Iscrizione Newsletter

Iscriviti alla Newsletter



Login

Alcune riflessioni sui droni

Attenzione: apre in una nuova finestra. PDFStampaE-mail

Diventano sempre più numerose le segnalazioni di near miss, cioè di incidenti sfiorati di un nulla tra droni ed aerei di linea. È ovviamente un problema molto serio, eppure non sembra esserci, da parte dell’opinione pubblica, una corretta percezione.


All’aeroporto di Heathrow vi sono stati diversi avvistamenti fino a che qualche settimana fa non si è arrivati all’impatto tra un drone ed un aereo di linea. Fortunatamente, non ci sono state vittime, ma si è cominciato a ragionare sullo scenario che potrebbe emergere da un impatto più consistente.

I droni, come più volte ricordato, consentono di svolgere mansioni, lavori, operazioni che altrimenti sarebbero troppo rischiose. I vantaggi che le operazioni con droni garantiscono sono consistenti: consegna a domicilio di beni, attività di primo soccorso, monitoraggio delle linee elettriche, interventi su terreni impervi, recapito di medicinali nel minor tempo possibile nel luogo di incidente e così via.

Purtroppo, esiste anche un rovescio della medaglia, che comprende anche problematiche di safety, di privacy e di security, cioè di attività volte a creare intenzionalmente un danno, come un attacco terroristico, un’attività illecita ed illegale come il trasporto di droga, e così via. Solo per fare un esempio realmente accaduto negli ultimi tempi, i droni si possono avvicinare alle carceri e recapitare una serie di materiali che vanno dalla droga alle armi.

Alcune società stanno studiando i meccanismi di “contraerea” per i droni, cioè creare un sistema che possa intercettare e rendere innocuo un drone che è andato fuori controllo oppure che abbia l’intenzione di fare del male. Paradossalmente però, non sono i mezzi tecnici che impediscono di intercettare e rendere innocui i droni pilotati con intenzioni malevole a costituire il centro del problema.

Negli USA un centro di ricerca ha stanziato 100.000 USD per escogitare sistemi che possano fungere da contraerea per droni piccoli fino a 5 lbs. Ebbene, per stessa ammissione del responsabile di questo centro di ricerca, la parte tecnica è la meno ostica, poiché ci sono laccioli di tipo burocratico-legale che impediscono di mettere in pratica queste contromisure.

Ad esempio, è stato progettato un radar capace di identificare un drone di piccole dimensioni, cosa molto difficile finora perché sono piccoli, lenti ed immersi in un contesto con molte interferenze. Purtroppo, l'uso del radar è regolato dalla legge sulle frequenze radio, che non possono essere utilizzate a piacimento oltre ad essere costosissime.

Si possono viceversa intercettare le frequenze su cui lavorano i droni con diverse modalità. Ci sono società che già adesso sono in grado di intercettare il segnale mandato dall’operatore al drone via telecomando e prendere possesso del segnale, in modo da neutralizzarlo in qualche modo (deviare la traiettoria, farlo ritornare alla base, o farlo atterrare). Altri sistemi invece prevedono di saturare le frequenze radio, così che quando il drone perde contatto il programma di costruzione lo faccia tornare automaticamente alla base.

Dal punto di vista legale ciò fa sorgere dei quesiti.

Ad esempio, intercettare un segnale radio rientra all’interno della legge sulle intercettazioni, che deve avere l'autorizzazione dell'autorità. Altro problema si pone quando si intende saturare una frequenza, impedendo al proprietario di gestire il proprio veicolo, poiché si configura come hackeraggio e pertanto soggetta alla legge anti-pirateria. Inoltre, i regolamenti della FAA statunitense impediscono di interferire con il volo di aeromobili e dato che il drone è considerato un aereo, si violerebbe un regolamento federale.

Di fondo, quindi, occorre mettere mano ad un ambito che fino ad ora è stato sicuramente sottovalutato, per emanare una legislazione ad hoc. È di tutta evidenza che l’analogia giuridica non è più funzionale all’interpretazione di nuovi fenomeni come i droni. Infatti, per gli aerei si applica il codice della navigazione perché navi ed aerei entrambi navigano. In questo caso, si applica una analogia di secondo grado che ragiona in questi termini: se l’aereo è simile alla nave e il drone è simile all’aereo, allora il drone è simile alla nave.

Aristotele avrebbe qualcosa da ridire.

(4 giugno 2016)

RSS
RSS