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Solo un ceco non vede la sporcizia

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Il miraggio è vedere una cosa che non esiste, ma che si materializza davanti ai nostri occhi dietro la spinta della volontà di averla. Allo stesso modo, lavora la mente, che può escludere dalla propria percezione tutti i fenomeni spiacevoli sulla base del mantenimento della propria economia emotiva.

Riflettevo su questo aspetto, quando sono stato nella Repubblica Ceca, per una conferenza in una città a circa 170 chilometri da Praga. Come tutte le cittadine del centro Europa, è tenuta molto bene, pulita, ordinata, con la parte storica molto ben conservata.

Passeggiando con i colleghi stranieri per le vie di questa cittadina dal nome impronunciabile (Jandruch Hradec), mi sono accorto che mi mancava qualcosa. Come quando in America vai a fare un giro turistico e dopo un po’ di giorni ti accorgi che c’è una mancanza nella tua solita percezione delle cose.

Un po’ il "che cosa manca" della Settimana Enigmistica. All’apparenza c’è tutto, ma un sesto senso ti avvisa di una lacuna che si percepisce solo a livello sub-conscio: mancano il "di più". Per un italiano, abituato a vivere in musei all’aria aperta, le statue, le chiese monumentali, le vestigia del passato, le decorazioni, i fregi, i capitelli, le fontane, i telamoni sotto i balconi, i cornicioni barocchi sui palazzi, i giardini ornamentali, le piazze, sono cose naturali come l’aria che respiriamo. Come si fa a concepire una città senza una piazza?

Eppure, in tante città americane manca proprio questo; la possibilità di fermarsi a riflettere. Le strade sono luoghi di passaggio dove è impossibile fermarsi senza intralciare. Non ci sono panchine. Il luogo spinge all’azione, al movimento più che alla sosta e alla riflessione. Per strada, al massimo ci si scontra, non ci si incontra. Inoltre, l’assenza di decorazioni o di superfluo si percepisce ragionando su che cosa sono quelle cose abituali in una città italiana. Che senso ha una statua? A che pro un obelisco in piena piazza, quando ci puoi mettere un bel semaforo? Perché sprecare l’acqua per una fontana? Hanno utilità tutte quelle chiese?

Le nostre bellezze artistiche ci spingono a soffermarci a contemplare, ci impregnano di senso estetico dalla nascita e per tutta la vita cerchiamo di ribellarci a questa imposizione. Un po’ come la musica italiana. Non ci pensiamo mai, ma è un brand. Nel mondo ci sono tre marchi fondamentali della musica moderna: la musica brasiliana, la musica americana e la musica italiana. Non esiste il festival internazionale della musica curda. Anche se nasce qualche artista di nazionalità belga, non conosciamo i caratteri della musica belga. Noi invece assorbiamo la musicalità, le armonie e il senso melodico per il quale i tedeschi ci prendono per il culo con il loro affettuoso "italiani spachetti e mantolino".

Al più stonato italiano, se gli chiedi di intonare una melodia di sua invenzione, viene in mente qualcosa. Non gli si intreccia la lingua come a un francese, non ha il black out cerebrale del tedesco, non piange come un russo, non arrossisce come uno svedese.

Queste erano le riflessioni sulla bellezza e sulla musica che mi frullavano in testa, mentre passeggiavo nella piccola cittadina ceca. Eppure mi mancava qualcosa, sentivo che qualche palazzo antico c’era, che si poteva ascoltare musica, ma avvertivo una mancanza, una lacuna, un senso di smarrimento interiore dovuto alla perdita di qualche elemento a me familiare, ma invisibile agli occhi.

Finalmente, questo qualcosa si è materializzato all’improvviso: mancava la sporcizia. La folgorazione l’ho avuta vedendo una cartaccia per terra, in bella vista sul marciapiede.. l’ho fotografata.

Era l’unica cartaccia vista in tutta la Cecoslovacchia in tre giorni che andavo in giro.

Tornando a casa, ho ripensato all’assuefazione che abbiamo non solo verso il bello, ma anche verso il brutto. In pratica, ci abituiamo all’abitudine. Qualsiasi cosa diventa parte di noi. Pensavo che fosse un patrimonio di tutti noi soltanto la fortuna di vivere in un Paese che ha la stragrande maggioranza delle opere d’arte mondiali, di essere l’involontario erede di una tradizione musicale che tutto il mondo ci invidia ed invece ho dovuto constatare che ci sono tante altre cose che ormai non vedo, ma che sono un “di più” che gli stranieri notano venendo da noi.

Quindi, la mente dell’italiano non vede più le opere d’arte, pur avendole sotto il naso, perché le considera parte del paesaggio, come se fossero prodotti della Natura.

Per chi abita a Praga, invece, la sporcizia non si vede semplicemente perché non c’è. In questo c’è una certa affinità: da noi solo un cieco non vede la sporcizia.

(14 luglio 2010)

 

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