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La débâcle Ryanair

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Con il passare delle ore si stanno definendo i contorni dell'incredibile "affaire Ryanair”. Un mix di errata (errata?) programmazione dell'impiego degli equipaggi ed un massiccio esodo di piloti avrebbe costretto la compagnia irlandese a cancellare centinaia di voli con severe ricadute per migliaia di passeggeri.


A mio parere andrebbero sottolineati due aspetti principali che però vedo poco citati nei resoconti sui giornali o dalle televisioni.

Il primo aspetto riguarda il problema dei rimborsi per i passeggeri danneggiati. La frammentazione, la relativa esiguità delle somme connessa alla macchinosità delle procedure indurrà molti a subire una perdita ingiusta e di conseguenza consentirà a Ryanair di incamerare indebitamente ingenti somme senza aver prestato alcun servizio.

Il secondo aspetto, questo addirittura "sistemico", riguarda l'omessa sorveglianza del vettore da parte della autorità dell'aviazione civile irlandese, la IAA (Irish Aviation Authority). Ciò che è successo significa che coloro che avrebbero dovuto non hanno mai messo il naso su come venivano programmati i turni di volo (e conseguentemente i relativi carichi di fatica operazionale) e la consistenza delle risorse umane disponibili. Ciò è grave non solo sotto gli aspetti regolamentari e commerciali di concorrenza sleale, ma sopratutto sotto il profilo della sicurezza.

Continuano ad emergere episodi (precursori) inquietanti. Campanelli d'allarme che se non debitamente ascoltati con l'introduzione di adeguati correttivi porteranno a conseguenze nefaste. In tutto questo mi sembra doveroso volgere un "pensierino" alla "cara" EASA (European Aviation Safety Autority) con le sue politiche eterodirette prevalentemente dagli interessi commerciali.

Coloro che masticano un po' d'aviazione ricorderanno, ad esempio, quando con l'intento di stabilire i limiti di volo e di servizio per gli equipaggi, l'EASA decise di affidare uno studio sulla "Fatica di Volo" ad un gruppo di ricercatori svizzero denominato Moebus. I risultati dello studio furono clamorosi perché evidenziarono come troppo e troppo spesso gli equipaggi volavano in condizioni di sovraffaticamento, il che non avrebbe consentito in caso di emergenza in volo di ottenere prestazioni ulteriori da persone già spremute al limite. I risultati, poiché non erano quelli auspicati, furono completamente disattesi dall'EASA, che successivamente consentì con i suoi regolamenti l'introduzione di limiti di volo e di riposo credo riscontrabili in poche professioni. Inoltre la flessibilità d'applicazione di queste regole già di per sè assai gravose, consente praticamente ai datori di lavoro europei di esigere prestazioni fuori dalle logiche e dalla fisiologia.

La "débâcle Ryanair” ha purtroppo molti padrini che ora fanno finta di nulla sperando di non aver lasciato in giro troppi indizi. Purtroppo o per fortuna, in aviazione il passato ritorna più di quanto talora si possa desiderare e i problemi e le connessioni causali hanno effetti imprevedibili per coloro che teorizzano il fatto che "fra la conduzione di una compagnia aerea e di una fabbrica di sapone non ci sono grosse differenze".

Consentire l'introduzione di contratti precari per i naviganti (che si sono poi rivelati essere un patrimonio insostituibile e irrinunciabile per un vettore aereo), pressioni psicologiche pesantissime per spingere la produttività, subornazione dei piloti in aspetti sia operativi che legati alla sicurezza, dumping commerciale, opacità nei rapporti commerciali con aeroporti e comunità locali sono una miscela che finalmente (dico io) è deflagrata gettando schizzi di fango sulla politica e su tutte le autorità dell'aviazione civile nazionali e "in primis" IAA e EASA.

(23 settembre 2017)

 

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