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Unoperdieciallamenosette

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Lord Gladstone diceva: there are lies, big lies and statistics, ci sono le bugie, le grosse bugie, e le statistiche. Se si parla di sicurezza, in effetti, la sicurezza totale è irraggiungibile. Bisogna quindi cercare un giusto compromesso tra costi e sicurezza.

E il compromesso lo si trova nell’equilibrio fornito da un risk assessment; una valutazione del rischio, o per meglio dire, una analisi statistica della probabilità che, per ogni dieci milioni di decolli, possa capitare un dato evento.

Ora, stranamente, nell’industria aeronautica si è passati, per effettuare un volo corto da centro città ad un altro centro città, da aerei che avevano due motori a quelli che ne hanno quattro, mentre c’è stata una diminuzione dei motori da quattro a due per i voli che devono sorvolare l’Oceano.

Tutti, e dico tutti, mi fanno la stessa domanda: ma che succede se si spegne un motore? Risposta: ne rimane uno, con quel motore dovrebbe essere possibile raggiungere un aeroporto lungo la rotta per effettuare un atterraggio di emergenza in piena sicurezza.

La domanda corretta dovrebbe essere invece: che probabilità ci sono che si spengano TUTTI i motori? Il numero magico dell’industria aeronautica, e non solo, si chiama unosudieciallamenosette. Praticamente, la probabilità inferiore a un incidente su dieci milioni di decolli.

Dato che ho figli curiosi, la domanda non poteva che essere: ma come fanno a stabilire che proprio quel numero, e non un altro, è l’indice corretto di rischio? Come sempre, quando si parla di statistica, la risposta è: non lo so. Arcani misteri.

Si potrebbe invocare il famoso principio di Hume, un filosofo inglese del ‘700, il quale affermava che, partendo da un numero anche illimitato di osservazioni non posso prevedere quale sarà il prossimo evento della catena. È il noto dilemma dell’induzione: se ho osservato 99 corvi neri, non posso sapere se il centesimo sarà nero. Lo stesso dicasi per i voli, dato che ogni volo, come sa ogni pilota, è diverso dal precedente e dal successivo.

Ad esempio, che probabilità ho di avere un’emergenza se quel giorno c’è brutto tempo? Sono due eventi indipendenti. Il calcolo delle probabilità, questo viene raramente ricordato, si basa su delle assunzioni di contesto tra i quali anche la prevedibilità di comportamenti nelle scelte, un approccio stocastico, che non è una parolaccia, ma legge del caso, e che funziona solo su grandi numeri.

Con la statistica hanno trattato la cinetica dei gas, dato che non è possibili misurare ogni singola molecola. Da lì è stata applicata ad una grande varietà di discipline scientifiche, come la genetica di popolazione, la fisica delle particelle,  alcuni modelli dell’ecologia, etc.

Il quadro di riferimento della statistica, però, deve essere esplicitato al fine di evitare di estendere, con inferenze logicamente illecite, il campo di applicabilità di questa disciplina. Tutto deve dipendere dal caso. Laddove interviene la volontà di un soggetto, tutti i calcoli perdono di significato.

Infatti, se do un calcio ad una pietra posso prevedere abbastanza precisamente quale sarà il comportamento dell’oggetto. Stessa cosa non posso dire se il medesimo calcio lo do a un cane, perché ci sono troppe variabili. Soprattutto se il cane è grosso e sta dormendo.

Quindi, teoricamente questo numero, assunto come parametro di riferimento in aviazione, indica la frequenza che ci possiamo aspettare nel manifestarsi di un certo fenomeno. Dal canto suo, la percezione del fenomeno non dipende dalla frequenza relativa, ma dal numero totale degli eventi di cui abbiamo esperienza.

Vale a dire che se un incidente per ogni milione di decolli era un dato sopportabile, quando nel mondo si effettuavano settecentomila decolli annuali, il dato diventa inquietante se il numero di decolli nel mondo raggiunge quota dieci milioni.

Tra l’altro la percezione è alterata dal fatto che anche un evento considerato minore, come l’uscita di un aereo dalla pista senza feriti o morti, ha una risonanza nei notiziari intorno al globo.

Secondo uno studio di Eurocontrol, con l’attuale dimensione del traffico aereo, dire che un evento ha la probabilità di uno per 10 alla meno uno significa che  ne succederà uno ogni minuto circa;
10 alla meno due ogni due minuti circa;
10 alla meno tre, ogni diciotto minuti circa;
10 alla meno quattro, ogni tre ore;
10 alla meno cinque, ogni giorno;
10 alla meno sei, ogni dodici giorni;
10 alla meno sette, ogni quattro mesi;
10 alla meno otto, ogni tre anni;
10 alla meno nove, ogni trentatre anni;
10 alla meno dieci, ogni trecentotrentatre anni.

La statistica si ferma qui perché per quel tempo andremo in astronave.

(8 dicembre 2010)

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