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Aeronauticamente emergenti - I

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I - L'articolo scritto qualche giorno fa dall'ottimo Ivan Anzellotti mi offre il destro per qualche precisazione sullo stato della sicurezza dell'aviazione commerciale in quelli che i più benevoli definiscono “paesi aeronauticamente emergenti”, e che altri più rudemente relegano nel “terzo mondo aeronautico”.


Stiamo parlando, per esempio, di quei paesi che, nella famosa black list dell'Unione Europea, figurano per intero, salvo qualche eccezione. In poche parole, anziché vedere elencate due o tre compagnie, tutte le compagnie di un paese sono interdette dal sorvolare gli spazi aerei europei. Poi, magari, siccome non è possibile privare totalmente un paese, e per giunta spesso grande e popoloso, della possibilità di avere collegamenti autonomi con la vecchia Europa, si cercano delle scappatoie.

Una di queste consiste nell'accordare a una delle compagnie più importanti (spesso la compagnia di bandiera) del paese in questione l'autorizzazione a esercitare le linee da e per l'Europa facendo ricorso ad aerei presi in wet-leasing (noleggio di aerei completi di equipaggio) da compagnie non incluse nella lista nera. Così facendo, in pratica, si delega ad altri il raggiungimento e il mantenimento dei requisiti di sicurezza minimi richiesti dalla normativa europea.

L'altra scappatoia è quella di includere almeno una delle compagnie di uno stato nel cosiddetto “Annesso B” della black list. In questa seconda parte della pubblicazione sono indicate le eccezioni, vale a dire quegli aerei che, pur appartenendo ad una compagnia soggetta a bando, sono comunque autorizzati a volare in Europa. In genere l'inserimento in questa lista presuppone che la manutenzione degli aerei esentati dal divieto sia effettuata all'estero, da ditte approvate dall'EASA; altrettanto dicasi per l'addestramento e il controllo degli equipaggi destinati a pilotarli.

Vi sarete già accorti che, al di là degli accorgimenti sopra elencati, l'inserimento di una nazione intera nella black list equivale a dichiarare l'inadeguatezza non delle sue compagnie, ma dell'intero sistema aeronautico del paese, con quello che ne consegue.

Tanto per cominciare, che se vi trovate a viaggiare all'interno di uno di questi paesi, prendere un aereo è cosa senza dubbio arrischiata. E questo è il rovescio della medaglia della black list. Che senso avrebbe infatti inserirci una compagnia dell'Estremo Oriente che dispone solo di quattro o cinque turboelica assolutamente non in grado di raggiungere l'Europa, se non quello di mettere in guardia il cittadino europeo che si trova a viaggiare in quell'angolo di mondo?

In pratica dunque si tratta dunque di un espediente messo in atto dalla vecchia Europa per proteggere in qualche modo i suoi cittadini. A ben vedere però si tratta di una messa in guardia che spesso non ha nessun valore pratico.

Prendiamo l'esempio dell'Indonesia. E' il quarto paese più popoloso del mondo, e i suoi 250 milioni di abitanti sono sparsi su un territorio (sedicesimo al mondo per estensione) a cavallo tra due continenti e composto da ben oltre 17.000 isole.

Come pensate che sia possibile spostarsi rapidamente da un punto all'altro del paese, se non servendosi dell'aereo? (continua)

(16 novembre 2015)

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