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Alitalia vs Economia - 2

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Interessanti sono anche le condizioni che il presidente Colaninno ha posto al governo per accettare l’incarico di intraprendere questo progetto. La prima in assoluto è stata quella di voler trattare solo con le quattro sigle politicizzate: CIGL, CISL, UIL ed UGL.

Colaninno ha insistito nel voler escludere a tutti i costi quelle autonome, ANPAC prima di tutte, in quanto, a suo dire responsabile diretta della gestione della vecchia Alitalia, prima ancora degli stessi Presidenti ed Amministratori Delegati che si sono succeduti alla guida.

Se si può capire che la scelta dell’interlocutore cada sulle sigle indicate, in quanto negli ultimi anni esse hanno "responsabilmente" concordato su quasi tutte le proposte presentate dai datori di lavoro, non per niente in Italia abbiamo i lavoratori peggio pagati d’Europa ed oltre 1000 morti sul lavoro l’anno, e le azioni sindacali tese a contrastare questi fatti non vanno quasi mai oltre la "vibrata protesta".

Resta comunque difficile, nonostante tutto, pensare che l’associazione professionale dei piloti potesse incidere così pesantemente sulle spese della compagnia.

C’è infatti da ricordare che osservando il bilancio del 2007 della vecchia Alitalia, questa spendeva per il personale solo il 18% dei ricavi mentre spendeva l’89% per tutto il resto, ovvero per:

  • le materie prime ed i materiali di consumo,
  • i servizi esterni,
  • le altre spese operative.

Un 89% che, però, nel 2006 era il 94% e che nel bilancio relativo al 2007 è sceso all’89% solo grazie alla vendita di 12 velivoli MD80 (contestualmente ripresi in leasing) e, soprattutto alla vendita di 4 slot su Londra.

Non si può ragionevolmente pensare che un’associazione professionale abbia la capacità di far acquistare i servizi esterni a prezzi mediamente più alti del 20-25% rispetto alla concorrenza.

Infatti la Lufthansa, con cui il presidente Colaninno dice di avere avuto numerosi colloqui e che, quindi, si pensa consideri giustamente un esempio virtuoso, spendeva, nello stesso periodo il 25% dei ricavi nel personale (Alitalia 18%) ed il 71% (Alitalia 94%) per tutto il resto.

Anche l’Air France, oggi azionista di Alitalia, spendeva il 29% dei suoi ricavi per il personale ed il 65% per tutto il resto.

La controprova che l’ANPAC non fosse poi così cattiva è data dal fatto che ha accettato, senza colpo ferire, di essere annientata; non un giorno di sciopero dichiarato in quel periodo, non il benché minimo tentativo di far valere il suo peso politico con i suoi oltre 1200 piloti associati, nessuna reazione, quindi, né da parte sua né da parte dell’altro sindacato autonomo UP (Unione Piloti) che insieme all’ANPAC raggiungevano quasi il 90% dei piloti italiani e che avrebbero potuto, volendo, creare seri problemi al traffico aereo.

Insomma una guerra senza neanche una battaglia, persa pacificamente da questo temibile nemico e che ha comportato, grazie alla "ragionevolezza" dei sindacati confederali + UGL quello che il presidente Colaninno, nell’intervista concessa al Festival dell’Economia, ha esplicitamente dichiarato di voler raggiungere, ovvero una riduzione degli stipendi ed una riduzione dei dipendenti, quindi del costo del lavoro, unica vera grande paranoia di certa imprenditoria italiana.

Leggi la prima e la terza parte dell'articolo

(19 giugno 2010)

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