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I lunghi giorni delle aquile

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Sono andati in onda recentemente, sulle reti televisive a pagamento e libere, alcuni film di genere aeronautico che hanno una discreta importanza nella filmografia di settore. Iniziamo col recensire un vero e proprio mito del cinema aeronautico: “I lunghi giorni delle aquile”.


giorniaquileQuesto, almeno, il titolo italiano che porta in verità fuori strada, perché la traduzione esatta del titolo originale sarebbe stata senz'altro più significativa: “La battaglia d’Inghilterra”. Tuttavia, a causa di un film di produzione italiana recante il medesimo titolo e uscito poco prima della pellicola britannica, la distribuzione dovette ripiegare su questo “I lunghi giorni delle aquile”, a mio avviso non proprio felice. Anzi per dirla tutta, il titolo originale era “Battle of Britain” che consentiva una identificazione dei fatti davvero inconfondibile.

Al centra della vicenda, la leggendaria resistenza dell'aviazione inglese contro quella tedesca durante la Seconda Guerra Mondiale. Il terzo Reich lanciò un attacco aereo con un rapporto di forza di quattro a uno sulla RAF: per evitare la catastrofe ogni aereo britannico avrebbe dovuto abbattere quattro aerei tedeschi, e la RAF ci riuscì, aiutata anche da volontari polacchi, cecoslovacchi e di altri paesi. Nell'estate del 1940 il maresciallo Goering, comandante della Luftwaffe, scatenò 2500 aerei sull'Inghilterra che si difese strenuamente con forze impari. La storia è nota, i nazisti chiamarono Adlertag (giorno dell'aquila) il 13 agosto1940, quando partì il primo, massiccio attacco della Luftwaffe (1485 aerei tra caccia e bombardieri).

La parte dominante del film sono le riprese delle battaglie aeree (spesi circa 12 milioni di dollari del 1968 per realizzarle, su un totale di 17), alcune riproposte però più volte in maniera stucchevole. Queste magnifiche riprese non bastarono in ogni caso a risollevare il film dalla pessima critica (piatto, ripetitivo e ipocrita) e dallo spreco dell’apporto di famosi attori, spesso irriconoscibili sotto caschi e occhialoni. Inadeguate anche le scene a terra. Sulla lavorazione del film e i suoi retroscena è stato scritto anche un divertente libro di Leonard Mosley (Battle of Britain: The Story of a Film - Londra, Pan Books, 1969). In ogni caso, la distribuzione della pellicola si risolse in grosso insuccesso commerciale portando un deficit di circa 10 milioni di dollari.

Il film trasforma l'evento storico della Battaglia d'Inghilterra in un grande spettacolo cinematografico incentrato sui duelli aerei ricostruiti con realismo e attendibilità storica e soprattutto con grande dispiegamento di mezzi, che fanno del film il più grande lavoro sull’”epica dell’aria” della storia cinematografica. Basti pensare che furono mobilitati 106 aerei, di cui 70 in condizioni di volo (quasi come in "Wings" del 1927 o "Angeli dell'inferno" del 1930). Un film "cult" almeno per gli appassionati del genere.

Paragonando questa pellicola con i film d’aviazione attuali, in cui le scene aeree sono sostituite da cartoni animati o immagini digitali, appare chiaro che la  qualità delle immagini (grana, struttura, colore), ma anche il cambiamento dei piani, non può competere con le scene di "Battle of Britain". Insomma più "Guerre Stellari" che la riproduzione delle evoluzioni di un Fokker Dr.1 o di un P-51 Mustang, basta vedere "Flyboys", "Red Tails" o “Unbroken”.

Ad oggi è chiaro che le belle immagini riprese in volo dallo specialista Skeet Kelly non sono state superate. Ma se le sequenze belliche risultano ben fatte, e quindi capaci di avvincere lo spettatore, il lato debole del film è sicuramente la sceneggiatura, incapace di creare personaggi credibili e storie dotate di un minimo di spessore narrativo: non appena si scende a terra, dopo le suggestive evoluzioni aeree dei bravissimi stuntpilots appositamente scritturati, dialoghi e traversie umane e sentimentali dei piloti della RAF sprofondano nel ridicolo e nella noia.

La mitica frase di Churchill "Never in the field of human conflict, was so much owed by so many to so few" che descrisse in sintesi la Battaglia, doveva essere restituita tramite l’impiego del maggior numero di mezzi reali ed alla fine, grazie ad un’incredibile ricerca portata a termine da "Hamish" Mahaddie, si raccolse il più alto numero di aerei storici volanti mai realizzato, tanto che qualcuno calcolò che era stata messa insieme la 35ª Forza Aerea di quei tempi. Gli aerei tedeschi furono in gran parte gli “spagnoli” He 111, Bf 109, Ju 52, prodotti su licenza in quel paese, gli esterni riguardanti i tedeschi furono girati nella base di Tablada messa a disposizione dell’Ejercito dell’Aire. Più complicato fu riunire un numero sufficiente di Spitfire ed Hurricane.

Molte modifiche dovettero essere apportate sia ai mezzi volanti che a quelli statici o solo “rullanti”, per mettere la linea degli aerei in condizioni di rappresentare con realismo l’epoca degli scontri. Anche la RAF collaborò mettendo a disposizione la base di Duxford ed altri siti. Nel film furono così utilizzati, tra gli altri, 12 Spitfire volanti, 7 rullanti, e 10 statici, 3 Hurricane volanti, 2 rullanti ed uno statico, 2 He 111 volanti (i CASA 2111), ben 19 Bf 109 volanti (gli HISPANO HA-1112) e 6 rullanti, 2 Ju 52 volanti (il CASA 352L), tanto per citare i principali mezzi usati per le riprese fatte da bordo di un B-25 appositamente attrezzato.

Tra gli attori spiccano: Christopher Plummer, Harry Andrews, Michael Caine, Trevor Howard, Curd Jürgens, Michael Redgrave, Robert Shaw, Susannah York, Kenneth Moore, Ian McShane, Kenneth More e Laurence Olivier nella parte del Maresciallo dell’Aria Hugh Dowding.

L’idea del film fu del produttore polacco Benjamin Fisz un ex pilota di Spitfire dello squadrone polacco “303” che si basò sul libro “The narrow margin” di Derek Wood. Regia di Guy Hamilton, sceneggiatura di James Kennaway e Wilfred Greatorex,  Musica di Ron Goodwin e fotografia di Freddie Young.


Scheda filmografica
Titolo originale: Battle of Britain
Paese e anno di uscita: Gran Bretagna, 1969
Regia: Guy Hamilton
Interpreti principali:
Laurence Olivier
Michael Caine
Christopher Plummer
Curd Jürgens

 

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