Le fatiche d'America

Scritto da Pietro Pallini

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Per la seconda volta nel giro di poco più di due anni il mondo dell'aviazione commerciale statunitense si trova a fare i conti con le conseguenze della fatica sulla sicurezza delle operazioni di volo: stavolta è toccato ai controllori di volo, allora ai piloti, e le conseguenze furono ben peggiori.

Il 9 febbraio del 2009 un biturboelica Dash-8 di Colgan Air, una compagnia minore che operava il volo per conto di Continental Airways, precipitò su un sobborgo di Buffalo circa 5 miglia prima della pista. I morti furono 50: oltre ai 49 occupanti dell'aereo, ci fu anche una vittima tra gli abitanti delle case che andarono distrutte nell'incendio sviluppatosi a seguito dell'impatto. Sull'aeroporto, al momento dell'incidente, le condizioni meteorologiche erano fortemente perturbate, con numerosi riporti, da parte di altri piloti, di considerevoli formazioni di ghiaccio sulle strutture degli aerei.

E fu proprio la formazione di ghiaccio a causare la perdita di controllo, ma la susseguente indagine del National Transport Safety Board giunse alla conclusione che le incoerenti manovre di recupero dalla situazione di emergenza erano dovute alla stanchezza, che impedì ai piloti di reagire nel modo che ci si sarebbe potuti aspettare da due professionisti correttamente addestrati.

E' sull'onda di queste conclusioni che le autorità aeronautiche americane hanno dato inizio a un processo di revisione della regolamentazione di impiego degli equipaggi. Le nuove regole, benché osteggiate dalla lobby delle compagnie aeree, porteranno a una diminuzione dei tempi di volo e di servizio dei piloti.

Fino ad oggi, le cosiddette Flight Time Limitations (FTL), sono state negli Stati Uniti più gravose che in Europa: oggi la situazione si sta capovolgendo, e mentre oltre oceano ci si sta muovendo nel senso di una diminuzione dei carichi di lavoro, nel vecchio continente si sta facendo esattamente il contrario, e l'Unione Europea, come MdV ha già diverse volte denunciato, pare proprio essere più sensibile alle necessità economiche delle compagnie che alla sicurezza del volo.

Ma mentre i piloti americani possono aspettarsi condizioni di lavoro meno dure e più sicure (per loro e per i loro passeggeri), l'attenzione si sposta ora sui controllori di volo: nel giro di quattro settimane ci sono stati altrettanti casi di aeroporti rimasti privi di controllo perché l'operatore era caduto addormentato.

Il 25 marzo è toccato al controllore di torre dell'aeroporto di Washington, DC: due aerei di linea sono riusciti ugualmente ad atterrare facendo a meno delle sue indicazioni, e il “bell'addormentato” è stato sospeso dal servizio. Quattro giorni dopo, due suoi colleghi texani, a Prescott, si sono “dimenticati” di trasferire un aereo appena decollato al controllo radar di competenza, causando un conflitto di traffico con un altro volo... sospesi anche loro.

In nessuno dei due casi (verificatisi intorno alla mezzanotte) ci sono state gravi conseguenze, ma il campanello d'allarme ormai era scattato e così la Federal Aviation Authority ha ordinato l'immediato rinforzo dei turni di notte in 27 aeroporti statunitensi. Ma l'11 aprile, al Boeing Field di Seattle, un altro controllore (stavolta verso l'alba) è caduto addormentato, e due giorni dopo è stata la volta di un suo collega che a Reno (la famosa città dei matrimoni-lampo) ha lasciato per 16 minuti privo di assistenza un aereo ambulanza con a bordo un malato grave in procinto di atterrare.

Anche questi due incidenti non hanno causato vittime, ma considerando che la misura fosse ormai colma e che non ci si potesse limitare ad affrontare la situazione a colpi di sospensioni dal servizio, Hank Krakowski, responsabile nazionale FAA per l'organizzazione del controllo del traffico aereo ha rassegnato le sue dimissioni (sì, ci sono ancora dei posti al mondo dove c'è gente che si dimette).

Tutto lascia quindi pensare che grossi cambiamenti siano all'orizzonte e che anche per i controllori del traffico aereo, così come si sta facendo per i piloti, si prospetti una revisione delle regole di impiego nel senso di una diminuzione dei carichi di lavoro.

Da questa parte dell'oceano, invece, siamo ridotti a sperare che la lezione che giunge dall'America non resti inascoltata. Anche da noi non mancano i segnali di allarme, come l'indagine sulla fatica operativa condotta in Inghilterra, della quale ci occuperemo a breve, che la BALPA, l'associazione professionale che riunisce i piloti di linea inglesi, ha reso pubblica recentemente.

Basterà tutto questo a indurre la vecchia Europa a un atteggiamento meno conciliante nei confronti degli interessi commerciali e più attento ai principi della sicurezza del volo?

(16 aprile 2011)