Case study: il volo Helios 522

Scritto da Antonio Chialastri

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Il caso del volo Helios 522 bene esemplifica i rischi legati agli effetti dell'ipossia. Benché la storia di questo volo (segnatamente per ciò che concerne le fasi intermedie e finali) non sia stata interamente chiarita, sono tuttavia abbastanza condivise le conclusioni sulle cause primarie di incidente.


Il volo in partenza nella mattina del 14 agosto 2005 da Larnaka per Atene, era effettuato con un Boeing 737 con equipaggio di due piloti: comandante tedesco, anziano, e copilota cipriota. Dopo il decollo la situazione era normale, ma durante la salita si è accesa la luce di malfunzionamento del sistema di raffreddamento degli strumenti. Un’avaria che può portare dei problemi, ma tutto sommato gestibile e che non necessita di interventi immediati.

Il comandante ha provato a chiamare l’ente di manutenzione via radio per segnalare il problema e cercare qualche ausilio nell’affrontarla, ma attraversando la quota di 10.000 piedi è entrato in funzione l’avviso acustico della pressurizzazione, segnalando che anche la quota cabina era di 10.000 piedi.

In questo frangente il comandante, si era alzato per verificare se ci fosse qualche breaker non inserito, relativamente alla risoluzione della avaria agli strumenti, mentre l’aereo, condotto dal copilota continuava a salire verso la quota autorizzata di 28.000 piedi. In questo momento, si genera un po' di confusione, poiché i due piloti devono fronteggiare due avarie: quella del condizionamento e quella della pressurizzazione.

In realtà, il sistema di pressurizzazione non è in avaria, ma è semplicemente stato lasciato in funzione manuale, il che implicherebbe una gestione diretta da parte del pilota durante la salita. Quindi, non si può parlare di avaria, quanto piuttosto di errato utilizzo dell’impianto. Tuttavia, queste cose possono considerarsi nella normalità, durante l’attività di linea ed è per questo che hanno inventato le check list; in modo che se qualcosa non viene predisposta correttamente in una fase iniziale, può essere successivamente scoperta e corretta attraverso un opera di controllo.

Ad ogni modo, nonostante l’avviso di quota cabina eccessiva, l’aereo ha continuato a salire, senza che i due piloti indossassero la maschera, perché probabilmente non percepivano la mancanza di ossigeno. Man mano che la pressione di cabina diminuiva (aria più rarefatta, meno ossigeno), i piloti hanno cominciato probabilmente a percepire dei disturbi fisici, ma nessuno dei due ha preso le contromisure, fin tanto che sono svenuti entrambi.

L’aereo ha raggiunto la quota di crociera con entrambi i piloti privi di conoscenza. Nel frattempo, l’ente di controllo del traffico aereo, avendo perso il contatto con l’aereo che ha proseguito la sua navigazione verso la propria destinazione, ha allertato i reparti militari per intercettare l’aereo di linea e sincerarsi che la situazione fosse sotto controllo. I piloti degli aerei intercettori riportano di aver notato la cabina di pilotaggio con due piloti riversi sulle cloche e qualcuno che armeggiava
all’interno del cockpit.

Non dobbiamo dimenticare lo scenario storico a seguito degli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001, che avevano visto dei terroristi impadronirsi di aerei di linea per utilizzarli come bombe su obbiettivi civili. Quindi, la difesa aerea greca era estremamente allertata e ha imposto ai due caccia intercettori di scortare l’aereo da vicino. Una volta arrivato sulla verticale di Atene, l’aereo, avendo terminato la navigazione, è entrato nel circuito di attesa.

Cosa era accaduto nel frattempo all’interno dell’aereo? Gli assistenti di volo, notando la fuoruscita delle maschere ad ossigeno nella cabina passeggeri, hanno cercato di contattare il cockpit per sapere se tutto fosse a posto. Nel frattempo l’aereo ha contnuato a salire, segno che la situazione non era sotto controllo. Dopo quindici minuti la scorta di ossigeno per i passeggeri si è esaurita e tutti gli occupanti della cabina si sono trovati nella stessa situazione dei piloti: senza ossigeno.

Soltanto un steward, che aveva i brevetti da pilota, ha capito la situazione ed ha indossato la maschera ad ossigeno portatile, cercando di entrare in cockpit. Anche questa operazione, purtroppo, ha richiesto del tempo, poiché gli assistenti di volo non conoscevano il codice per aprire la porta blindata della cabina (obbligatoriamente chiusa dopo gli eventi delle Torri Gemelle) in caso di emergenza.

Così, quando lo steward è riuscito ad entrare nel cockpit era già troppo tardi, poiché il carburante era terminato e l’aereo è precipitato nelle vicinanze di Atene.

antonio.chialastri(at)manualedivolo.it

(19 ottobre 2013)