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L'ultimo volo

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Mario Monicelli ha spiccato il volo, l'ultimo, dal quinto piano di un ospedale romano. Chi lo conosceva, ravvisa nel suo gesto un estremo scatto di volontà e di autonomia, perfino davanti alla morte. Anche a me piace credere che sia così, benché non possa certo dire di averlo davvero conosciuto...

monicelliL'avevo incontrato una sola volta, qualche anno fa, durante un volo diretto negli Stati Uniti. Ci dissero che era a bordo e che aveva manifestato interesse per quello che succedeva in cabina di pilotaggio, e così decidemmo di fare uno strappo alla regola, consentendogli di venire "davanti": un modo come un altro (piccolo piccolo, come il suo "borghese") di ringraziarlo per tutti i bei film (e non sta certo a me, qui, ricordarli) che ci aveva regalato.

"Benvenuto, maestro", gli dissi voltandomi per stringergli la mano al suo ingresso in cockpit... mi fulminò con i suoi occhi scuri e mobilissimi: "Lasci perdere il maestro, qui dentro i maestri siete voi."

E seduto sullo strapuntino dietro a noi, diede libero sfogo alla sua curiosità. Lo affascinavano in particolare, lui vecchio maestro (ormai posso dirlo senza temere il suo rimprovero) del grande schermo, quei sei piccoli schermi che, davanti ai nostri occhi, ci forniscono tutte le indicazioni che  servono per la condotta del volo, e chiedeva, chiedeva, chiedeva...

Ho fatto l'istruttore per molto tempo, e mi accorsi subito, dalle domande che poneva in risposta alle nostre spiegazioni, che quell'ultranovantenne maestro (ormai posso dirlo senza temere il suo rimprovero) capiva perfettamente quello che gli andavamo descrivendo, e ci si appassionava, e voleva sapere come funzionasse, disse ridendo, "quello cavalcone" dei tempi moderni... teso, anziché sopra un brancaleonesco dirupo, tra le due sponde dell'Atlantico.

Il discorso scivolò poi sulla situazione critica in cui versava la compagnia, situazione che sarebbe di lì a poco sfociata nella chiusura della "vecchia" Alitalia, col suo strascico di migliaia di lavoratori (tra cui più di 800 piloti) lasciati in cassa integrazione.

E del grande maestro (ormai posso dirlo senza temere il suo rimprovero) mi meravigliò l'ira appassionata, lo sdegno vibrante e l'aspra ironia nei confronti di una classe politica e dirigenziale che, cercando di addossare le colpe ai dipendenti, aveva portato allo sfacelo la "sua" compagnia. "L'ho sempre preferita a tutte le altre- disse- ho sempre voluto volare con voi, tutte le volte che ho potuto, anche a costo di scegliere orari scomodi. Ora, a forza di abbuffarsi come suini, me la stanno distruggendo, e magari provano anche a dare la colpa a voi che ci lavorate".

Rimase con noi qualche decina di minuti, mentre l'Atlantico scorreva monotono sotto la pancia dell'aereo, tra commenti acuti, aneddoti esilaranti e confidenze inaspettate, sempre con quella grinta e quella luce negli occhi che gli ho sinceramente invidiato.

Tante volte mi hanno chiesto (come a tutti i piloti del resto) se tra i tanti personaggi più o meno famosi che ho portato in giro per il mondo ce ne fosse uno che mi aveva particolarmente impressionato. Sì, uno c'era: Mario Monicelli, e ora ha deciso di volarsene via

Ti sia lieve la terra, maestro.

(2 dicembre 2010)

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