Il bagaglio che uccide
Scritto da Ivan Anzellotti
Quarantuno morti che si potevano evitare, forse non tutti, sicuramente tanti. Ma... quanti di noi prestano attenzione al briefing pre-decollo degli assistenti di volo, quando ci indicano le uscite di emergenza, come utilizzare la maschera per l`ossigeno e soprattutto spiegano che durante una evacuazione non bisogna portarsi dietro il proprio bagaglio?
Siamo sempre troppo occupati sui nostri smartphone negli ultimi minuti concessi prima di doverli spegnere e il risultato lo abbiamo visto pochi giorni fa con l’incidente del volo Aeroflot, quando i passeggeri seduti nelle file posteriori perivano lottando contro il fumo e le fiamme bloccati da quelli delle file anteriori intenti a recuperare i propri bagagli dalle cappelliere.
Il fuoco ha una cattivissima abitudine: si propaga velocissimo e riempie gli ambienti chiusi di fumi tossici che uccidono ancora prima dell’arrivo delle fiamme. Il tempo è dunque prezioso, e ogni secondo perso può fare la differenza, ma mentre gli equipaggi vengono istruiti sui rischi degli incendi e addestrati ad affrontare l’emergenza, cosa ne sanno i passeggeri?
È pura illusione pensare che il briefing pre-decollo possa bastare a inculcare nei viaggiatori le nozioni basilari di una corretta condotta da tenere in caso di emergenza, e anche l’apprezzabile sforzo degli ultimi anni per renderli più fruibili con la creazione di video e cartoni accattivanti credo che resterà uno sforzo vano e tempo sprecato.
C’è chi vorrebbe punire i passeggeri usciti dagli scivoli con le valigie in mano con l’accusa di aver impedito la salvezza di altri, e forse è giusto farlo. Ma in aviazione siamo abituati a ricercare le cause degli incidenti per poter intervenire con dei correttivi in modo da evitarne altri simili in futuro e sono convinto che non è la paura di una multa o di qualche anno di galera a fermare un comportamento istintivo o inconsapevole.
Vedo due soluzioni applicabili: l’istituzione di corsi gratuiti per i passeggeri, da svolgere nelle sale di attesa degli aeroporti con lezioni sui rischi che si possono incontrare durante un volo con dimostrazioni pratiche sull’uso dei dispositivi di emergenza, e il blocco delle cappelliere, in modo da renderle inaccessibili durante le fasi di decollo e atterraggio, con una chiusura comandata dall’equipaggio.
Non c’è problema al quale non si possa trovare una soluzione ottimale, la domanda che rimane però è una: chi paga per le modifiche agli aeroplani e ai mancati guadagni dei Duty Free dovuti ai passeggeri distratti dal corso di formazione?
(22 maggio 2019)