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Attacco al trasporto aereo

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Il sistema globale di trasporto si avvia a muovere più di cinque miliardi di passeggeri l’anno e copre l’intera superficie abitata del pianeta, una rete diffusa capillarmente e con risultati economici basilari per tutto il sistema produttivo mondiale. Un sistema complesso e vitale per il mondo d’oggi.

E’ una modalità di trasporto che si è conquistata questa centralità grazie alla cura certosina dell’aspetto della sicurezza delle operazioni. Attaccando in maniera imprevedibile proprio l’aspetto fondante del sistema, si mette in crisi l’intero organismo, senza discriminazioni possibili.

Ormai appare chiaro come il sistema di trasporto aereo mondiale sia divenuto un obiettivo considerato pagante per chi pensa di sviluppare un conflitto con i metodi del terrorismo.

I fatti ormai dimostrano come le difese rigide d’ultima linea, tipo la "regola dell'ultima ora", siano più una risposta all'isterismo generale che qualcosa di realmente utile.

Come in qualsiasi situazione di carattere "militare" le difese rigide più si progettano insuperabili e più vengono al fine superate, tramite il famoso punto debole che alla fine gli attaccanti scoprono.

Ovvio citare a questo punto la costosissima e magniloquente linea Maginot, il prototipo di tutte queste problematiche: alzata una difesa insuperabile ecco che si trova il sistema per superarla.

I body scanner, le cabine blindate, i marshall a bordo, le difese antimissili, salvano alcune situazioni, ma prima o poi saranno superate.

Il problema essenziale è che se si continuerà ad alzare le linee di difesa del trasporto aereo i costi al fine diverranno insostenibili e il trasporto con questo mezzo si fermerà, forse sopravviverà quello merci ma per il tempo limitato a capire come far precipitare un aereo pieno di schifezze su una data città.

Bisognerebbe arrivare a far derubricare da obiettivo pagante, in termini militari, l'aerotrasporto. Oppure l'esatto contrario, vale a dire la militarizzazione del mezzo di trasporto aereo (in alcuni paesi è stata un’esperienza sviluppata per lunghi anni). Ovvio che il secondo caso ha costi formidabili e rese incerte, ma in un certo qual modo in un mondo a "guerra infinita" appare una soluzione logica. Altrettanto ovvio che una volta militarizzato il trasporto aereo anche il sistema militare diverrà certamente più vulnerabile di adesso.

Sarebbe più logico ed efficace demilitarizzare il trasporto aereo, in altre parole pacificare il cielo, rendere l’ambiente aereo santuario intoccabile, un po’ alla stregua d’ospedali o centri religiosi; se si è riusciti con le mine antiuomo ed i gas asfissianti (e purtroppo non ancora con le atomiche) si potrebbe riuscire anche con gli aerei. Bello slogan in fondo, ma anch’esso difficile da inseguire, essendo una parte degli attori in gioco clandestini ed in incognito.

Chi tratta con i terroristi la fine dell'uso dell'aereo come elemento di combattimento?

Sia pure immaginando un ruolo per l'ONU, quali nazioni accetteranno mai di trattare col terrorismo? Trattare significa ammettere in una certa misura la vittoria delle bande armate (più che altro di fantasia e determinata ferocia), che con pochissimo intendono piegare potenze "invincibili".

E' uno scontro strategico ed ideologico prima che militare e socio-economico, quasi filosofico.

Occorrerebbe produrre qualche idea. Ci possiamo far aiutare dai maestri della negoziazione: i sindacalisti. In tutto il mondo essi si rifanno ad una regoletta semplice che hanno applicato comunemente: meglio un pessimo accordo di un magnifico conflitto. La ragione è che, sia pure lontano dai propri obiettivi, con un accordo si continua a vivere e prosperare, con il conflitto chiude l'azienda e termina il lavoro, anche se i principi sono al fine rispettati.

Le tecnologie saranno pure decisive, ma per sapere se chi sale su di un aereo è privo di mezzi nocivi bisognerebbe avere uno scanner in grado di individuare anche dentro lo stomaco di una persona piccoli oggetti potenzialmente aggressivi, in pratica un sistema che fa in un attimo una PET, una tomografia ecografica, termica e gascromatografica senza margini d’incertezza e senza che occorra un operatore sveglio allo schermo.

E poi alla fine arriveremo ad assistere ad un aereo abbattuto o dirottato da una persona a colpi di “karate”. Non credo che esista per un caso del genere qualche apparato fantascientifico in grado di prevenire la minaccia, non ci sarebbero ragioni per impedire il volo ad atleti del settore.

Immagino, per tutto questo, che fino a quando non si affronterà la pacificazione, almeno dell’aria, avremo la nostra brava dose di rischio nell'uso del mezzo aereo, scanner o meno in grado di setacciare il più possibile le minacce.

(27 gennaio 2010)

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