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Alitalia un anno dopo

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Tredicesima puntata del Dossier Alitalia-CAI, per gentile concessione di Felice Saulino www.felicesaulino.it
Per celebrare il primo compleanno della “Nuova Alitalia”, Rocco Sabelli si fa dare due pagine su Affari & Finanza (Repubblica del’11 gennaio 2010), e annuncia trionfante: “Decollo riuscito, pareggio nel 2011”.

Il concetto è ribadito nel Tg1 delle 20 del 12 gennaio: le parole consegnate all’intervistatore suonano come i proclami d’un condottiero reduce da una vittoria storica: “Sono un amministratore al quale è stato affidato un compito delicato…”.

A sentire il Napoleone d’Agnone, il bilancio del suo primo anno al comando della compagnia aerea dei “patrioti” assomiglia a una marcia trionfale: “Abbiamo assolto la missione di riportare questo gruppo sul mercato… abbiamo progressivamente recuperato clientela e quote di mercato”, con una struttura di costi “più bassa della concorrenza…”

E i conti? Qui l’ad cambia tono e si fa reticente. Ricorda la partenza “difficile” con i 300 milioni di perdita del primo semestre, magnifica il “pareggio operativo” del terzo trimestre, ma poi glissa sul quarto trimestre, limitandosi ad assicurare che anche il periodo settembre-dicembre si chiuderà in “sostanziale pareggio”.

Se così fosse, la Nuova Alitalia chiuderebbe il 2009 come previsto, con un deficit di 300 milioni di euro tutti accumulati nei primi sei mesi dell’anno. Un successo, vista la crisi del trasporto aereo internazionale e considerate le perdite della concorrenza.

Così, giornali e telegiornali, senza porre troppe domande, continuano (perfino nei titoli) ad accreditare la versione dei 300 milioni di deficit su base annua. Ma è possibile che il quarto trimestre 2009, tradizionalmente il peggiore dell’anno, si sia chiuso in “sostanziale pareggio” come il trimestre precedente, quello estivo, che tradizionalmente è il migliore dell’anno? E, poi, che cosa significa “sostanziale pareggio”? E, ancora, qualcuno ha mai cercato di sapere a quanto ammontano gli oneri contributivi, fiscali e finanziari di Cai che, aggiunti al “risultato operativo”, alla fine daranno il deficit reale? La verità la conosceremo fra qualche mese, quando Cai dovrà depositare il bilancio vero.

Per il momento, i media non approfondiscono, consentendo alla coppia di comando della Nuova Alitalia di fare uno spot dietro l’altro. La ragione? Far passare nell’opinione pubblica l’idea che l’operazione patriottica è riuscita, in attesa di quello che secondo molti addetti ai lavori sarà l’ultimo atto: l’uscita di scena dei “patrioti” e la vendita ad Air France. L’anno chiave sarà il 2011. Non a caso, Sabelli promette il pareggio per quella data.

A un anno dal decollo di Cai un primo bilancio dell’operazione può essere comunque tracciato. Con il fallimento della compagnia di bandiera, sono stati lasciati a terra seimila cassintegrati e duemila precari. Secondo gli ultimi dati della Filt Cgil, i dipendenti in cassa integrazione sono ancora 5500 e di questi solo 2500 raggiungeranno la pensione nei sette anni coperti dagli ammortizzatori sociali.

I tagli, però, non hanno colpito solo il personale. Anche la flotta, le rotte e la rete sono state ridimensionate.

Oggi la Nuova Alitalia è una compagnia regionale. Come tale, non è in grado di competere con i tre grandi gruppi europei che fanno la parte del leone. Un solo dato: Altalia più Air One vola con meno di 160 aerei contro i 428 del Air France-Klm.

La previsione di molti addetti ai lavori è che la “cordata patriottica” dovrà tirare avanti ancora un po’. Fino al fatidico 2011. Cioè fino alla scadenza del triennio di protezione (dal mercato) fissato per decreto dal governo Berlusconi. Protezione (questo Sabelli non lo ricorda mai) che impedisce all’Antitrust qualsiasi intervento contro il monopolio sulle rotte nazionali.

Intanto la trasparenza dell’azienda resta scarsa. Come dimostra il nodo irrisolto degli accordi sottoscritti solennemente da Cai a Palazzo Chigi al momento del passaggio delle consegne. Per una volta tanto unite, tutte le sigle sindacali accusano il vertice della Magliana d’ aver violato parte di quell’intesa, oltre a una serie di leggi vigenti che impongono, o dovrebbero imporre, tutele alle fasce più deboli del personale.

E così il Comitato dei cassintegrati Alitalia ha indetto una “Festa di non compleanno”: il “No Cai Day” con una manifestazione all’aeroporto di Fiumicino il 13 gennaio. Nel manifesto d’invito, i cassintegrati e i precari rimasti a terra chiedono “chiarezza sulle assunzioni Cai”, l’impegno a “riassumere i più giovani, le categorie protette e i monoreddito”, il mantenimento di certificazioni e abilitazioni, in modo di consentire il reinserimento nel mondo del lavoro di personale che a distanza di un anno si ritrova davanti allo “spettro della scadenza dei brevetti”.

Insomma, il rispetto degli accordi presi un anno fa a Palazzo Chigi. Accordi per i quali il braccio destro di Berlusconi, Gianni Letta, si era reso garante. Inutilmente, si può dire oggi. Anche questo è un bilancio di compleanno. Auguri.

Articolo pubblicato su www.felicesaulino.it sotto licenza
Creative Commons, riprodotto per gentile concessione dell'autore

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