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Il mio amico pilota

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Ho un amico pilota. Ha passato da qualche anno le 50 primavere. Viene dall’Aeronautica Militare dove ha volato sui caccia ed ha anche comandato un Gruppo di Volo prima di congedarsi con il grado di tenente colonnello e di essere assunto in una compagnia aerea italiana.


Nella compagnia civile ha ricominciato con la sua striscettina da secondo pilota. Non è stato facile ripartire praticamente da zero, ma lui aveva grandi speranze di ricominciare una nuova e stimolante carriera nell’aviazione civile. Ha cominciato sul medio raggio, come tutti d’altra parte, ma mi ha sempre raccontato di quanto gli sarebbe piaciuto passare sul lungo per visitare nuove città e per conoscere nuove culture.

L’ho rivisto recentemente dopo che le nostre strade si erano separate per vari motivi. Dopo 16 anni ha tre strisce e fa ancora il copilota sul medio raggio. Mi ha raccontato di come nessuno ancora gli abbia chiesto se gli sarebbe piaciuto passare sul lungo. Mi ha raccontato di come, intanto, abbia visto carriere fulminanti di piccoli sindacalisti e figli di importanti politici. Mi ha narrato, avvilito, di fusioni e cambi di società che lo hanno portato a volare con comandanti con due terzi dei suoi anni e la metà delle sue ore di volo. Mi ha illustrato una situazione di continuo degrado per quanto riguarda alberghi e pasti che vengono fornito dalla compagnia per la quale lavora.

Nel frattempo la sua vita familiare è andata a rotoli: si è separato e deve passare un sostanzioso assegno di mantenimento alla sua ex. Vive in affitto in un piccolo bilocale perché la casa, come i figli, sono rimasti alla ex moglie. Ha una nuova compagna, ma lei vive in una città del nord e così lui pendola alla bell'e meglio cercando di barcamenarsi tra i turni, il nuovo amore ed il tempo da dedicare ai suoi figli.

L’ho visto proprio giù, stanco. Gli ho chiesto se non fosse il caso che si prendesse una pausa, per ricaricarsi un po’ insomma, magari considerare di chiedere un po’ di sostegno psicologico in questo momento di difficoltà. Mi ha guardato come se fossi un pazzo. “Amico mio”, mi ha detto, “prima di tutto, se mi fermo non volo, e se non volo non guadagno, e se non guadagno come posso mantenere le mie due famiglie? Poi, dopo quello che è recentemente successo in Francia, ho paura che qualche zelante medico, giusto per essere dalla parte del formentone, decida di togliermi l’idoneità al volo per chissà quanto tempo. Devi anche considerare che se aprissi malattia per più di un tot di giorni, o se perdessi, anche momentaneamente, l’idoneità al volo, la compagnia per la quale lavoro potrebbe tranquillamente licenziarmi. E poi come camperei? Chi assumerebbe un ultracinquantenne che per tutta la vita non ha fatto altro che volare? No grazie, mi tocca andare avanti sperando di arrivare alla pensione senza essere completamente distrutto.”

L’ho salutato con molta tristezza: era una persona piena di entusiasmo ed un pilota in gamba; adesso sembra solo infelice e frustrato nella vita come nel lavoro. Andava a fare l’annuale sessione di addestramento in aula; gli ho detto che almeno lì avrebbe potuto incontrare qualcuno dei suoi capi, piloti anche loro, e che a loro avrebbe potuto esprimere le sue difficoltà e le sue frustrazioni.

Mi ha guardato di nuovo come se fossi un pazzo: “Se mi chiedono qualcosa”, mi ha detto, “gli dirò quello che si diceva sotto le armi al generale che ti chiedeva come stavi: rancio ottimo ed abbondante signor generale!”

(9 aprile 2015)

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