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Mi manda papà - La carriera del pilota Matteoli

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Mi manda papà
La carriera del pilota Matteoli
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Trentacinquenne primo ufficiale in forza a Cai, con base a Milano e abilitazione per MD 80, Matteoli junior sta per passare alla cloche del B 777, aereo destinato al lungo raggio. Il corso per la nuova abilitazione dovrebbe iniziare il 9 novembre prossimo. Il “cambio macchina” metterà il “figlio di papà” in pole position per il salto finale: la promozione a comandante. Un’acrobazia con decollo verticale che consentirà al giovane Federico di lasciare il fondo della classifica d’anzianità Alitalia e passare nella serie “A” dei voli intercontinentali, scavalcando  centinaia di colleghi. L’ultimo dato ufficiale delle liste d’anzianità dei piloti Alitalia (esclusi i comandanti) lo vede in coda alla classifica: posto numero 991.

Un clamoroso caso di nepotismo che avviene  nell’indifferenza generale, coperto dal silenzio di media e sindacati. A cominciare  dai rappresentanti dei piloti che fino ad oggi non hanno dedicato all’avvenimento una riga di comunicato. Anzi.  Adesso si preoccupano solo di tenere a freno qualche mosca bianca che non si rassegna e li accusa di viltà.

Ma vediamo come hanno fatto Sabelli & C. a spianare la strada al pilota Matteoli. Utilizzando – è la versione corrente – la cosiddetta clausola del 25 %. Inserita nel contratto Cai, la clausola consente al management della compagnia di scegliere liberamente un quarto del personale necessario, al di fuori di graduatorie e liste di anzianità.

Comunque sia, il giovane Matteoli sta per diventare l’involontario testimonial della continuità tra nuova e vecchia Alitalia. Dopo l’attentato alle Torri Gemelle e la crisi del trasporto aereo seguita all’11 settembre è stato l’unico pilota assunto a tempo indeterminato dall’ex compagnia di bandiera.
Ecco la storia. Marzo 2002, Altero Matteoli è Ministro dell’Ambiente, ma – soprattutto – è uno dei colonnelli di Fini e An ha un certo peso nell’Alitalia dei boiardi di Stato. L’uomo di fiducia degli ex missini alla Magliana è un grande amico di Matteoli. Si chiama Luigi Martini: ex calciatore della Lazio, poi pilota Alitalia, infine parlamentare di Alleanza nazionale per due legislature.

E Matteoli junior? Non ha ancora compiuto trent’anni e lavora in  piccola compagnia di charter: Eurofly. Il 19 marzo viene prelevato da Alitalia insieme a un altro pilota, il collega Ponte. Contratto a termine per far fronte a “necessità temporanee”, si legge nella lettera. Non si può fare di più. Il trasporto aereo internazionale è in ginocchio e anche la nostra compagnia nazionale è stata costretta a prendere una misura drastica: il blocco delle assunzioni, come previsto dalla legge 223.

Come previsto, alla scadenza, dalla Magliana partono due lettere di mancato rinnovo. Ma, guarda caso, solo quella destinata al pilota Ponte arriva a destinazione in tempo utile per far scattare la disdetta. E Matteoli? Un provvidenziale disguido, fa arrivare la sua lettere in ritardo. La mancata rescissione del rapporto di lavoro entro i termini previsti fa scattare il contratto a tempo indeterminato.

Passano gli anni e la crisi Alitalia si aggrava. Alla fine del 2008 viene decretato il fallimento. È il momento della privatizzazione. I “patrioti” di Berlusconi  annunciano lacrime e sangue.  Per diecimila dipendenti e metà dei piloti è cassa integrazione. Un destino che non dovrebbe risparmiare nemmeno Federico Matteoli. È giovane ed ha un’abilitazione per un vecchio aereo (MD 80) che i vertici di Cai hanno deciso di mettere  a terra per sostituirli con i più moderni Airbus prenotati da Carlo Toto.

Ma ai big della nuova Alitalia, proprio come a quelli della vecchia, il destino del giovane Matteoli sta molto a cuore. Una nuova graduatoria milanese cucita su misura per il figlio di papà gli evita la cassa integrazione e gli fa “conquistare”  la seconda miracolosa assunzione a tempo indeterminato della sua incredibile carriera.

Articolo pubblicato su www.felicesaulino.it sotto licenza
Creative Commons, riprodotto per gentile concessione dell'autore



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