Iscrizione Newsletter

Iscriviti alla Newsletter



Login

The Best and the Brightest

Attenzione: apre in una nuova finestra. PDFStampaE-mail

“I’m worried that the airline piloting profession won’t be able to attract the best and the brightest” (Sono preoccupato che la professione di pilota di linea non sarà più in grado di attrarre i migliori e i più brillanti) . Queste le parole del comandante Sullenberger davanti al Congresso degli Stati Uniti.

Era il febbraio del 2009. Poche settimane prima, il 15 gennaio, il comandante Chesley Sullenberger (“Sully” per gli amici e per i numerosi ammiratori) dopo che entrambi i motori dell'aereo che pilotava avevano avuto un calo di potenza dovuto all’ingestione di alcuni volatili, aveva fatto planare, con molta bravura e anche un po' di fortuna, il suo Airbus 320 nel fiume Hudson di New York, portando in salvo passeggeri ed equipaggio. Dopo questo epico accadimento, il comandante Sully venne celebrato in tutto il mondo come un vero e proprio eroe dei nostri tempi.

Un altro grande merito che possiamo attribuirgli è quello, approfittando di questo momento di grande popolarità, di aver messo in evidenza i problemi e portato avanti le istanze di tutti i piloti. Sully, difatti, durante una interrogazione parlamentare al Congresso, mostrò, non a torto, tutta la sua preoccupazione verso il futuro della propria professione.

La professione di pilota di linea sta attraversando da almeno 11 anni una profonda crisi. Travolta da un autentico tsunami economico, è oggi sicuramente meno attraente rispetto al passato. L’11 settembre, i fallimenti, il prezzo del petrolio fluttuante, la perdita delle pensioni e l’avvicendamento continuo di una classe dirigente che ha utilizzato i dipendenti come veri e propri bancomat, hanno fatto sì che le condizioni lavorative e il potere contrattuale della categoria si impoverissero giorno dopo giorno.

Le condizioni di impiego, la qualità della vita e la remunerazione dei piloti sono cambiate drasticamente negli ultimi anni e, come dice anche Sully, è difficile ora come ora conoscere un pilota che consiglierebbe ai propri figli di seguire i suoi stessi passi. Perfino la selezione dei giovani piloti è cambiata sensibilmente.

Una volta l’Aeronautica Militare Italiana sfornava circa 120-150 selezionatissimi piloti ogni anno, adesso appena 40. Anche la prestigiosa Scuola Alitalia di Alghero, che è stata definitivamente chiusa qualche anno fa, serviva questo scopo. E i piloti provenienti da altre realtà erano comunque selezionati unicamente in base alle loro qualità, abilità ed esperienza.

Adesso, al contrario, i piloti devono essere in grado di provvedere al conseguimento delle licenze con i propri mezzi economici e, per essere assunti, devono comunque pagarsi una abilitazione di diverse decine di migliaia di euro. E’ ovvio che le uniche persone che possono permettersi il lusso di fare questo mestiere sono quelle che hanno gli adeguati mezzi finanziari e, quindi, le condizioni per la selezione dei piloti si riducono essenzialmente alla capacità economica del candidato o della sua famiglia.

Uno dei più bravi piloti con cui ho avuto il privilegio di volare, un mio caro amico, proveniva da una famiglia di modesti mezzi economici, ha abitato in case popolari per tutta la sua infanzia e adolescenza, ma aveva un sogno: diventare pilota. E’ riuscito ad entrare all'Istituto Tecnico Aeronautico Statale e lì ha conseguito gratuitamente le prime licenze non professionali (facilitazione che è stata soppressa). Dopo essersi diplomato con il massimo dei voti, ha partecipato al concorso per il conseguimento delle licenze commerciali indetto dalla Regione Lazio, giungendo primo in graduatoria (il concorso non esiste più ormai da molti anni). Dopo aver superato le selezioni Alitalia, si classificò primo del suo corso anche alla scuola di volo di Alghero.

Ecco, lui rappresenta l’esempio di best and brightest che, se le cose dovessero continuare in questo modo, non saremmo più in grado di vantare tra le nostre file. Oggi, questo mio amico non si potrebbe mai permettere di finanziare le proprie licenze e noi tutti perderemmo un patrimonio umano e professionale pregiato.

Un patrimonio professionale altrettanto pregiato viene perso anche quando piloti di esperienza vengono mandati via dalle compagnie aeree in fase di ristrutturazione perché “costano troppo”, privilegiando, unicamente per motivi di contenimento della spesa, quelli più giovani e inesperti.

Le qualità e le abilità dei piloti di oggi sono frutto di investimenti fatti nel passato, quando la professione era ancora in grado di attrarre come una calamita le persone più brillanti e talentuose, che adesso invece cercano fortuna e successo in altre carriere.

Se non si valorizzano i piloti e non si investe sulle future generazioni, la qualità dei piloti diventerà sempre più scarsa e l’adeguato livello di sicurezza che il pubblico viaggiante richiede potrebbe non venir soddisfatto.

Dopotutto, il pilota ben selezionato, ben addestrato e di esperienza rimane sempre la “dotazione di sicurezza” più efficace in assoluto.

(28 gennaio 2011)

RSS
RSS