. Gestire i figli, la scuola, la spesa e le semplici azioni di ogni giorno sono una nuova sfida. E per fortuna all'estero si creano comunità molto forti dove ci si aiuta a vicenda volentieri, forse più che stando in Italia.

È questo uno degli aspetti più piacevoli della vita da “expat”, che però non sostituisce la famiglia e quando il marito-pilota ritorna a casa è sempre una festa.  Non è stato certamente facile senza di lui.

Si contano i giorni che mancano al prossimo periodo di ferie come al servizio di leva, quando queste super mogli e super mamme torneranno a casa, in Italia, a mostrare ai nonni quanto i nipoti siano cresciuti. A volte alcune di loro restano lì,  non riescono a riprendere la vita da “expat”.

Così i mariti iniziano la vita del “pendolare” o “commuter”, in cui cercheranno di tornare a casa in ogni momento libero, impegnandosi in lunghe trasvolate per il mondo in aggiunta a quelle dovute per il proprio lavoro.

Molto spesso è più il tempo che spendono per aria in viaggio di quello che passano a casa. Io non l'ho mai sperimentato, ma chi lo fa dice che va bene così, anche restare solo poche ore in famiglia rende ogni sacrificio accettabile, ma che fatica!

Recentemente ho letto su Facebook una lettera molto bella, scritta dalla moglie di una pilota che ci racconta molti dei sacrifici costretta a fare a causa della professione del marito, ma conclude dicendo che è raro oggi vivere assieme ad una persona che ha un grande sogno e che può realizzarlo ogni giorno.

Lei invece ha questa opportunità e si definisce quindi una donna molto fortunata.

(15 giugno 2014)

 

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