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Non c'è peggior sordo...

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A bordo conviviamo costantemente con un livello di decibel pazzesco, di quelli altamente sconsigliati da qualsiasi otorino. Oltre a indurre una notevole quantità di stress e stanchezza, come affermano molti manuali di medicina aeronautica, il rumore rende difficile anche la conversazione.

Tra l'altro, non c’è solo rumore a bordo, ma anche nei piazzali, dove tra rumori dei motori, i carrellini che passano sferragliando con i bagagli a bordo, le sirene di allarme e i clacson dei pullman sembra quasi che le automobili dei rampisti siano elettriche, per quanto poco inquinano acusticamente. In questa baraonda, ci sono anche quelli che si ostinano a conversare sotto l’aereo, quando c’è il motore ausiliario acceso, sperando di capire qualcosa: sono i logorroici incalliti, quelli che devono parlare indipendentemente dall’ascoltatore.

Durante il volo, invece, ci sono rumori di sottofondo persistenti, come quelli dei motori, ai quali si aggiungono quelli aerodinamici del vento che picchia sulla fusoliera, che si mischiano con quelli atmosferici, quando si vola in mezzo ai temporali. Come se non bastasse ci sono i vari ticchettii degli strumenti di bordo, gli avvisi acustici dei vari impianti, che fanno massa con le voci concitate provenienti dagli altoparlanti. In particolare, a Roma, i controllori di torre parlano, anzi, urlano, ad un livello tale che se un pilota aprisse il finestrino in volo li sentirebbe in viva voce.

I rumori sono una delle principali fonti di stress per un pilota, anche perché quando si parla bisogna superare la soglia acustica dei settanta decibel; una sfida anche per Stentore, il famoso personaggio mitologico celebre per la propria voce, appunto, stentorea.

Dato che il mio tono di voce si addice ad una biblioteca, faccio una fatica bestiale a parlare a bordo. Ho sempre diffidato di chi parla ad alta voce, ma con il tempo ho dovuto anch’io imparare a urlare un po’ di più, alzando la voce di un’ottava; fastidioso, ma efficace.

Quando ero copilota, c’erano comandanti che mi pregavano di urlare ancora di più, anche perché non esistevano le cuffie, adducendo come motivazione il fatto di essere sordi: “Parla forte che sono sordooo!!!”. Mi veniva sempre in mente il famoso aneddoto del famoso attore napoletano che, durante una rappresentazione al San Carlo, stava interpretando una parte di padre affranto, sussurrando il proprio dolore. Dalla platea, uno spettatore se ne uscì con un “voceee!!!”, al quale lui rispose impassibile “orecchiooo!!!”. Tra l’altro, in teatro è difficilissimo sussurrare e far arrivare la voce all’ultima fila della platea. Avrei anch’io voluto replicare qualcosa di simile, ma i napoletani non si battono quanto a prontezza di spirito.

L’unica cosa che notavo con disappunto è che quando incontravo gli stessi comandanti anziani all’IML, per la visita medica periodica, nella quale si richiede la verifica dell’udito, li salutavo sussurrando e loro, prontissimi: “Ciao, come va?”

Allora ci senti, accidenti a te. Per le sue trombe di Eustachio intonse, in compenso, l’IML mi trovava regolarmente le tonsille un po’ arrossate con la raccomandazione di urlare di meno. A volte, gli accidenti si pensano a voce alta.

(26 maggio 2010)

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