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I mostri del Caspio - II

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Seconda parte - Bartini in Unione Sovietica   Nell'agosto del 1923 i capi del partito comunista autorizzarono Bartini a espatriare nell’URSS, sia per sottrarlo a eventuali rappresaglie fasciste, sia per consentirgli di contribuire al rafforzamento del nuovo stato comunista con l’incarico di progettista di aeroplani.

Bartini, come tutti i marxisti-leninisti della primissima ora, aveva infatti una visione internazionalista della società, che anteponeva i principi e i fini della lotta di classe e del totale egualitarismo sociale a ogni altro, sacrificando il valore di patria e il sentimento nazionale.

Non avendo completato gli studi in Italia, Bartini fu autorizzato ad arruolarsi nell'Armata Rossa operaia e contadina sovietica dove proseguì la sua specializzazione tecnico-scientifica lavorando presso il centro sperimentale dell'aviazione di marina a Sebastopoli, e iniziando anche a ideare i suoi primi aeroplani.

Già negli anni '20 era stato uno dei primi progettisti capaci di superare i metodi intuitivi di carattere empirico-sperimentale, fino allora utilizzati nelle costruzioni aeronautiche, introducendo nuove metodologie matematiche di rappresentazione e calcolo aerodinamico e strutturale. I suoi primi progetti di massima furono esaminati dall'Istituto Centrale di Aero-Idrodinamica a partire dal 1929: riguardavano tre idrovolanti ed un nuovo tipo di aereo da combattimento, e furono giudicati particolarmente promettenti, tanto che gli esperti del prestigioso istituto dettero parere favorevole alla prosecuzione dell'attività del giovane ingegnere.

Il Consiglio Superiore dell'Economia e quello militare rivoluzionario approvarono allora la nomina di Bartini a “costruttore capo” responsabile e direttore di un proprio OKB (Opytnoe Konstruktorskoe Byuro, ufficio di progettazioni sperimentali), la tipica organizzazione produttiva del sistema sovietico che prevedeva per la produzione impianti separati dalla progettazione.

Incappato, grazie anche alle sue profonde convinzioni politiche, nelle purghe staliniane della fine degli anni ’30 fu imprigionato per essere poi reintegrato, in semi-libertà, solo allo scoppio delle Seconda Guerra Mondiale, viste le impellenti necessità di produzione aeronautica.

Durante il secondo conflitto mondiale, Bartini proseguì la sua attività di progettista alla testa dell'OKB-4 progettando e costruendo una infinità di modelli, e fu anche incaricato di studiare e progettare velivoli a reazione.

Il padre dei “mostri del Caspio” concepì nel 1942 un velivolo bireattore “tuttala” siglato R che non fu mai realizzato. Da questo progetto derivò l'intercettore a decollo verticale R-114, molto simile al Me 163 Komet tedesco. Il propulsore avrebbe dovuto essere costituito da due statoreattori accoppiati a motori a razzo che gli avrebbero teoricamente consentito di raggiungere velocità bisoniche. Purtroppo non fu possibile sviluppare questo tipo di motori.

Nel 1955, sotto Chruščëv, sarà completamente riabilitato e nel 1967 gli sarà concessa la massima onorificenza sovietica (l’ordine di Lenin) e l’ordine della Rivoluzione d’Ottobre. Generosamente Bartini mise a disposizione di Antonov, Tupolev e di Il’jušin i disegni esecutivi di moltissimi suoi geniali progetti non realizzati, ribadendo il suo ruolo di fertile generatore di idee che sarebbero state utilizzate a piene mani per decenni dall'intera industria aeronautica sovietica, come confermato dallo stesso costruttore Sergej Vladimirovič Il’jušin.

Solo un progetto porterà il suo nome (il Bartini-Beriev VVA-14), perché Bartini aborriva i personalismi degli altri progettisti sovietici e pensava che bisognasse mettere a disposizione la propria opera per la società e non per se stessi. Sergej Pavlovič Korolëv, padre della cosmonautica sovietica, ebbe a dire: “Noi siamo debitori verso Bartini, immensamente! Senza Bartini non ci sarebbe stato lo Sputnik”.

Tra il ’55 e il ‘57 Bartini studiò macchine volanti di grandi dimensioni, come un gigantesco anfibio capace di lanciare velivoli parassiti o missili balistici intercontinentali. Stavano nascendo i “mostri del Caspio”, l’immaginifico nomignolo ideato dalla CIA statunitense per indicare i prototipi che Bartini, insieme all'ingegnere navale sovietico, Alexeev Rostislav Evgenievich, chiamerà ekranoplani. (continua)

(12 aprile 2011)

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