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Come si forma un pilota-3

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Nuove sfide stanno emergendo riguardo la formazione. Oggi viene utilizzato lo strumento informatico per la formazione a distanza, con tutte le opportunità ed i rischi connessi. Indubbi  sono i vantaggi portati dalla potenzialità multimediali del computer.

Potenzialità solo fino a poco tempo fa inimmaginabili (pensiamo alla possibilità di presentare un programma addestrativo nella lingua preferita, ritagliata in funzione dell’utente, laddove i manuali erano redatti in una sola lingua per evidenti motivi di costo), ma che presentano anche inquietanti rischi che risiedono in diverse aree: cognitiva, affettiva, sociale.

La formazione su computer elimina la parte affettiva-emozionale che la trasmissione del sapere da pilota a pilota ha sempre comportato finora, come dimostra il fenomeno del modellamento (negativo o positivo). Il modellamento ha rappresentato il repertorio messo a disposizione dai colleghi più anziani che hanno agito da punto di riferimento delle nostre azioni. Impariamo una piccola parte da quello che ci viene detto, ma molto anche dall’imitazione di comportamenti altrui che si sono rivelati vincenti. Ogni nozione viene così declinata secondo la metabolizzazione fatta da un collega più esperto alla luce della sua esperienza.

Con il computer rimane solo l’aspetto cognitivo della formazione. Nonostante tutto vi sono problematiche legati anche alla modalità di apprendimento per quanto riguarda la capacità di memorizzare nozioni dallo schermo elettronico (memoria di scorrimento, presenza o meno di colori, immagini, etc.). inoltre, viene persa la visione sinottica del testo, cioè lo sguardo di insieme, a favore di una visione analitica, particolare. C’è il rischio concreto che ciò che si guadagna in precisione si perda in affidabilità. Proviamo a pensare ad alcuni incidenti del recente passato dovuti a dati inseriti erroneamente nel computer che hanno dato luogo al noto fenomeno “trash in / trash out”.

In conclusione, questa breve introduzione alla formazione dei piloti ha indicato alcune aree dove c’è ancora bisogno di lavorare, soprattutto nei no technical skills, che contribuiscono a formare un pilota, rendendolo autonomo, cioè capace di effettuare scelte decisive in un ambiente complesso, dove è fondamentale “imparare ad imparare”.

Last but not least, vi è un aspetto etico che inquadra il pilota come essere consapevole di appartenere ad una comunità nella quale la condivisione delle esperienze è determinante, perché nessuno può vivere abbastanza da fare tutti gli errori.

Ma qui si apre un’altra storia.

(3 marzo 2010)

 

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