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Jet lag e fatica

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La consapevolezza della propria fallibilità, del decadimento delle prestazioni che interessa l’organismo umano e delle responsabilità che si hanno sulle spalle, induce i piloti ad affrontare il problema del jet lag in modo razionale.

Per mantenere lo stato di vigilanza adeguato a garantire la sicurezza si utilizzano alcuni metodi che contribuiscono a limitare gli effetti della stanchezza.

Quindi, tutto ciò contribuisce a sostenere uno stato che non è mai completamente di veglia e di attenzione. In termini operativi, è opinione comune tra i piloti professionisti quella di utilizzare gli strumenti di bordo, gli automatismi e tutte le risorse disponibili per condurre in sicurezza il volo con il 50% delle nostre abituali capacità, sapendo che in certi tipi di volo vi è un decremento cronico della nostra soglia di reattività, dei nostri riflessi.

Inoltre, ci sono sistemi escogitati per mantenere l’allerta a bordo nei voli lunghi, tra i quali il sistema più diffuso è il ricorrere al consumo di caffè, che alza la propria reattività, riducendo la sonnolenza.

In Germania, hanno inventato anche un rilevatore di stanchezza che consiste in un paio di occhiali che rilevano quando gli occhi si stanno chiudendo, mandando un segnale di allerta.

Nel Regno Unito esiste anche il Galvanic Skin Response (GSR) (tradotto: risposta galvanica della pelle), che misura il livello di stanchezza verificando la resistenza indotta dall’epidermide, partendo dal fatto che la pelle è più dura nello stato prossimo al sonno.

Ci sono anche altri sistemi, un po’ eccentrici, come quello inventato da un ingegnoso copilota che regolava una sveglia da cucina poco prima di attraversare un punto in cui è necessario riportare la propria posizione e quota al controllo del traffico aereo, per poi cadere di nuovo tra le braccia di Morfeo... forse aveva confuso i metodi per stare svegli con quelli per dormire meglio…

A volte, la curiosità indotta dai paesi esotici, le belle giornate che invitano a stare all’aria aperta, le occasioni di incontro per socializzare, possono far passare in secondo piano la gestione del riposo preventivo, indispensabile per affrontare al meglio un volo di lungo raggio.

Per regolare meglio l’orologio biologico, c’è chi ricorre a farmaci o a composti come la melatonina, che viene utilizzata per re-sincronizzare i ritmi circadiani. Tuttavia, bisogna sempre tenere a mente che tutti i composti che non sono naturali, possono essere utili solo sporadicamente e per brevi periodi, dopodiché possono dare effetti collaterali anche dannosi per l’organismo.

Quindi, ogni pilota che abbia problemi di sonno deve prima identificare se questo è dovuto a motivi contingenti oppure è un’insonnia di tipo cronico.


Comunque sia, a bordo non abbiamo molte alternative, come quelle del camionista che quando è stanco si ferma e dorme nella piazzola per i TIR, ed è per questo che è importante cercare di dosare bene le energie prima del volo; occorre cercare di dormire prima di un volo, o perlomeno arrivare in aeroporto senza aver tirato il fisico fino ai suoi limiti.

(10 ottobre 2010)

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