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Telefono... Casa...

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Viviamo in un mondo interconnesso, che permette di parlare in tempo reale in qualsiasi parte del mondo ci si trovi: sono lontani i tempi del telefono grigio della SIP, con la cornetta da mezzo chilo e la ghiera girevole che ti faceva venire le vesciche se solo ripetevi lo stesso numero due volte.

A casa mia, il telefono aveva la tariffa “duplex”, che consisteva nell’uso della stessa linea da parte di due utenti. C’era una sola controindicazione: se lui parlava, tu avevi il telefono occupato. E giù maledizioni contro il co-utente della linea, che faceva altrettanto quando eri tu a telefonare.

E ricordo perfettamente le rimostranze di mio padre che, all’arrivo della bolletta SIP, ne diceva di tutti i colori, ipotizzando che chiamassimo in America, dove tra l’altro non avevamo parenti. Eppure le bollette erano irrisorie rispetto ad oggi. Se mio padre fosse ancora vivo, sono convinto che vivrebbe perennemente incazzato, con le bollette che girano.

Oggi, il telefono è la terza voce di costo di una famiglia italiana. Ma chi chiamate, con i vostri telefonini? Non vi fate infinocchiare: le tariffe sono sempre più basse, ma le bollette sempre più alte.

Quando arrivarono i telefonini portatili (per modo di dire, dato che pesavano come un baule), le tariffe al minuto erano letteralmente da ricchi: all’epoca duemila lire al minuto che rendevano la telefonata una via di mezzo tra la lettura dei codici fiscali ed un messaggio zippato verbalmente: la velocità di dialogo rasentava il messaggio in codice.

Se poi chiamavo dall’estero, con tariffe ancora più alte, il problema era fare in modo che la telefonata arrivasse almeno al minuto di conversazione, che comunque era pagato insieme al famigerato scatto alla risposta.

Quando squillava il telefono a casa mia, poteva capitare che rispondesse mia nonna, la quale mi chiedeva distintamente solo: “dove stai?”. Se disgraziatamente rispondevo un posto leggermente più lontano di Velletri scattava l’attacco d’ansia: “Attacca, ttcc, ch snnò spnd tropp”, ovviamente detto in due secondi e diciotto centesimi che è ancora oggi il record di spelling telefonico.

Era inutile dire altro perchè, di fronte alla calma che ostentavo per tranquillizzarla, ricevevo la solita risposta: tut-tut- pausa – tut-tut- pausa- etc.

Qualche anno fa bisognava anche stare attenti agli scherzi che derivavano dal fatto che i cavi devono percorrere distanze notevoli tra il Sudafrica e l’Italia, dando origine al problema dell’interferenza che si manifesta in diversi modi: tanto per fare un esempio, una volta ero a Johannesburg e, trovando problemi ad imbarcarmi per l’Italia per l’overbooking fatto dalla compagnia, chiamai l’ufficio turni per avvisarli che ci potevano forse essere dei problemi di rientro. Andò così.

Pronto? Risposta: Pronto?
E io: Buongiorno. Risposta: Buongiorno.
Salve, sono Chialastri. Risposta: Chialastri.
Imperterrito: “volevo dirle che probabilmente”. Risposta: “che probabilmente...”.

Dopo circa trenta secondi di conversazione realizzai di parlare da solo per effetto dell’eco.

Queste avventure telefoniche avevano un che di epico, e oggi fa molto vintage ricordare quei periodi. Perché oggi (purtroppo?) c'è la possibilità di avere tutti il telefonino, anzi di averne quanti ne vogliamo perchè c’è chi va in giro con tre telefoni, tanto da insinuarmi il dubbio del perchè non lavori in un call center.

Il cellulare, per alcune persone, è diventato una specie di cordone ombelicale con casa. Ovviamente, è giusto e bello stare in contatto con gli affetti, con la propria vita che continua mentre siamo fuori casa, ma un conto è essere raggiungibili, altra cosa è non staccarsi mai mentalmente dalle proprie radici. E questa incapacità di vivere hic et nunc, qui ed ora, sfruttando le possibilita offerte dal lavoro itinerante, in un certo senso inaridisce la vita sociale.

Il bello è che quando lavorano certe persone chiamano sempre casa, ma quando sono a casa chiamano sempre i colleghi al lavoro. Quindi, è un po' un comportamento dissociato, quello di essere sempre con il pensiero altrove. Una volta si diceva che i libri erano essere oggetti in grado di portarti lontano più di qualsiasi vascello... non avevano ancora inventato questi ritrovati tecnologici che sono i telefonini.

La dissociazione dalla realtà salta spesso agli occhi nei pullmini che portano gli equipaggi in albergo, dove piloti ed assistenti chiamano, incuranti di condividere uno spazio minuscolo con altre persone, con effetti che vanno dal comico all'imbarazzante... perché se ti sono seduto accanto, in silenzio, non posso non ascoltare la telefonata che stai facendo all’amante. E' impossibile, anche se volessi pensare ad altro.

La campionessa, comunque, l’ho incontrata durante un turno di quattro giorni: una hostess che ha tenuto costantemente attaccato il cellulare all’orecchio. Dapprima, pensai a dei problemi a casa, che dovevano essere tenuti sotto osservazione costante, e chiesi gentilmente se potevo aiutarla in qualche modo, ma mi rispose che non c’era nessun problema. Il secondo giorno, si offrì l’assistente di volo responsabile, ricevendo la stessa risposta. Il terzo giorno, tutto l’equipaggio non le rivolgeva più la parola, se non per comunicazioni di servizio. Il quarto giorno, ci siamo salutati tutti molto cordialmente, per aver passato quattro giorni piacevoli.

A lei abbiamo mandato un sms.

(22 settembre 2010)

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