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Il briefing asiatico

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Durante una sosta a Londra mi sono imbattuto in un briefing di una compagnia asiatica nel bel mezzo della hall di un albergo. Per chi non è pratico del mestiere, chiarisco che un briefing all’equipaggio è una specie di lezione su cosa si andrà a fare in volo.

Si assegnano i compiti, le aree di competenza a bordo, si ricordano quali sono le principali procedure di sicurezza da adottare in caso di emergenza, etc.

Rimasi colpito da alcune cose troppo evidenti. Innanzitutto, il numero degli assistenti di volo, che mi fece dubitare dell’effettivo posto disponibile a bordo per i passeggeri; se ci sono un centinaio di assistenti di volo, dove li mettono ‘sti passeggeri? In secondo luogo, l’atteggiamento della persona che stava tenendo la lezione.

Definire autoritario un briefing del genere è riduttivo, poiché traspariva un’altezzosità, un distacco tra chi parlava e le hostess, perfettamente ordinate, linde ed educate, che ascoltavano con una deferenza che è fuori dai canoni della nostra (in)civiltà. Il tipo, con regolare cartellina in mano, scandiva ordini molto duramente, ricevendo segnali di assenso da parte dell’equipaggio; anch’io, quando vado in Oriente, se non so cosa fare, annuisco.

Dietro di lui, un altro tipo che schifava tutto e tutti (tipo con la cartellina compreso), osservava in silenzio con aria torva. Non riuscendo a capire chi fossero i due ho provato a decifrare i simboli sulla divisa.

Si sa che più un paese è evoluto e meno segni ci sono sull’uniforme per indicare quanto la persona sia importante. Nell’esercito americano, ancora oggi non saprei riconoscere un generale di corpo d’armata da un sergente. Nei paesi sottosviluppati, invece, il comandante ha le fronde sul berretto, spille e medaglie di vario tipo.Questi due non avevano particolari medaglie, quindi ho desunto che fossero degli assistenti di volo responsabili.

Confidai ad un pilota, che assisteva esterrefatto insieme a me: “Se tanto mi da tanto, adesso che viene il comandante vedremo la luce. Come minimo avrà il mantello”.

Ma la cosa che più mi incuriosiva era scoprire quale tipo di potere avesse a bordo il comandante. Se un normale briefing all’equipaggio era poco meno di Guantanamo e poco più di un processo penale in Italia, ho immaginato qualcosa come lo jus primae noctis.

Forse non ci sono andato molto lontano.

(9 giugno 2010)

 

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