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La dignità di urlare “NO”

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Che doccia fredda questa mattina! Non per i dipendenti Alitalia che, compatti e con grande dignità, hanno votato “NO” al referendum, ma per il Governo, gran parte dei sindacati e il management della compagnia che davano per scontata la vittoria del “SI”.


I dipendenti Alitalia, con il loro voto consapevole, hanno voluto dare un messaggio a tutta la nazione per mostrare che cambiare si può, basta volerlo. Certo, accettando rischi e sacrifici personali, ma mai rivoluzione è stata vinta senza morti e feriti. E per questo dobbiamo loro un enorme ringraziamento.

I ricatti ai lavoratori, di qualunque categoria, a cui siamo stati abituati da anni non funzionano più, quelli per cui non c’è mai un piano alternativo. Si deve sempre accettare la strategia messo in atto che, con una monotonia assillante, prevede costantemente il solito menù: una riduzione della flotta da subito con promessa di ampliarla nel futuro e il taglio degli stipendi per i lavoratori.

I tempi sono cambiati, un po’ in tutto il mondo per fortuna, e stiamo assistendo a una riscossa sociale dove il comune cittadino, o come in questo caso i lavoratori, non credono più alle balle dei politici o dei sindacalisti, e non si fanno impaurire da una stampa allineata e concentrata a somministrare le notizie con l’unico scopo di ipnotizzare il lettore e spingerlo verso la direzione voluta.

Già... il sindacato, altro tema caldissimo che si può riassumere con una sola parola “fallimento”.

Il sindacato che chiede agli iscritti di decidere il da farsi con un referendum. In pratica i delegati che delegano i deleganti. Ma allora che ci sta a fare? Poi, fossero rimasti neutrali almeno. Invece che fanno? Mettono una scheda nelle mani dei lavoratori mentre si uniscono al coro delle minacce per cui non c’è alternativa al “SI”.

Premesso che, se fosse vero che non c’è alternativa, allora logica vuole che non avrebbe senso nemmeno indire un referendum. É questa insistenza sul “SI” da parte di Governo, sindacati e dirigenza a farmi pensare che forse i più impauriti dalla vittoria del “NO” fossero proprio questi.

Essere un manager significa anche sapersi assumere le proprie responsabilità. L’assurdità di questa tragedia è invece che, mentre negli anni passati si sono occupati di tutto tranne che del miglioramento dei conti della compagnia, ora girano la partita ai dipendenti, incolpevoli e vittime, in modo da poter addossare a loro la colpa del mancato salvataggio di Alitalia, visto che “gli investimenti sono sul tavolo e il piano pronto a partire”.

Oggi sarà un giorno importante. Vediamo se il Governo e le parti interessate avranno il coraggio di chiudere definitivamente Alitalia cosi come avevano annunciato in caso della impossibile vittoria del “NO”.

Il “NO” è arrivato signori, ora fatevi avanti.

(25 aprile 2017)

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