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Dopo la cenere, i soldi

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E alla fine Giovanni Bisignani, CEO di International Air Transport Association ha ottenuto quello che voleva: soldi. Quei soldi di cui Kallas, commissario ai trasporti e vicepresidente della Commissione Europea, ha preannunciato lo stanziamento secondo criteri “uniformi a livello europeo”.

Fedele ai suoi principi infatti, la UE vuole evitare che le misure di sostegno pubblico siano limitate agli interventi di compensazione per le perdite (stimate intorno ai 2 miliardi di euro) direttamente riconducibili agli effetti dell'eruzione dell'Eyjaföll e non si trasformino in un sostegno generico al settore, se non addirittura mirato a far trarre un qualche vantaggio competitivo a particolari compagnie.

Di qui, la precisazione riguardo ai criteri di “uniformità” che i singoli stati dovranno rispettare nello stabilire l'entità dei loro interventi.

Ha lavorato duro, Bisignani, per ottenere questo risultato. Aveva cominciato ad alzare la voce quando ancora il vulcano “dal nome impronunciabile” sparava in aria un voluminoso pennacchio di fumo. E sbandierando perdite per 200 milioni di euro al giorno aveva subito cominciato a chiedere la riapertura degli spazi aerei, contestando alle autorità europee, Eurocontrol in testa, di avere sovrastimato il rischio e di essersi basate su modelli matematici, piuttosto che su osservazioni, per elaborare la mappa del rischio-nube.

Scarso coordinamento ed eccessivo allarmismo, queste le accuse. Senza tener conto che, constatata la pressoché totale invisibilità delle ceneri vulcaniche ai mezzi tradizionali (in particolar modo ai radar di bordo degli aerei) e in mancanza di una procedura ben definita da parte dell'ICAO (massima autorità mondiale in materia), l'unica via da seguire era quella della raccolta dei dati in arrivo dai VAAC (Volcanic Ash Advisory Center) e della loro elaborazione secondo modelli meteorologicamente riconosciuti validi.

Anche le poche osservazioni dirette effettuate hanno comunque un valore relativo, dal momento che non è stato ancora stabilito ufficialmente un livello di concentrazione delle ceneri da considerare come soglia per la chiusura degli spazi aerei. L'unico punto fermo che l'ICAO riconosce è che “incontri con ceneri vulcaniche anche di scarsa entità sono capaci di provocare danni notevoli agli aerei”.

Normale dunque che una prudenza, magari eccessiva, abbia improntato le decisioni di chi ha come mission la sicurezza del volo. E irresponsabile spingere per la riapertura degli spazi aerei in mancanza di una procedura consolidata di assessment del rischio reale.

Ma che la principale preoccupazione di Giovanni Bisignani e della sua IATA non sia la sicurezza del volo, è desumibile anche dal comportamento a dir poco ondivago nei confronti di quelle compagnie che appartengono all'associazione, ma che sono sottoposte a bando (per problemi di sicurezza) dalla Commissione Europea.

Infatti, mentre la Philippine Airways è stata prontamente cacciata dalla IATA dopo l'inclusione nella black-list europea, la TAAG-Angola Airlines, che il 31 marzo scorso la Commissione Europea ha elencato nella lista delle compagnie bandite dai nostri cieli, è stata recentemente ammessa.

E' vero che TAAG figura nel gruppo B, quello delle aerolinee soggette a bando parziale, e che alcuni dei suoi aerei (sette, per la precisione) possono volare sull'Europa, ma che dire allora di Sudan Airways, anche lei presente nella IATA ma totalmente bandita dai cieli europei?

(30 aprile 2010)

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