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Ora ce lo spiega lui...

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Se c'è una cosa che fa accapponare la pelle di chi si occupa seriamente di incidenti aerei, questa è l'approssimazione, la superficialità e l'ignoranza di cui certi personaggi “politici” fanno mostra quando affrontano temi riguardanti la sicurezza aerea.


D'accordo, per un “politico” l'importante non è cercare la verità che si nasconde dietro a certi eventi, ma piegare la loro ricostruzione ai propri fini (e illuminanti a questo proposito sono le a dir poco discutibili esternazioni di Carlo Giovanardi sull'abbattimento del DC-9 Itavia nei cieli di Ustica) tuttavia un comune senso del ridicolo (se non vogliamo scomodare il ben più corposo concetto di “pudore”) dovrebbe bastare a dissuadere certi personaggi dall'avventurarsi a disquisire di argomenti dei quali sanno con tutta evidenza poco o niente.

Oggi la storia, e sempre a proposito di un abbattimento, si ripete con le deliranti dichiarazioni di tale Matteo Salvini che, ospitato da una trasmissione a diffusione nazionale, ci ha scodellato la sua personale versione dei fatti sull'abbattimento del volo MH-017 nei cieli ucraini il 17 luglio scorso.

Sostiene in buona sostanza il suddetto Salvini che si stia ponendo in atto una montatura ai danni del premier russo Putin e del paese da lui rappresentato, accusati dall'opinione pubblica internazionale di avere pesanti responsabilità nella situazione che ha condotto all'abbattimento del Boeing, e per  avvalorare la sua ipotesi si avventura  in una serie di considerazioni a dir poco sconcertanti a proposito dell'inchiesta, a suo dire “secretata”: “...andate a vedere e informatevi, chiedete le scatole nere, perchè non danno più le scatole nere? Perchè non dicono più niente?”

Ora, a parte il fatto che in questa storia se c'era qualcuno che le famose “scatole nere” non le voleva dare, questi erano i guerriglieri filorussi nei giorni immediatamente seguenti l'incidente, sarebbe forse il caso di ricordare al Salvini che i due registratori sono attualmente in mano alll'Air Accidents Investigation Branch inglese, che ne cura la trascrizione per conto della commissione internazionale d'inchiesta, la quale commissione ha, in data 9 settembre e quindi in linea con la tempistica standard riconosciuta dall'ICAO (agenzia ONU), reso note le conclusioni preliminari dell'inchiesta e sta lavorando per fornire quelle definitive.

Certo, c'è ancora molto da lavorare, ma lo sa il Salvini che la prima operazione di recupero su larga scala dei rottami si è conclusa solo il 23 novembre scorso? Lo sa che i reperti sono finalmente arrivati alla loro destinazione solo il 9 dicembre? Lo sa che la loro analisi, come qualsiasi normodotato può facilmente capire, è fondamentale per la ricostruzione dei fatti e la ricerca della loro causa? Lo sa che il ritardo nell'acquisizione dei reperti è stato dettato dagli intralci posti in essere dai soliti ribelli filorussi?

Se lo ricorda il Salvini lo squallido teatrino di barbuti armati e scagnozzi in passamontagna nero che hanno impedito per giorni e giorni ai membri della commissione d'inchiesta, messa in piedi secondo le regole internazionalmente accettate, l'accesso ai resti del Boeing B-777 di Malaysia Airlines? E ce l'ha una vaga idea della collocazione “politica” di quegli energumeni che razzolavano tra i rottami ancora fumanti, rimuovendo a loro piacimento oggetti che potrebbero costituire evidenze fondamentali ai fini dell'inchiesta?

Ecco, se volesse rispondere a queste poche domande, e se lo facesse dimostrando di avere compreso di cosa stia in realtà parlando, forse saremmo disposti ad accordare al Salvini un po' di credibilità in campo aeronautico.

Dubitiamo che lo farà...

(13 dicembre 2014)

 

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