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Ma i cieli sono ancora blu?

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La sicurezza nell’alto dei cieli (parte III)
(segue) Non so definire bene, se la principale emozione che provo nel sentire i proclami sulla  sicurezza nazionale, sia la tristezza, la tenerezza o la disperata impotenza… forse un mix sapiente di tutte e tre…


All’indomani delle dichiarazioni sugli spazi aerei nostrani, mi sovviene che, se devo terrorizzare, terrorizzo, non mi risulta che nessun terrorista chieda il permesso prima di agire… vietare un sorvolo e come vietare di rubare… ma qualcuno obietterà che è comunque meglio poco che nulla, ma veniamo alle minacce.

Minaccia droni: i droni fanno tante cose, fanno foto, fanno film, fanno rumore, qualcuno di questi inoltre uccide, altri aiutano ad uccidere, ma non sono proprio alla portata di tutti, anzi in realtà questi ultimi sono utilizzati da pochi, e con non poche difficoltà.

I droni commerciali, da un punto di vista militare, sono poco più che giocattoli. Autonomia limitatissima (pochi minuti o poche centinaia di metri) ed un carico utile di pochi chilogrammi, li rendono un vettore offensivo francamente di scarso rilievo e di uso non produttivo. Se devo portare un chilogrammo di tritolo con un drone, probabilmente faccio prima , e meglio, a portarcelo di persona. Certo con un Reaper (General Atomic MQ9) le cose cambiano, una coppia di Hellfire(AGM 114) fa paura e porta tanta distruzione, ma i Reaper sono difficili da operare, e non li vendono su eBay, anzi a parte che agli inglesi, gli USA non li hanno venduti proprio a nessun altro.

Minaccia aerea specifica: fino a oggi, nessun gruppo terrorista, possiede neanche un embrione di aviazione da combattimento. Anche se DAESH possedesse un’aviazione, e se questa fosse in grado di decollare, la possibilità di portare un attacco fuori dei territori controllati (ed anche su di essi) è, allo stato attuale e per i prossimi mesi, pari a zero. Il cielo sopra la Siria e l’Iraq è una trappola, a volte per gli stessi aerei delle varie coalizioni…

Dirottamento, distrazione, diversione: diversa è la prospettiva di utilizzare aerei civili come vettori cinetici contro obiettivi non protetti, per intenderci come Al Qaeda ha già fatto l’11 settembre del 2011. Per questo tipo di minaccia però, chiudere lo spazio aereo, non serve a nulla, a meno di non chiudere il trasporto aereo in toto, e far volare solo la Naja, nelle sue varie forme, un’ipotesi francamente di difficile realizzazione.

Controlli aeroportuali al massimo livello, misure di sicurezza, tecnologia applicata e un efficiente lavoro di intelligence garantiscono un accettabile livello di sicurezza in questo settore. Certo un ultraleggero può sempre sfuggire (di sicuro sfugge) ai radar, ma quanto danno si può fare con un ultralight? Di certo non più di quello che si otterrebbe con un camion, se non altro per le masse in gioco, lanciato contro l’obiettivo.

Una minaccia che arriva dal cielo è giornalisticamente suggestiva e molto inquietante se pensata dal punto di vista del minacciato, ben lo aveva capito Giulio Douhet nella sua teorizzazione del bombardamento strategico, ma non è questo il nostro problema, l’aereo è sempre il mezzo di trasporto più sicuro, anche se il più esposto. Per ora possiamo essere ancora sereni nel guardare il cielo, anzi, invito tutti a farlo almeno una volta al giorno, con il sole o le nuvole, con  la luna o le stelle, fa bene al morale…

Per chi volesse saperne di più sui missili HellFire,
http://fas.org/man/dod-101/sys/missile/agm-114.htm
sui MQ9 Reaper,
https://fas.org/irp/world/uk/drones.pdf
http://www.dronemagazine.it/2860-mq-9-reaper-cosa-ce-da-sapere-sul-drone-predator-b/
sul generale Giulio Douhet,
http://www.icsm.it/articoli/ri/douhet.html

(28 novembre 2015)

 

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